Image

Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Image PREMIUM

Willy Verginer, «Growtesk», 2025, SKB Artes

Photo: Gustav Willeit

Image PREMIUM

Willy Verginer, «Growtesk», 2025, SKB Artes

Photo: Gustav Willeit

Arte, territori e futuro delle Alpi. Il modello altoatesino contro lo spopolamento

Nel Trentino Alto Adige plurilingue e complesso, l’esperienza del Südtiroler Künstlerbund mostra come la cultura possa diventare infrastruttura sociale, laboratorio creativo e rete contro l’isolamento dei territori alpini. Ce ne parla la direttrice Lisa Trockner

Mariella Rossi

Leggi i suoi articoli

Il Trentino-Alto Adige è un territorio alpino con caratteristiche piuttosto uniche: un equilibrio delicato tra più lingue e identità (italiana, tedesca, ladina), una forte autonomia amministrativa, un’eredità mitteleuropea ancora viva e una tradizione di cooperazione comunitaria che ha radici profonde. È un contesto di confine, ma che spesso ha saputo trasformare la propria complessità culturale in un modello collaborativo e relazionale, alimentato da uno spirito simile a quello olimpico che il prossimo febbraio contagerà una parte del suo vasto territorio con l’idea che culture, lingue e tradizioni diverse possano incontrarsi su un terreno comune, generando confronto, rispetto e innovazione. Tra gli esempi che anche nell’arte danno concretezza a questo spirito c’è il Südtiroler Künstlerbund, dove artisti, istituzioni, comunità e reti transfrontaliere hanno trovato un  terreno comune. 

L’associazione è struttura di convivenza e contaminazione, vicina ai modelli dell’area germanofona e a esperienze presenti in altre regioni montane europee, come le associazioni professionali del Vorarlberg, i Kunstvereine tedeschi o le cooperative creative dei Paesi nordici. Realtà che, pur nelle loro differenze, condividono il medesimo approccio: usare la specificità geografica, periferica ma densamente connessa, come leva per costruire continuità culturale, infrastrutture condivise e un ecosistema professionale stabile. Il caso altoatesino riflette dunque un modo particolare di abitare l’arte in un territorio di confine, dove la collaborazione supera le appartenenze linguistiche e diventa spazio comune di progettazione e innovazione. 

Il Südtiroler Künstlerbund nasce nel 1946 come associazione professionale degli artisti di lingua tedesca e ladina dell’Alto Adige/Südtirol, in un dopoguerra in cui la ricostruzione culturale era strettamente legata alla ridefinizione delle identità linguistiche della provincia. Il contesto territoriale, un’area alpina complessa, segnata da autonomia speciale, bilinguismo e un forte radicamento delle arti visive nella cultura mitteleuropea, ha reso il Künstlerbund una realtà del tutto particolare nel panorama italiano: non una semplice associazione di categoria, ma un organismo capace di unire rappresentanza, infrastrutture e promozione culturale secondo modelli propri del mondo germanofono. Nel corso dei decenni l’associazione si è trasformata: inizialmente focalizzata sugli artisti del tessuto locale, ha progressivamente ampliato linguaggi, collaborazioni e forme di sostegno. Oggi riunisce centinaia di artisti in più generazioni e opera come piattaforma di scambio tra produzione, istituzioni e comunità. Le sue attività comprendono programmi espositivi, residenze, workshop, collegamenti internazionali e la gestione di atelier a canone calmierato, una delle sue funzioni più rilevanti, che dà risposta concreta alla necessità di spazi di lavoro in una provincia dove la pressione immobiliare è elevata e gli atelier possono diventare un ostacolo all’avvio della carriera artistica. 

L’unicità geografica e culturale dell’Alto Adige svolge qui un ruolo decisivo: la provincia autonoma, che si colloca come cerniera tra area italiana e mondo germanofono, dispone di strutture amministrative e reti culturali che favoriscono la circolazione di pratiche professionali avanzate. Il Künstlerbund interpreta questo scenario come un laboratorio: un modello di organizzazione che lega la figura dell’artista non solo alla produzione, ma alla sua sostenibilità economica, alla continuità formativa, ai rapporti con istituzioni pubbliche e musei, e all’apertura verso l’area alpina e centro-europea. Guardando al futuro, le traiettorie dell’associazione sembrano orientate verso una maggiore internazionalizzazione e una più ampia ibridazione disciplinare. L’espansione degli atelier, l’incremento degli scambi con paesi confinanti, la digitalizzazione delle collezioni e il confronto con nuovi linguaggi (media art, pratiche performative, ricerca ecologica e territoriale) indicano un modello evolutivo coerente con le peculiarità del territorio: piccolo ma fortemente strutturato, geograficamente periferico ma culturalmente centrale all’interno dello spazio alpino. In questo senso il Südtiroler Künstlerbund rappresenta un caso raro in Italia: un’associazione che, partendo da un’identità linguistica precisa, si è dotata nel tempo degli strumenti tipici dei sistemi culturali centro-europei, trasformandosi in un osservatorio prezioso per comprendere come un territorio possa sostenere la propria scena artistica attraverso infrastrutture, reti e visioni condivise. Ne parla la direttrice Lisa Trockner.

Come definirebbe l’identità culturale della provincia?
L’identità culturale della provincia è plurale e stratificata: nasce dall’incontro di lingue, tradizioni e sensibilità diverse. È un territorio in continuo equilibrio o disequilibrio tra tradizione e innovazione, profondamente segnato dalla propria storia e dalla forza del paesaggio. Molti artisti lavorano con un forte legame alla regione – non come limite, ma come punto di partenza per nuove forme contemporanee. Ne nasce una cultura aperta, che dialoga con il passato e guarda con coraggio al futuro.

E dal punto di vista infrastrutturale come valuta l’offerta culturale?
L’infrastruttura culturale della Provincia è solida, diffusa e sorprendentemente capillare. Oltre ai grandi istituti culturali e ai musei principali, esiste una rete viva di spazi espositivi, teatri, biblioteche, centri culturali e realtà associative che operano sul territorio. La qualità dell’offerta è alta e la struttura è ben sostenuta da iniziative pubbliche e private. Questo crea un ecosistema dinamico, che permette alla cultura di essere vissuta non solo nelle città, ma anche nei paesi e nelle valli.

Come si distribuiscono dinamiche, energie e progetti tra il contesto urbano e i piccoli centri alpini?
Si sviluppano su tutti i livelli: dalle sottoculture urbane alle istituzioni museali internazionali, dai concerti alle mostre, dal teatro alle residenze artistiche. Importante la diffusione di eventi anche nei piccoli centri e nelle aree periferiche, dove la cultura diventa occasione di incontro e di scoperta di nuovi luoghi. La crescente tendenza verso eventi decentrati permette al pubblico di vivere l’arte in contesti inusuali, generando nuovi sguardi e nuove comunità.

Una veduta della mostra «Oblique-La genesi del progetto» al Südtiroler Künstlerbund. Photo: Gustav Willeit

Di che cosa c’è ancora bisogno?
C’è spazio per sperimentare e mettersi alla prova, tuttavia manca ancora una reale disponibilità di luoghi «vuoti», liberi, non programmati – spazi aperti dove anche l’errore, il gioco e il fallimento possano trovare dignità e valore. Una cultura contemporanea viva ha bisogno non solo di eccellenza, ma anche di laboratori di possibilità: luoghi dove provare, sbagliare, ricominciare e immaginare senza pressioni. In questo senso, un ampliamento degli spazi dedicati alla ricerca e alla sperimentazione sarebbe un passo importante per sostenere le nuove generazioni artistiche e incoraggiare processi innovativi.

Quali sono i risultati più significativi raggiunti dal Südtiroler Künstlerbund?
Il Südtiroler Künstlerbund opera in modo interdisciplinare e ha raggiunto, negli ultimi anni, obiettivi significativi. In ambito culturale e politico è stato determinante nell’introduzione di standard di «Fair Pay» per gli artisti: una campagna a livello provinciale, sostenuta anche dall’Assessorato alla Cultura Philipp Achammer, che ha portato a compensi più equi per chi lavora nel settore. Il progetto sociale «Das Rote Boot», come monito contro la violenza sulle donne, è diventato un simbolo in tutto il territorio. Dal 2024 il SKB ha ampliato in modo sostanziale la propria attività: 500 metri quadrati di spazio espositivo, sette atelier attivi e, dal 2026, una residenza internazionale per artisti. È un passo importante nel processo di internazionalizzazione e professionalizzazione della scena artistica locale.

Su quali indicatori basate la valutazione delle vostre attività e del loro impatto sul territorio?
Attraverso il dialogo costante con i quasi 500 membri del SKB, con i rappresentanti politici e con le istituzioni culturali, valutiamo bisogni, criticità, richieste e risultati raggiunti. La qualità del servizio offerto alla comunità artistica è il parametro più importante. Allo stesso tempo manteniamo un confronto costante con gli standard internazionali, in particolare nell’ambito dell’esposizione e produzione artistica, per garantire ai nostri membri le migliori condizioni possibili. L’obiettivo è offrire occasioni espositive di alto livello, che aumentino la visibilità degli artisti e li mettano in dialogo con un pubblico ampio, competente e internazionale.

Qual è la visione strategica che orienta il vostro lavoro nel territorio?
La nostra visione è chiara: sostenere l’arte in modo professionale, accessibile e connesso al territorio. Per questo rafforziamo la professionalizzazione degli artisti attraverso servizi mirati, consulenze specialistiche, programmi di formazione e residenze. Allo stesso tempo lavoriamo per creare reti e scambi sia a livello locale sia internazionale, affinché gli artisti possano confrontarsi, crescere e trovare nuove opportunità oltre i confini provinciali. Un altro pilastro fondamentale è la visibilità: mostre, concorsi, azioni pubbliche e progetti sociali rendono l’arte presente nello spazio urbano e nella vita delle persone. Il nostro lavoro tiene insieme produzione e diffusione, tutela dei diritti e sostegno alla crescita artistica, con l’obiettivo di costruire condizioni stabili, eque e sostenibili per chi crea.

Quali sono le azioni ricorrenti che caratterizzano il vostro operato?
Le nostre attività si sviluppano durante tutto l’anno e abbracciano diverse forme di produzione e diffusione artistica. Oltre alla programmazione espositiva nelle sedi SKB Artes, Freiraum e Stadtgalerie Bressanone, collaboriamo regolarmente con partner internazionali. Promuoviamo concorsi pubblici, progetti di arte nello spazio urbano e interventi di arte applicata, spesso in collaborazione con aziende per iniziative di Kunst am Bau. Oltre alla collaborazione con le imprese, cooperiamo con istituzioni, enti formativi, centri di ricerca e organizzazioni sociali. Utilizziamo la forza dell’arte per liberare sinergie e aprire nuovi spazi di pensiero. Accompagniamo progetti di arte sacra, promuoviamo e realizziamo iniziative artistiche a carattere sociale, sviluppiamo attraverso concorsi per artisti soluzioni ecologiche innovative e favoriamo il dialogo tra arte e scienza – anche in collaborazione con EURAC Research. Inoltre facciamo parte della rete di ricerca culturale dell’Università di Marburgo e sta attualmente sviluppando un ampio progetto pilota dedicato a programmi di mediazione artistica interdisciplinari e intergenerazionali nella città di Bressanone. Sosteniamo la mobilità degli artisti attraverso la residenza alla Cité Internationale des Arts di Parigi e, dal 2026, con una nuova residenza a Bolzano. Parallelamente organizziamo workshop e corsi per adulti e bambini, letture, performance, incontri pubblici e attività di mediazione culturale. Completano il quadro le committenze artistiche e musicali, che permettono la creazione di nuove opere e nuove collaborazioni interdisciplinari.

Quali servizi concreti fornite agli artisti nella loro pratica professionale?
Ai nostri membri offriamo un’ampia gamma di servizi pensati per sostenere concretamente la loro attività professionale. Mettiamo a disposizione informazioni aggiornate e una comunicazione costante sulle opportunità di lavoro e di crescita, promuoviamo una rete di contatti e visibilità e garantiamo l’accesso a bandi, mostre, residenze e concorsi. Forniamo consulenza legale e, dal 2026, anche consulenza fiscale, affinché gli artisti possano lavorare con maggiore sicurezza e tutela. Offriamo atelier a canone calmierato e assicuriamo compensi secondo gli standard Fair Pay. Per i progetti più complessi curiamo anche la gestione amministrativa, liberando gli artisti da un carico burocratico che spesso ostacola la produzione creativa e consentendo loro di concentrarsi sulla propria ricerca.

Quali criticità segnano oggi la condizione degli artisti, sia sul piano professionale sia su quello economico?
Tra le difficoltà più comuni vi sono i costi elevati degli spazi di lavoro e degli alloggi, l’incertezza economica legata alla mancanza di continuità professionale e una tutela contrattuale spesso limitata. Inoltre, la burocrazia complessa può rendere difficile la gestione amministrativa di progetti e collaborazioni. A livello internazionale queste problematiche si accentuano: molti artisti si confrontano con una crescente precarizzazione, forte competizione, accesso limitato a fondi e residenze, oltre alla costante pressione di garantire la sostenibilità economica della propria carriera creativa.

Quali connessioni e scambi si sono instaurati con la provincia di Trento e in che modo stanno evolvendo?
L’ultima collaborazione in termini di tempo è stata con Castel Belasi – Contemporary Art Center for Eco Thought, positiva e proficua. Ha offerto un contesto di alta qualità, valorizzando la ricerca artistica contemporanea in un luogo storico e di grande impatto culturale. La cooperazione ha favorito la visibilità degli artisti e ha creato un dialogo tra patrimonio ed espressioni contemporanee.

Che cosa significa, oggi, fare rete nel settore culturale?
Fare rete significa condividere risorse, conoscenze e possibilità. Oggi non è solo uno strumento di promozione, ma un modo di lavorare: mettere in relazione artisti, istituzioni, scuole, aziende e territori per generare nuovi progetti, intercettare pubblici diversi e costruire opportunità che singolarmente non sarebbero possibili. La rete è lo spazio in cui le idee diventano azioni.

Lisa Trockner. © Leonhard Angerer

Mariella Rossi, 28 dicembre 2025 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

La parabola dell’artista originario di Rovereto in 90 opere tra pittura, grafica e arte pubblica, esposta a Palazzo Assessorile

Oltre alle mostre temporanee, sviluppate con una particolare attenzione al tema del paesaggio, il museo a Riva del Garda conserva un patrimonio che spazia dalla preistoria alla contemporaneità, valorizzato nelle esposizioni permanenti dedicate all’archeologia

Al Kunst Meran Merano Arte, un percorso dalla grafica alpina del primo Novecento all’indagine di Franz Wanner sul lavoro coatto 

Cinquanta opere dal Medioevo all’Ottocento, tra paesaggi, allegorie e vita quotidiana riflettono sulla stagione più fredda dell’anno

Arte, territori e futuro delle Alpi. Il modello altoatesino contro lo spopolamento | Mariella Rossi

Arte, territori e futuro delle Alpi. Il modello altoatesino contro lo spopolamento | Mariella Rossi