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L’amore di Brassaï

Ada Masoero

Giornalista e critico d’arte Leggi i suoi articoli

Parigi, solo Parigi: di giorno e di notte, elegante e stracciona, città di innamorati e di belle-de-nuit, di monumenti grandiosi e di periferie delabré. L’intera opera di Brassaï (Gyula Halász, nato a Brasov in Transilvania nel 1899, morto a Èze in Provenza nel 1984) è una dichiarazione d’amore alla città che lo aveva abbagliato da bambino e dove sarebbe tornato, per restarci, nel 1924, una volta completati gli studi d’arte a Berlino.

A Parigi Brassaï entra subito nella cerchia culturale più avanzata, frequenta Jacques Prévert e Robert Desnos, Henry Miller e Blaise Cendrars e nel 1932 stringe amicizia con Picasso, di cui fotografa l’intera opera scultorea per la rivista «Minotaure».

Attraversa di notte la città in cerca di soggetti (allora) insoliti: prostitute, facchini delle Halles, passanti male in arnese, ma il contatto con il Surrealismo lo conduce a una nuova ricerca, suggerendogli un linguaggio fatto di realtà ordinarie decontestualizzate fino a modificarne percezione e significato.

Questo e molto di più (260 le immagini) è l’oggetto della mostra «Brassaï. Pour l’amour de Paris», a cura di Agnès de Gouvion Saint-Cyr con l’Estate Brassaï, che si è aperta in anteprima italiana in Palazzo Morando-Costume Moda Immagine (fino al 28 giugno), accompagnata da un programma di film all’Institut Français Milano.

Ada Masoero, 07 aprile 2015 | © Riproduzione riservata

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