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In Banca matura l’interesse per l’arte

Michela Moro

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A Bergamo si entra in banca anche solo per vedere la novità e l’ingresso è per tutti. La UBI-Banca Popolare di Bergamo nel 2014 ha inaugurato l’iniziativa Art Up, che sta riscuotendo un ottimo successo: ogni mese un’opera della collezione della banca viene esposta nell’atrio della sede centrale di piazza Vittorio Veneto, accompagnata da una cartolina compatta di spiegazioni chiare.

«Siamo già al trentesimo artista, racconta soddisfatto il curatore della collezione e ideatore dell’iniziativa, Enrico De Pascale, il riscontro è sempre notevole, c’è molta curiosità per i nuovi linguaggi, le opere vengono lette e comprese dal pubblico non specializzato con molto interesse». La Banca Popolare di Bergamo ha iniziato a collezionare pochi anni dopo la sua fondazione, avvenuta nel 1869. Un tempo acquisiva le opere attraverso i concorsi in città, a Milano e in Lombardia, spesso con i famosi premi acquisto, ma nel tempo ha allargato il raggio, sempre più internazionale.

Una piccola commissione scientifica, espressione della dirigenza della banca, acquisisce le opere, non necessariamente contemporanee, con un budget annuo. Può essere Evaristo Baschenis, maestro seicentesco della natura morta, o Andrea Mastrovito, nato nel 1978 e residente a New York. «Compriamo arte antica ma abbiamo un occhio di riguardo per i giovani», prosegue il curatore. Sì, ma sono entrambi di Bergamo, «Vero, ma noi guardiamo alla qualità, ci interessano artisti internazionali con aperture locali. Siamo liberi di scegliere tipologie diverse, se esiste direi che il filo conduttore è la pittura. Bergamo ha sempre avuto una grande tradizione pittorica e noi guardiamo alla pittura contemporanea, abbiamo in collezione Imi Knoebel, ad esempio. Nel 2005 abbiamo commissionato a Yan Pei Ming un grande ritratto di papa Giovanni XXIII, adesso in comodato nel nuovo ospedale cittadino che porta il suo nome. La pittura fa parte della storia della città: tra il 1939 e il 1942 si è tenuto qui il Premio Bergamo, alternativa alla cultura di regime, che ha premiato Guttuso».

I visitatori che hanno frequentato la sede di piazza Vittorio Veneto in questi due anni hanno conosciuto da vicino Alighiero Boetti, Sislej Xhafa, Darren Almond, Michel Majerus, Thomas Grunfeld, Stefano Arienti, Peter Halley e Liam Gillick, tra gli altri. Terminata a fine marzo l’esposizione dell’opera di Alessandro Piangiamore, ad aprile è la volta di Cosimo Terlizzi, nato nel 1973 a Bitonto, ma con base in Svizzera. È la prima volta che ART UP propone un lavoro video, medium lontano dalla pittura, benché il lavoro di Terlizzi sia vicino, nelle sue modalità espressive, a mondi antichi e familiari. «La Benedizione degli Animali» del 2013, pluripremiato in vari festival internazionali, è stato girato in una cascina del bergamasco, con una mucca, un maiale, un fagiano e una fragranza che oscilla tra sacro e profano.

Nei mesi futuri si alterneranno nello spazio di ART UP Bernard Frize, Oscar Giaconia, Shirley Kaneda, Paul Morrison, Alessandra Spranzi, Rudolf Stingel, Peter Zimmermann e John Armleder. Forse una sola opera non è interamente rappresentativa del corpus di lavoro di un’artista, ma sicuramente è più che sufficiente per stimolare un interesse o una reazione anche in chi è digiuno di arte contemporanea. Il legame tra la banca e il territorio è sempre stato molto forte, l’idea di condividere il proprio patrimonio artistico, così come la tradizione di mecenatismo, ha radici lontane. La realtà artistica cittadina è una e trina: la Pinacoteca dell’Accademia Carrara, composta da lasciti di importanti collezionisti privati e istituita nel 1796, l’Accademia di Belle Arti e la Gamec, museo sostenuto dalla banca fin dall’origine. Le tre realtà costituiscono un’isola che dialoga e rende vivace la città. 

Mentre spesso le collezioni delle banche non sono accessibili al grande pubblico, BPBG contribuisce a far conoscere parte della propria anche aprendo ogni prima domenica del mese il Chiostro Rinascimentale di Santa Marta, dove un monolito di Anish Kapoor riflette l’edificio un tempo convento femminile; omaggio al luogo sono anche la scultura cardinalizia di Giacomo Manzù e le suorine di Elia Ajolfi. «Bergamo, chiosa De Pascale, è una città fortunata, offre un humus molto fertile all’arte, è una fucina di giovani talenti, i collezionisti sono molto attivi e i piani regolatori hanno saputo proteggere la città in tempi difficili».

Michela Moro, 01 aprile 2016 | © Riproduzione riservata

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