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Mentre alla Cortesi Gallery di Lugano, dal 14 settembre al 14 ottobre, arriva da Londra la mostra «The Concrete Utopia. Ivan Picelj and New Tendencies 1961-1973» (cfr. n. 364, mag. ’16, p. 47), arricchita però di nuove opere, a Londra si apre dal 21 settembre al 30 novembre la nuova rassegna «Checkmate. Games of International Art from the Sixties to Now», curate entrambe da Ilaria Bignotti.
Nella collettiva londinese, che riunisce lavori di Joseph Kosuth, Alighiero Boetti, Heinz Mack, Enrico Castellani, Agostino Bonalumi, Alberto Biasi, Piero Dorazio, Jesús Rafael Soto, Gianfranco Pardi e Grazia Varisco, l’arte degli ultimi cinquant’anni è indagata attraverso il dialogo che si apre fra opere degli anni Sessanta-Ottanta (da «Piccola premura», 1962, di Dorazio, a «Superficie», 1987, di Castellani) e due lavori del Duemila di Giulio Paolini («Zeusi e Parrasio», 2003) e Tony Cragg («Points of View», 2007): un dialogo che documenta lo spiazzamento visivo e concettuale, e la deliberata ambiguità, praticati dai linguaggi artistici dal dopoguerra a oggi.
La seconda tappa della mostra incentrata sulla figura dell’artista croato Ivan Picelj, fondatore (nel 1961) e protagonista del gruppo Nove tendencije, si arricchisce a Lugano di nuove opere di Piero Dorazio, Heinz Mack, Otto Piene, Paolo Scheggi, Walter Leblanc, Grazia Varisco e Jesús Rafael Soto.
La prima mostra di Nove tendencije si tenne nel museo d’Arte Contemporanea di Zagabria (che ha concorso alla mostra) nello stesso 1961, includendo artisti dei gruppi Zero, Grav, N e T, tutti presenti qui con opere storiche. Figura centrale della rassegna resta però Picelj, artista cui il mercato non ha ancora riconosciuto appieno il ruolo che gli spetta.
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