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«Fontana dei due soli» (2017) di Enzo Cucchi. Ancona, porto antico, 2024

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«Fontana dei due soli» (2017) di Enzo Cucchi. Ancona, porto antico, 2024

In cattive acque la fontana di Cucchi ad Ancona

Senza acqua potabile l’opera perde il suo significato simbolico rigenerante, mentre un megaprogetto rischia di stravolgere tutta l’area del porto antico, dove essa è stata realizzata nel 2017

Francesco Maria Orsolini

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Nei primi anni ’60 Enzo Cucchi arriva ad Ancona dalla città di Brescia, dove la sua famiglia si era trasferita da Morro d’Alba, cittadina posta nell’area dei castelli di Jesi. Nel 2017, quando con il movimento della Transavanguardia era diventato uno dei protagonisti più acclamati della scena artistica mondiale, è ritornato al porto antico di Ancona per segnare con la sua opera pensata appositamente, la «Fontana dei Due soli», un luogo ricchissimo di storia. Vi è infatti compreso l’Arco di Traiano e il tratto dell’arco portuale che, fondato dall’imperatore romano nel I secolo dopo Cristo, subì nel periodo medievale e poi in quello quattro-cinquecentesco ripetute ricostruzioni, fino all’intervento decisivo di Luigi Vanvitelli, che nel 1732 iniziò il cantiere del molo e dell’arco clementino come prosecuzione di quelli traianei, aprendo a ventaglio l’arco portuale e concludendolo a sud-ovest con l’isola artificiale del Lazzaretto, un magnifico corpo pentagonale immerso nel mare.   

La «Fontana dei Due soli» è essa stessa un segno: un corpo basso e allungato che richiama le architetture da favola di Mario Sironi, una linea tracciata nella dimensione simbolica prima ancora che sullo skyline della banchina. Una linea che apre un varco e segna un orizzonte di senso come il taglio di Lucio Fontana, riferimento imprescindibile per Cucchi. Lo rivela la sua preferenza per la ceramica, un materiale che consente alla figurazione pittorica di farsi tangibile, trasformandosi in oggetto plastico e materico, in dialogo con lo spazio che lo circonda e che circonda.

La «Fontana dei Due soli» è caratterizzata dalla bicromia di un bianco inerte e di un nero in ceramica con impressi i monumenti cittadini resi con tratti leggeri. Lo specchio d’acqua della fontana si trova all’interno di un solco-canale delimitato da muri in ceramica nera, su uno dei quali zampillano tredici cannelle, lo stesso numero di una fontana storica anconetana, detta del Calamo. Sulla parete opposta si trovano punti led che di sera ricambiano l’uscita zampillante dell’acqua con quella della luce. Per tutta la lunghezza del solco-canale si sviluppano sulle parti esterne le sedute destinate al riposo di chi vuole ammirare la veduta del porto e del mare. Oltre che per far riposare i viaggiatori e i visitatori del porto, la fontana è a disposizione per dissetarli erogando da una cannella l’acqua potabile. 

Il riferimento storico di questa accoglienza rigenerante è esplicito: si tratta dei devoti pellegrini che via mare, provenienti perlopiù dalla sponda orientale dell’Adriatico, già nel Medioevo sbarcavano ad Ancona, «la porta del Levante», diretti a Loreto, oppure molto più lontano, a Roma, a Santiago di Compostela. Li ha magistralmente raffigurati Olivuccio di Ceccarello, il pittore nativo di Camerino, ma operante ad Ancona nell’ultimo quarto del Trecento, nella piccola tavola «Dar da bere agli assetati», del 1404, compresa tra le «Opere di Misericordia» di un polittico originariamente collocato nella distrutta chiesa anconetana di Santa Maria della Misericordia e ora nella Pinacoteca Vaticana.

La foggia dei cappelli indossati dai pellegrini è molto simile a quella disegnata da Danilo Donati, il costumista preferito da Pasolini, per il film «Decameron». A questi sembra essersi ispirato anche Enzo Cucchi per la forma simbolica associata a ognuna delle cannelle della fontana, che si conclude con i palmi aperti delle due mani, come a ricevere un’offerta, ovvero l’acqua e un agontano, la moneta che la zecca di Ancona coniava alla fine del Duecento.

Enzo Cucchi. Cortesia di Culturgest, Lisbona

Per comprendere invece la relazione tra il titolo dell’opera «Fontana dei Due soli» e il solco canale che ne costituisce l’anima, dobbiamo riferirci al toponimo greco dei fondatori siracusani di Ancona, l’originario άγκων/gomito, che descrive la morfologia della città antica, che nel tempo si è estesa fino a raggiungere il tratto di costa orientato ad est. Da qui si è sviluppato in epoca moderna un asse viario principale che arriva fino al porto orientato a ovest sul cui specchio d’acqua per un effetto illusorio anche il sole al tramonto si percepisce sul mare. Perciò, prima ancora di essere la via cittadina principale, questa direttrice segna simbolicamente il «passaggio percepito» del sole, dall’orizzonte di levata a quello di tramonto.

Quella del percorso solare è una simbologia arcaica e di grande rilievo antropologico, riferibile per esempio alle popolazioni italiche preromane che traducevano gli assi di levata-tramonto del sole in linee geometriche con cui tracciavano i confini dei propri insediamenti. Anche il solco-canale della «Fontana dei Due soli» è orientato pressappoco sull’asse est-ovest e diviene un simbolo cosmico della luce che attraversa la dimensione storica. Il sorso d’acqua come opera di misericordia per il pellegrino assetato si eleva così a una dimensione sovrannaturale. Del resto, è un dato già acquisito dalla critica che la poetica di Enzo Cucchi sia attraversata da un senso di trascendenza proiettato verso l’origine dell’umanità e contiguo alla sacralità religiosa.

Per la ben nota legge del «nemo propheta in patria», per molti mesi la «Fontana dei Due soli» è rimasta senza acqua e con la cannella dell’acqua potabile divelta. Di tanta desolazione si è accorta solo di recente l’Autorità di sistema portuale del Mar Adriatico Centrale, che gestisce anche il Porto di Ancona, committente e proprietaria dell’opera, che si è limitata a ripristinare l’erogazione dell’acqua, ma non di quella potabile. Una trascuratezza che potrebbe apparire marginale considerando gli impegni gestionali e progettuali dell’Ente. Tra questi il megaprogetto allo studio da alcuni anni, che prevede di far attraccare gigantesche navi da crociera a una banchina direttamente collegata al molo clementino del porto antico. Mentre l’attuale Amministrazione comunale sembra voler prendere tempo prima di farlo proprio, comitati cittadini e associazioni culturali hanno già manifestato contro il progetto sia per le implicazioni legate alla salute ambientale sia per la manifesta compromissione dei vincoli di tutela cui soggiace l’area del porto antico.

Maestro Enzo Cucchi, dopo l’imponente mostra al MaXXI, quali sono i prossimi appuntamenti espositivi che la vedranno impegnata nel 2024?
Attualmente sono in corso due grandi mostre personali: una, dal titolo «Mezzocane», è visitabile fino al 30 giugno al Museo Culturgest di Lisbona, l’altra si intitola «Per Cecco» in onore dell’eretico Cecco D’Ascoli ed è allestita fino a fine maggio al forte Malatesta di Ascoli Piceno. Per settembre è in programma una mostra alla Vito Schnabel Gallery di New York, a ottobre una personale in Cina, presso la Mangrove Gallery di Shenzhen, e poi, sempre in autunno, una mostra ad Ancona, presso il Museo Omero, dal titolo «L’Ombra vede», che dovrebbe tra il resto includere una passeggiata alla «Fontana dei due soli». 

La «Fontana dei due soli» sembra far riferimento alla spazialità minimalista, o quanto meno alla riduzione ai minimi termini del costruito in architettura. Il suo dialogo con lo spazio architettonico, dopo le collaborazioni con Ettore Sottsass, Mario Botta, Benedetta Tagliabue e altri, continuerà anche in futuro?
Come si potrebbe sviluppare l’arte senza lo spazio? È una simbiosi. Mi chiedo sempre: senza le pareti delle grotte preistoriche, sarebbero esistiti i graffiti? Lo spazio trasforma il corpo dell’opera, e viceversa. Continuamente creiamo il nostro Dio e Lui crea noi. Così lo spazio con l’arte e l’arte con lo spazio, tutto è più congiunto e annodato di quanto il nostro raziocinio riesca a immaginare.

Francesco Maria Orsolini, 03 maggio 2024 | © Riproduzione riservata

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