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Will Hainsworth, a sinistra, e Lucas Giles di fronte all’opera «Untitled (8)» (2023) di Gusty Ferro. Foto Harry Mitchell

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Will Hainsworth, a sinistra, e Lucas Giles di fronte all’opera «Untitled (8)» (2023) di Gusty Ferro. Foto Harry Mitchell

La Palmer Gallery contro l’ossessione per la pittura

I galleristi del nuovo spazio londinese sperano di essere i «successori spirituali» della vicina Lisson Gallery ed espongono opere che potrebbero faticare a ottenere un posizionamento nel mercato

Alexander Morrison

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La versatilità è una delle principali preoccupazioni di molti galleristi londinesi, alle prese con l’attuale clima economico. Questo è particolarmente vero per una nuova galleria, che aprirà nel prestigioso Lisson Grove con un programma incentrato sull’arte interdisciplinare e sulle collaborazioni. La Palmer Gallery, che sarà inaugurata a marzo, è stata creata dall’accademico e scrittore Lucas Giles e dal consulente d’arte Will Hainsworth. La loro missione è quella di riunire le opere di artisti che si esprimono con una vasta gamma di discipline: pittura, video, scultura, suono e altro ancora. Collaboreranno anche con autori che lavorano principalmente con una sola disciplina. In questo caso, però, li inviteranno a suggerire qualcuno con cui esporre, per creare un dialogo e garantire che ogni mostra contenga almeno tre o quattro media. Hainsworth spiega che il progetto è in parte una reazione contro un mercato che si è concentrato troppo sulla pittura.

«Entrambi pensiamo che la scena artistica londinese al momento sia molto vivace, ma è piuttosto concentrata sui giovani pittori e sembra essere molto transitoria», dice. «Se si parla con gli artisti, molti di loro, anche se la loro pratica potrebbe essere fondata su qualcosa di più mainstream, come la pittura o la scultura, vogliono sperimentare in direzioni diverse». Giles aggiunge che le idee di flessibilità e libertà, così comunemente associate a una pratica interdisciplinare, sono fondamentali per il tipo di relazioni che vogliono costruire con i loro artisti. «Ci piace l’idea di affidare il nostro spazio a un artista e riteniamo che un approccio interdisciplinare dia loro maggiore libertà di trasformarlo in qualcosa che sia in linea con la loro visione», afferma.

La coppia ha certamente una sede adatta a pensare «in modo audace». La galleria è infatti ospitata in un’ex fabbrica di proprietà della Palmer Tire Company, che durante la Seconda guerra mondiale produceva parti per aerei da combattimento, come lo Spitfire e il Lancaster Bomber. Utilizzata in seguito come ufficio dai genitori di Giles, è uno spazio straordinariamente vario e insolito: ci sono soffitti alti, nicchie simili ad armadi costruite nelle pareti e una piccola galleria laterale nascosta per installazioni «immersive». Molti di questi angoli saranno utilizzati per la prima mostra, una collettiva intitolata «Field of Difference» (inaugurazione 8 marzo).

Questa mostra, che darà il tono al programma della Palmer, presenterà praticamente tutte opere nuove, tra cui un dipinto scultoreo di Albano Hernández, con fette di ceramica colorata tagliate a macchina; un film in CGI di Divine Southgate-Smith, che rappresenta quello che la galleria descrive come «un surreale deserto digitale»; e una scultura a parete di Bea Bonafini, in cui strisce di moquette sono accentuate da colori pastello. Nella galleria laterale, invece, sarà esposta una scultura di Gusty Ferro fatta di paglia, fascette, monete e cemento, accompagnata da un’installazione sonora e da un’illuminazione stroboscopica.

La programmazione futura, già in atto, promette un’ulteriore varietà, con la seconda mostra che probabilmente attirerà particolare attenzione: verrà presentato il lavoro di Boris Eldagsen, il fotografo che ha vinto un Sony Photography Award lo scorso anno, per poi rifiutarlo dopo aver rivelato che l’immagine era stata creata utilizzando l’intelligenza artificiale. Ci saranno anche mostre personali di artisti come Max Boyla, neolaureato della Royal Academy Schools la cui pratica spazia tra discipline come la pittura, la ceramica e l’installazione luminosa.

In futuro sono previsti eventi che spazieranno nel mondo della moda, della musica e del cibo. La decisione di aprire la Palmer Gallery arriva in un momento interessante e impegnativo per i galleristi londinesi, molti dei quali stanno adottando un approccio «o la va o la spacca» di fronte alle pressioni finanziarie, espandendosi in nuove sedi e in spazi più ampi. È chiaro che il team della Palmer farà le cose a modo suo e con il suo ritmo: non rappresenterà artisti, per esempio, finché non avrà le basi per sostenerli più pienamente.

Inoltre, i due fondatori sperano che i loro diversi background professionali, Hainsworth ha lavorato, tra gli altri, presso Victoria Miro e Unit London mentre Giles ha trascorso gli ultimi anni a conseguire un dottorato di ricerca incentrato sulla ricostruzione digitale di pezzi perduti dell’architettura medievale italiana, possano apportare qualcosa di nuovo sul tavolo di lavoro. Tuttavia, riconoscono di essere parte integrante di un ecosistema e la loro apertura vicino alla Lisson Gallery ha un innegabile sgnificato. Il loro vicino di casa è stato uno dei primi sostenitori dell’arte concettuale (l’attuale rosa della galleria comprende Ai Weiwei, Marina Abramović e Anish Kapoor).

Hainsworth vede la Palmer Gallery come un potenziale «successore spirituale» della Lisson nella sua missione di promuovere le carriere di giovani e audaci artisti, e le due gallerie sono già in dialogo per allinearsi su eventi e inaugurazioni future. L’obiettivo finale, a quanto pare, è quello di essere aperti in ogni modo possibile. «Vorrei che la gente pensasse che questo è un ambiente eccitante, accogliente, caldo, comunicativo e collaborativo», dice Giles. «Questi sono i pilastri fondamentali che stiamo cercando di creare».
 

Alexander Morrison, 01 febbraio 2024 | © Riproduzione riservata

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