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Guglielmo Gigliotti
Leggi i suoi articoliÈ stata una dei simboli del terremoto che ha devastato Amatrice il 24 agosto 2016, ma ora, grazie all’ArtBonus, risorgerà dalle sue macerie. È la chiesa gotico-romanica di San Francesco, sorta nel XIII secolo, a navata unica, con affreschi quattrocenteschi e altari seicenteschi. Una gabbia di tubi innocenti avvolge al momento lo scheletro del tempio, evitando che franino anche quanto resta delle mura, dopo il crollo dell’antica copertura. Ma anche parte delle mura residue avranno, purtroppo, come destino la demolizione.
Il finanziamento della ricostruzione della chiesa avverrà mediante il sistema di erogazione liberale di fondi ad opera di privati (in questo caso Intesa Sanpaolo), in cambio di un credito di imposta al 65%. Tale progetto ArtBonus è stato presentato giovedì 30 gennaio presso il Ministero della Cultura, nella sede del Collegio romano, da Guido Castelli, commissario straordinario del Governo per il sisma del 2016, da Stefano Barrese, responsabile della Divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo, dal sindaco di Amatrice, Giorgio Cortellesi, e da Fabio Tagliaferri, presidente di Ales spa, ovvero l’istituto che da dieci anni gestisce l’ArtBonus.
Alessandro Giuli, atteso presso la Sala Spadolini per la conferenza stampa, era assente per morivi di salute. Latore di un suo messaggio è stato Piero Tatafiore, nuovo Capo ufficio stampa e comunicazione del Ministero della Cultura. Nelle parole del ministro, «l’Italia appenninica, che qualcuno ha definito l’“Italia profonda”, è quella straordinaria terra di confine da sempre abituata a convivere con eventi tellurici e calamità naturali. Con la caparbietà e la generosità tipica delle sue genti, l’Italia appenninica, di cui Amatrice è simbolo e modello, ha saputo reagire, e con l’aiuto delle istituzioni si è sempre rialzata, nella convinzione che il futuro è possibile solo facendo tesoro del passato, che l’identità di una comunità vive nella trasmissione della sua memoria storica e del suo patrimonio culturale, un patrimonio da custodire e, se la storia lo impone, da ricostruire».
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