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Stefano Luppi
Leggi i suoi articoliBologna. Torna a fare discutere la vicenda del prestito dell’«Estasi di santa Cecilia» di Raffaello Sanzio, dipinto conservato alla Pinacoteca Nazionale di Bologna e oggi esposto alla mostra di Venaria Reale «Raffaello. Il sole delle arti» (fino al 24 gennaio 2016).
Dallo scorso febbraio, fino ad agosto, infatti, era stata l’opera clou di «Felsina Pittrice», la mostra a cura di Vittorio Sgarbi allestita a Palazzo Fava-Palazzo delle Esposizioni. Il prestito per la rassegna sgarbiana aveva suscitato le ire di Italia Nostra Bologna e di un centinaio di storici dell’arte che, prima ancora di vederlo, avevano tacciato di poca scientificità l’appuntamento organizzato da Genus Bononiae
Ora, appunto, il prestito dell'opera alla mostra nella Reggia di Venaria: in questo modo l’opera resterà fuori dalla sua sede bolognese per circa un anno consecutivo, un tempo lungo, benché mitigato dai lavori di restauro alle sale della Pinacoteca bolognese.
Nei giorni scorsi Sgarbi si è domandato perché Italia Nostra, a Bologna presieduta dal docente dell’Alma Mater Daniele Benati, abbia a suo tempo polemizzato per il prestito a «Felsina Pittrice» e non abbia invece detto nulla per il prestito alla Venaria Reale. «Perché in questo caso, ha attaccato Sgarbi, i critici sono stati zitti? Sono in letargo? Perché non scrivono lettere al ministro Franceschini come nel caso della mostra a Palazzo Fava? Io sono favorevole al prestito a Torino perché ci sarà la fila, come è avvenuto alla mostra di Bologna (sono stati oltre 80mila gli ingressi alla rassegna, Ndr), mentre in Pinacoteca non va nessuno».
A seguito di queste dichiarazioni è intervenuto anche Benati: «Fino all’ultimo, ha dichiarato il docente di Storia dell’arte medievale al «Corriere» di Bologna il 26 settembre, abbiamo sperato che la pala non andasse: è questo il motivo per cui non ci siamo arrabbiati prima. Sono scandalizzato per questo prestito a Torino a meno che il direttore del Polo museale di Bologna Mario Scalini non dimostri che l’uscita procuri in qualche modo un vantaggio alla Pinacoteca».
E così, buon ultimo, interviene anche il responsabile del prestito, direttore dei musei statali non autonomi dell’Emilia-Romagna da sei mesi. «Il primo atto della dirigenza, scrive Scalini in una lunga nota, è stato l'esclusione dal prestito ordinario di una serie di opere presenti nella Galleria Nazionale di Parma, nella Pinacoteca Nazionale di Bologna e nella Pinacoteca Nazionale di Ferrara, come previsto dalla normativa esistente. Sono esclusi, ad esempio, per Bologna il polittico di Giotto (alla mostra «Giotto e l’Italia» a Palazzo Reale di Milano, Ndr), la "Santa Cecilia" di Raffaello e la "Strage degli Innocenti" di Guido Reni. Sono opere identitarie per le raccolte e il cui allontanamento, ancorché temporaneo, può comportare una perdita di attrattività per i musei che normalmente le ospitano. A fronte dell'allontanamento di uno di questi attrattori e capisaldi, verranno acquistati biglietti d'ingresso in numero confacente, il cui introito, secondo quanto assicurato dal Ministro Franceschini, ritornerà all'80% all'istituto, consentendone una miglior gestione e una più degna fruizione delle opere. Nel caso della "Santa Cecilia", la Fondazione Venaria Reale acquisterà biglietti per un ammontare di 30mila euro che presto verranno riassegnati alla Pinacoteca di Bologna per la percentuale di legge su esposta».
Il via libera al prestito, dunque, parrebbe far prevalere motivazioni economiche su quelle scientifiche.
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Raffaello Sanzio, «Estasi di santa Cecilia», Bologna, Pinacoteca Nazionale
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