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Il cucciolo ansiogeno e l’algozooritmo

Il cucciolo ansiogeno e l’algozooritmo

Federico Florian

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«Le mie simulazioni sono una sorta di palestra neurologica. Qui l’arte diventa un mezzo per esercitare sentimenti di confusione, ansia e dissonanza cognitiva». Così l’artista losangelino Ian Cheng, (1984) residente a New York, descrive la sua pratica, che include svariati progetti di simulazione digitale, l’ultimo dei quali è stato lanciato a fine marzo in occasione di una nuova Digital Commission per la Serpentine Gallery di Londra. Scaricabile dal sito della galleria, «Bad Corgi» è un’app per iOS che ha per protagonista un pestifero cucciolo di Corgi, di cui l’utente è invitato ad assumere il controllo. Scopo del gioco è quello di radunare un gregge di pecore, riportando ordine in un microcosmo digitale dominato dal caos. I fruitori-giocatori hanno così modo di esperire sensazioni di fallimento, imprevedibilità e perdita di controllo. Il delirante universo di Cheng fa da contraltare virtuale al nostro mondo, dominato da una società restrittiva e desiderosa di esercitare completo controllo su ogni aspetto del reale. 

Un simile sentimento di confusione pervade «We Need Us», opera d’arte online concepita dall’artista britannica Julie Freeman (1972). Ossessionata dalla vita dei dati prodotti quotidianamente dagli utenti della rete, la Freeman ha creato una catena di algoritmi per manipolare le informazioni tratte dall’attività del sito Zooniverse, una sorta di enciclopedia che permette di categorizzare dati di ambito scientifico. «We Need Us» (www.weneedus.org) consiste in una schermata occupata da forme colorate in movimento, la mappa visuale, prodotta in tempo reale, dell’attività degli utenti di Zooniverse. La danza delle forme geometriche, che richiamano l’estetica neoplastica, è accompagnata da una colonna sonora composta da vari rumori, quali il ticchettio di un orologio, il suono della penna sulla carta, gorgoglii e mormorii. Un multiforme e disordinato paesaggio virtuale, specchio della velocità con cui produciamo i dati e della fragilità del loro ciclo vitale. 

 

Federico Florian, 01 aprile 2016 | © Riproduzione riservata

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