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Mariella Rossi
Leggi i suoi articoliPromosso dal Comune di Cividale del Friuli, con il contributo della Regione Autonoma del Friuli Venezia Giulia, sotto l’Alta Sorveglianza della Soprintendenza Abap del Friuli Venezia Giulia, è oggi possibile ammirare l’esito conclusivo del restauro relativo all’architettura e al prezioso palinsesto decorativo del Tempietto Longobardo, patrimonio Unesco dal 2011, prima del rientro degli stalli lignei gotici.
Il Tempietto presentava un microclima estremamente critico per le opere conservate a causa di una diffusa umidità che si propagava nelle murature e pavimentazioni per gravità e non per capillarità. «Una volta individuate le patologie sofferte dal monumento, intervenire sulla qualità ambientale è stato il nodo fondamentale del restauro e ha permesso di rendere minimi gli interventi sulle parti artistiche, seguendo un protocollo d’uso di materiali equivalenti a quelli originali», spiega il restauratore Stefano Tracanelli che ha curato ogni fase di intervento. Il restauro architettonico ha seguito rigidi protocolli di intervento puntando alla assoluta conservazione degli apparati originali e intervenendo con materiali in equivalenza con gli stessi contesti primitivi.
L’esito ha dunque portato a una generale «sanificazione» del sito rispondente a una qualità ambientale ideale per la conservazione delle opere. Ciò ha determinato anche un innalzamento della temperatura naturale di quasi 10 gradi. Il restauro, la cui complessità ha imposto la consultazione costante con diversi esperti e operatori scientifici, si è concluso con azioni filologiche di presentazione estetica finalizzate a una lettura oggettiva fra parti originali e parziali integrazioni. In occasione dei lavori, tuttavia, il Tempietto non è mai stato chiuso ai visitatori, per la volontà dell’Amministrazione Comunale di Cividale del Friuli di condividere l’impegno e l’importanza di questo recupero così delicato. E sono in corso studi per approfondire la genesi degli stucchi e del loro ambito geo-culturale, i cui risultati potranno permettere di ottenere informazioni preziose sul contesto storico-artistico e sociale.
Il Tempietto Longobardo potrà dunque apportare nuove significative conoscenze sul mondo e le relazioni che gravitavano intorno al Mediterraneo dell’VIII secolo, attorno alla cui metà può essere fatta risalire l’edificazione del monumento, quindi anche dei suoi straordinari stucchi e affreschi. Tra le opere in stucco ricordiamo come l’arcone con tralcio vitineo traforato a giorno e il nobile corteo delle sei figure femminili superstiti offrono un’immagine pressoché unica nell’Italia longobarda, declinate da modelli paleocristiani e bizantini, avvalendosi peraltro di una resa naturalistica e dall’effetto volumetrico dato dal marcato gioco a chiaroscuro della luce naturale. Austere e solenni nella loro rigida ieraticità, tali figure femminili hanno silhouette allungate simili a colonne, che contribuiscono a sottolineare lo slancio verticale dell’architettura. La funzione del Tempietto fu da subito quella di «cappella palatina» e dei dignitari della corte ducale, mentre poi rientrò tra le pertinenze del locale monastero femminile di San Giovanni.
Particolare del Tempietto Longobardo dopo il restauro. © Luca Laureati
Particolare del Tempietto Longobardo dopo il restauro. © Luca Laureati
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