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Vittorio Bertello
Leggi i suoi articoliLe autorità culturali ucraine stanno accelerando le operazioni per rimuovere e proteggere le statue di pietra conosciute come «Baba» o «figure dei Polovtsy» (XII-XIII secolo), mentre le forze russe avanzano sempre più verso l’interno del Paese.
L’intervento urgente, concentrato nelle regioni di Dnipropetrovsk, Donetsk e Zaporizhzhia, prevede la collaborazione tra il Museo storico nazionale di Dnipro e le unità dell’esercito ucraino. L’obiettivo è quello di impedire il saccheggio o la distruzione di questi reperti, considerati un antico retaggio delle civiltà originarie dell’Ucraina.
«Queste operazioni vengono svolte sotto la costante minaccia dei droni e dell’artiglieria russi», ha dichiarato ai media lo storico Yurii Fanyhin, collaboratore del Museo storico nazionale di Dnipro.
Fanyhin ha ricordato come si è deciso di iniziare la missione: «È stato un soldato del dipartimento di Difesa Territoriale. Ha visto la statua nel giardino di un villaggio e me ne ha parlato. Per caso, ho parlato con un amico polacco che ne aveva viste altre nelle vicinanze. Tra febbraio e marzo siamo riusciti a salvarne tre».
I cosiddetti «Baba», che si ritiene raffigurino guerrieri o donne nobili, furono creati dalle tribù cumane, popoli nomadi di origine turca che vissero nella regione delle steppe fino al XIII secolo.
«Erano nomadi di origine turca chiamati Cumani o Polovtsiani», ha spiegato Fanyhin. Per i funzionari culturali ucraini, salvare i «Baba» è sia uno sforzo di conservazione, sia un atto di sfida.
«Per Mosca, quei territori appartengono a loro: sono slavi, secondo la loro versione», afferma Oleksandr Starik, direttore del Museo Dnipro. «I popoli nomadi come i Polovtsiani sono estranei alla loro mitologia».
Precedentemente era giunta un’informazione secondo la quale l’invasione russa su larga scala aveva danneggiato oltre 1.255 siti del patrimonio culturale in Ucraina, compresi monumenti nazionali, siti di importanza locale e alcuni documentati di recente.
Alcuni «baba» tipici delle regioni di Dnipropetrovsk, Donetsk e Zaporizhzhia
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