Image

Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Michelangelo Pistoletto, «ConTatto», 2017

Courtesy of Galleria Continua

Image

Michelangelo Pistoletto, «ConTatto», 2017

Courtesy of Galleria Continua

La continuità spirituale di Pistoletto alla Reggia di Monza

Vari ambienti, dall’Avancorte ai Giardini Reali, ospitano il progetto «UR-RA-Unity of Religions-Responsibility of Art», fondato sul dialogo interreligioso e interculturale

Ada Masoero

Giornalista e critico d’arte Leggi i suoi articoli

Sono trascorsi 25 anni da quando Michelangelo Pistoletto (Biella, 1933) inaugurò a Marsiglia il «Lieu de recueillement et prière» da lui creato per l’Istituto Oncologico Paoli-Calmettes, un luogo spirituale ma aconfessionale o, per meglio dire, aperto a ogni forma di religiosità (o di non religiosità). Da allora il maestro non ha smesso di interrogarsi sui grandi temi che connotano la dimensione umana, dall’invito al dialogo alla ricerca della pace, alla difesa dell’ambiente, riuniti nel progetto «UR-RA-Unity of Religions-Responsibility of Art» (catalogo Allemandi), accolto nella Reggia di Monza e fondato proprio sul dialogo interreligioso e interculturale: qualcosa di cui oggi più che mai si sente la necessità. Per un anno, dal primo novembre al 31 ottobre 2026, il progetto «UR-RA», cui Pistoletto ha chiamato a collaborare Francesco Monico, autore e accademico dal ricco curriculum, si dispiegherà dall’Avancorte, con le Bandiere delle religioni («non vessilli di parte, ma segni d’accoglienza e di orizzonte condiviso», spiega il curatore) alle sale della Villa Reale, in un’antologica che ritesse il percorso di Pistoletto dai primi, poco noti dipinti su tela ai lavori famosi della stagione dell’Arte Povera, giù lungo i decenni fino agli ultimi progetti di segno più dichiaratamente spirituale, come «Il Terzo Paradiso», che trova posto nei Giardini Reali in una versione inedita: 100 panchine in materiale riciclato e riciclabile, intrecciate nei tre anelli di quel simbolo, che pone agli estremi la natura e l’artificio e al centro la loro sintesi, «grembo generativo di una nuova umanità». A Francesco Monico chiediamo di illustrarci gli aspetti salienti del progetto.

Professor Monico, come e quando si è sviluppata, nel tempo, questa dimensione spirituale nell’opera di Pistoletto? 
Non si tratta di un tema aggiunto ma di una traiettoria immanente all’opera di Pistoletto. Già nei lavori giovanili (penso a «Il Sacerdote», 1957) affiora l’interesse per il sacro e in un suo manoscritto di quell’anno (in catalogo) già si prefigura la direzione spirituale del suo lavoro. Nella mia lettura curatoriale la svolta non è «confessionale» ma relazionale. Con i «Quadri specchianti» lo spirituale si manifesta come cultura globale: l’opera fa posto all’altro, costruisce una comunità. Con gli «Oggetti in meno» la sottrazione apre spazio disponibile; nel «Metrocubo d’Infinito» quello spazio diventa cella e orizzonte, luogo di concentrazione più che rappresentazione del trascendente. Questa traiettoria si è tradotta anche in un’operazione concreta, avviata radunando rappresentanti delle cinque principali spiritualità (Induismo, Ebraismo, Cristianesimo, Islam e laici) in ordine cronologico storico. Ci siamo incontrati più volte con la Swamini Shuddhananda Ghiri, il rabbino Joseph Levi, padre Antonio Spadaro S.J. e l’imam della Grande Moschea di Roma Nader Akkad; da questo lavoro è nata nel febbraio 2025 la «Carta interreligiosa per la Pace preventiva attraverso l’arte» (che entra nell’opera «La Pietra dell’Infinito», posta nell’atrio della villa, rielaborazione del «Metrocubo d’Infinito»): un risultato tangibile di un progetto che vuole essere innanzitutto artistico ma anche politico. Non solo, ma tutti loro sono stati coinvolti anche nella visione della curatela della mostra, con riflessioni continue con Michelangelo Pistoletto. «UR-RA» è una mostra di tutti: non potrei immaginarne la profondità senza il loro contributo.

Arte e spiritualità, dunque, strettamente intrecciate.
Deve essere chiaro che a un certo punto la ricerca esce dall’opera per entrare nel mondo, perché Pistoletto istituisce la responsabilità come pratica. Da lì nascono il «Terzo Paradiso» e la «Formula della Creazione»: segni trinamici che mettono in relazione differenze perché generino un terzo spazio condiviso. È lo stesso principio che Pistoletto oggi chiama «Pace preventiva» (e per cui è stato candidato al Nobel per la Pace 2025). «UR-RA» porta questa linea sul piano interreligioso, in uno spazio comune in cui l’arte agisce da linguaggio universale: non per livellare le fedi ma per rispondere a un’esigenza globale e farla risuonare in uno spazio comune. Insieme all’artista, come curatore, ho costruito un percorso che fa emergere questa continuità spirituale: dallo specchio alla sottrazione, dal metodo trinamico alle pratiche civiche. 

Il «Terzo Paradiso per Monza» è realizzato con panchine di materiale riciclato e riciclabile: è una dichiarazione d’intenti, in cui si manifesta il principio che il rispetto per l’ambiente è una delle facce della spiritualità del nostro tempo?
Sì, è una dichiarazione d’intenti. Il «Terzo Paradiso per Monza» è un gesto etico che fa coincidere spiritualità e responsabilità. Pistoletto specula su come lo specchio diviso si moltiplica: l’unità che si apre all’altro genera relazioni. In questa logica la panchina, elemento urbano, condivisibile, diventa specchio sociale perché ti fa sedere accanto all’altro, trasforma lo spazio in relazione visibile. Questo principio si intreccia con l’ecologia. Oggi tutto ciò che produciamo incide sulla casa comune; l’antropizzazione ha superato per peso la natura. Per questo dico che, nel nostro tempo, la spiritualità coincide con la forma più alta di responsabilità globale: il rispetto dell’ambiente è una necessità, come dichiarato da papa Francesco nell’Enciclica «Laudato si’». Quelle panchine lo rendono praticabile: invitano a sostare, convivere, riconoscersi; a fare della pace preventiva un’esperienza concreta per una casa comune. 

Ada Masoero, 27 ottobre 2025 | © Riproduzione riservata

La continuità spirituale di Pistoletto alla Reggia di Monza | Ada Masoero

La continuità spirituale di Pistoletto alla Reggia di Monza | Ada Masoero