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Un render della «Piazza Egizia» del futuro Museo Egizio di Torino

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Un render della «Piazza Egizia» del futuro Museo Egizio di Torino

Il futuro Egizio: trasparente, permeabile e inclusivo

Così sarà il museo torinese dopo gli interventi del grande progetto che partirà nella primavera del prossimo anno in vista delle celebrazioni del bicentenario

Tutto è ormai pronto: tra pochi mesi inizieranno i lavori che, per la seconda volta dopo la grande ristrutturazione del 2015, trasformeranno profondamente il Museo Egizio di Torino secondo il progetto dello studio olandese Oma (Office for Metropolitan Architecture), vincitore nel gennaio 2023 del «Concorso internazionale di progettazione Museo Egizio 2024» lanciato dalla Fondazione Compagnia di San Paolo nel luglio 2022. Il progetto entra ora nella fase esecutiva. A metà dicembre verrà bandita la prima gara per gli appalti e il via ai primi lavori è previsto tra marzo e aprile 2024.

Il grande progetto, che prevede investimenti pubblici e soprattutto privati per 23 milioni di euro, non intende soltanto festeggiare i 200 anni dalla sua creazione, e neppure limitarsi a migliorare e aggiornare la struttura e l’allestimento del museo. Il direttore Christian Greco e la presidente della Fondazione Museo delle Antichità Egizie che lo gestisce, Evelina Christillin, hanno traguardi più alti e guardano al futuro. L’Egizio non sarà soltanto un contenitore di reperti preziosi. Greco lo dice da tempo, «il grande rischio per un museo è di non essere sentito come parte del tessuto sociale nel quale è inserito», quindi deve diventare «un luogo di incontro, di scambio, di cultura».

Il progetto dello studio Oma di Rem Koolhaas, del quale fanno parte anche architetti italiani, ha seguito dunque questa idea: dare alla città di Torino un nuovo spazio pubblico. «Il nuovo Egizio, ha detto Greco, sarà trasparente, permeabile e inclusivo». Questo risultato verrà ottenuto con la realizzazione del progetto. Alcuni dei maggiori interventi previsti saranno i segni più evidenti del profondo cambiamento del museo.
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Il primo e più complesso sarà innanzitutto la copertura trasparente in vetro e acciaio della corte interna del palazzo seicentesco, un tempo Collegio dei Nobili, oggi visitabile soltanto a pagamento come parte del percorso museale. La struttura ad alta tecnologia che sosterrà il tetto sarà composta da un sottile scheletro di assi triangolari in acciaio. Si chiamerà Piazza Egizia e Greco la definisce una «nuova agorà», gratuita e aperta a tutti. La «piazza», divisa su due piani, avrà tre ingressi al piano terreno: il principale da via Accademia Albertina e altri due da via Eleonora Duse e da via Maria Vittoria. A questo livello si troveranno biglietteria, infopoint, guardaroba, bookshop e un giardino di piante egizie. Dalla Piazza si potrà poi scendere con una scala mobile al secondo livello, il piano ipogeo: saranno circa 1.400 mq, con spazio per sala conferenze, bar ristorante e un’altra zona a giardino.
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Dalla Piazza si potrà poi entrare direttamente e visitare gratis la Sala del restaurato e riallestito Tempio di Ellesija, il più antico tempio rupestre della Nubia, del 1400 a.C., donato dall’Egitto all’Italia nel 1966 per averlo salvato prima che fosse sommerso dalle acque del lago Nasser. La Piazza Egizia sarà quindi il punto di riferimento, il cuore di tutto il nuovo museo. Ma il progetto Oma comprende anche un altro clamoroso intervento: cambierà radicalmente la cosiddetta Galleria dei Re, l’enorme sala che espone le grandi statue, creazione dello scenografo Dante Ferretti. Le finestre sono schermate e soltanto una serie di fari centrati sulle statue le fanno emergere dall’ombra in modo teatrale. È una sezione che fa spettacolo ma contrasta con l’allestimento assai luminoso del museo: nella Galleria tornerà la luce dalle finestre aperte. Attraverso le vetrate si potranno vedere le grandi statue dall’esterno, da piazza Carignano e dalla Piazza Egizia. Queste le due novità più clamorose e importanti del museo.

Ma ci saranno molti altri cambiamenti: tra gli altri, saranno spostate le sezioni dell’«Archeologia invisibile» e la Sala delle scritture che verrà ingrandita e aperta all’ultimo piano del palazzo. Durante tutti i lavori, promette Christillin, non ci saranno lunghe chiusure del museo: si tratterà forse di brevi periodi necessari per ragioni di sicurezza. L’intero progetto dovrebbe essere concluso entro il 2024, l’anno del bicentenario.

Edek Osser, 02 novembre 2023 | © Riproduzione riservata

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