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«Lice Tapisse» (1972) di Jean Dubuffet. Stima: 1-1,5 milioni di euro

© Christie’s

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«Lice Tapisse» (1972) di Jean Dubuffet. Stima: 1-1,5 milioni di euro

© Christie’s

La Renault venderà parte della sua collezione d’arte da Christie’s

Il 6 giugno a Parigi la casa automobilistica disperderà una trentina di importanti opere di artisti francesi e stranieri, da Dubuffet a Rauschenberg

Alexandre Crochet

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Una piccola parte di una grande storia sarà dispersa il prossimo giugno da Christie’s a Parigi: la Collezione d’Arte Renault. Alla fine degli anni Sessanta, la «cabina di regia» della casa automobilistica iniziò ad acquistare opere di artisti contemporanei, commissionandole regolarmente ed esponendole nei locali dell’azienda, avvicinando così l’arte ai lavoratori che non la conoscevano.

La vendita del 6 giugno ripercorre questa avventura pionieristica, con 33 importanti opere (stimate prudenzialmente a 4,5-6,3 milioni di euro), cui si affianca una vendita online di trenta lavori su carta di Henri Michaux, ciascuno valutato alcune migliaia di euro e senza prezzo di riserva («Collezione Renault, un passo avanti»; vendita online dal 30 maggio al 7 giugno, www.christies.com).

Abbracciando l’ottimismo e la prosperità economica della Francia durante i «Trenta Gloriosi» (il periodo di una trentina d’anni seguito alla fine della seconda guerra mondiale, durante il quale il Paese conobbe una crescita eccezionale, Ndr), in uno spirito molto «pompidoliano», il progetto della collezione si deve a Claude-Louis Renard, alto dirigente della Renault, sostenuto dall’amministratore delegato dell'epoca, Pierre Dreyfus. «Amico intimo di André Malraux, Claude-Louis Renard aveva vissuto negli Stati Uniti e capito che cosa fosse la filantropia aziendale, con l’idea fissa di portare l’arte in azienda», spiega Paul Nyzam, responsabile della vendita da Christie’s.

«Volume Virtuel» (1974) di Julio Le Parc. © Christie’s

Le installazioni di Jesús Rafael Soto adornavano la mensa aziendale, i quadri di Jean Dewasne erano appesi nelle sale computer e un lavoro di Julio Le Parc era presentato nel tecnocentro di Saint-Quentin-en-Yvelines... In totale più di 500 opere, raccolte soprattutto nell’arco di un ventennio, tra il 1967 e il 1986, prima che la congiuntura economica frenasse gli acquisti. Con il cambio di gestione dell’azienda la collezione è poi diventata «dormiente». Negli anni Duemila, l’allora curatrice Ann Hindry ne ha redatto un inventario e l’ha portata in tournée, in particolare in Giappone e in Sud America, in occasione di mostre legate al marchio.

Come riassume Hindry in un libro pubblicato da Flammarion nel 2009, «nell’areopago delle collezioni aziendali che si stanno costruendo ed esponendo oggi, la collezione Renault è come un’antenata e, come ogni immagine tutelare, è sia un riferimento indiscutibile che un modello, ma sembra anche congelata in un grande momento». Il desiderio di internazionalizzazione era evidente. Dei 28 artisti della collezione, la metà era di origine straniera. La vendita di giugno comprende opere di Jean Dubuffet, Victor Vasarely, Niki de Saint Phalle e Jean Fautrier, oltre a Robert Rauschenberg, Sam Francis, Jesús-Rafael Soto e Julio Le Parc. «Abbiamo selezionato le opere in modo da non smembrare i gruppi esistenti. Ad esempio, la collezione comprende 53 opere di Vasarely, di cui ne vendiamo solo tre», spiega Paul Nyzam. L'azienda conserva anche una serie di opere legate alla storia dell’automobile, da César a Erró.

Jean Dubuffet domina la vendita con diversi pezzi del ciclo dell’Hourloupe: «Lice tapisse» (stima: 1-1,5 milioni di euro); «Le Moment critique (site avec deux personnages)» (600-800mila euro); e «Fiston la Filoche» (400-600mila euro). Un episodio emblematico nella storia della «Régie» Renault è stata la causa intentata contro l'azienda da Dubuffet all’inizio degli anni Ottanta per «Salon d’été», una commissione per l’artista poi abbandonata dal committente. Causa che Dubuffet vinse.

Creatore della famosa losanga Renault, utilizzata fino al 1992, Victor Vasarely è rappresentato nella vendita di giugno da tre dipinti: «Tonk» (stima: 100-150mila euro); «Re-Na» (60-80mila euro) e «CTA102» (50-70mila euro). Anche l’arte cinetica occupa un posto di rilievo nella vendita, con «Grand Amarillo» di Jesús-Rafael Soto (180-250mila euro) e «Volume virtuel» di Julio Le Parc (50-70mila euro). Infine, Sam Francis («Untitled», stima 200-300mila euro) e Robert Rauschenberg («Untitled», 180-250mila euro) rappresentano l’arte americana del periodo, uno dei detonatori della collezione.

La maggior parte delle opere sono state commissionate o acquistate presso gli artisti, una freschezza che gli offerenti dovrebbero apprezzare molto. L’obiettivo della Renault oggi è quello di ospitare la collezione all’interno di un nuovo fondo di dotazione per l’arte, la cultura e il patrimonio e di concentrarsi sull’acquisto di opere di Street art, forse più in sintonia con la «strada», dove le auto Renault vengono guidate. Altri tempi, altre ambizioni.

 

Alexandre Crochet, 02 maggio 2024 | © Riproduzione riservata

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