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Il bianco è il colore del 2026. Pantone incorona le tinte serene delle nuvole in contrapposizione al caos globale

"Un bianco sublime, la cui presenza ariosa trasmette una sensazione di calma e pace". Dopo il marrone cioccolato e caffè di Mocha Mousse, Pantone per il 2026 sceglie Cloud Dancer, un bianco vaporoso. Un’offerta di puro minimalismo

Lavinia Trivulzio

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"Un bianco sublime, la cui presenza ariosa trasmette una sensazione di calma e pace". Dopo il marrone cioccolato e caffè di Mocha Mousse, Pantone per il 2026 sceglie Cloud Dancer, un bianco vaporoso. Un’offerta di puro minimalismo: Cloud Dancer è meno un’esplosione cromatica che un invito a una pagina bianca, a un reset estetico e psicologico. Pantone lo presenta come simbolo di “riflessione tranquilla”, “chiarore mentale” e “spazio per respirare e creare. ”Un “colore” neutro per un’epoca in cerca di respiro.

Ogni primo giovedì di dicembre, Pantone svela il colore che meglio interpreterà lo spirito del mondo nei dodici mesi a venire. Per la prima volta nella sua storia decennale, nel 2026 la scelta è caduta proprio su Cloud Dancer (codice PANTONE 11-4201). Dopo anni in cui le scelte di Pantone oscillavano tra toni audaci e saturi (come il 2023), la decisione per il 2026 assume una forte valenza simbolica e culturale. Il contesto globale, segnato da incertezze politiche, crisi ambientali, iperstimolo mediatico e cambiamenti sociali, sembra richiedere una pausa, una riflessione. Cloud Dancer si inserisce in questa tensione: come un invito a rallentare, a fermarsi, a ripensare. Secondo le dichiarazioni ufficiali, il bianco non è un ritorno al neutro per moda o estetica: è la tinta di un "nuovo inizio" e di una “tela vuota” pronta ad accogliere creatività e reinvenzione.  Nonostante l’eloquenza del discorso ufficiale, la scelta di un bianco ha suscitato reazioni contrastanti nel mondo della moda, del design e della cultura visiva. Alcuni critici e creativi l’hanno considerata deludente o persino “tone-deaf” rispetto ai contesti contemporanei: un bianco, in molte culture, resta un segno di neutralità. E il tentativo di trasformarlo in un manifesto universale rischia di ignorare la profondità di certe controversie. 

La decisione di Pantone è molto più che una semplice scelta cromatica: è un segnale. Un segnale che dice di staccare la spina, di spogliarsi dell’eccesso, di tornare all’essenziale. In un mondo saturo di stimoli visivi, ritmi frenetici e rumori costanti, Cloud Dancer propone un “respiro bianco”: lento, silenzioso, morbido. Per chi lavora nella moda, nel design, nell’arte o nell’architettura visiva, questo bianco offre uno spazio concettuale potente: non più un velo neutro o un fondo neutrale, ma una base palpitante di potenziale creativo. E per la cultura visiva nel suo complesso: un’occasione per interrogarsi su cosa significhi davvero “colore” in un’epoca in cui il concetto stesso di colore è sottoposto a continue ridefinizioni. L’invito di Pantone a “usare l’immaginazione” per adattare la tonalità alla propria identità suggerisce implicitamente il bianco come punto di partenza universale, come matrice da cui partire per differenziarsi.

Lavinia Trivulzio, 05 dicembre 2025 | © Riproduzione riservata

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