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Stefano Luppi
Leggi i suoi articoliIllustrare, attraverso una mostra, il lungo racconto del XX secolo dal punto di vista della storia, dell’arte e della vita quotidiana degli ebrei italiani, compreso il carico di drammaticità inimmaginabile e crescente determinato dalle terribili leggi razziali volute nel 1938 da Mussolini e controfirmate da re Vittorio Emanuele III di Savoia e poi dalla Shoah, è un obiettivo complesso.
I risultati sono visibili dal 29 marzo al 6 ottobre al Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah-Meis di Ferrara nella rassegna «Ebrei nel Novecento italiano: cittadini come noi», a cura di Mario Toscano e Vittorio Bo con allestimenti di Antonio Ravalli e che prosegue il calendario di rassegne «lunghe» del Meis ideate con il fine di analizzare la bimillenaria storia ebraica che nel caso attuale tocca ambiti quali l’acquisizione della cittadinanza italiana di alcune migliaia di persone, seguita dalla perdita di ogni diritto e identità nel periodo della dittatura nazi-fascista e infine dalla riacquisizione dei diritti per questa minoranza fortemente radicata e integrata in Italia.
Tutto ciò si declina dal punto di vista espositivo in un percorso realizzato su due piani paralleli: un ampio tavolo centrale denso di oggetti, fotografie e opere d’arte di Rudolph Levy ed Emanuele Luzzati e testimonianze filmate che «dialoga» con lavori e documenti esposti alle pareti e nelle sale attigue del museo, con materiali suddivisi in sette sezioni, ossia «I risultati dell’integrazione 1900-22», «Dalla fine della libertà alla vigilia delle leggi razziali 1922-37», «La persecuzione degli ebrei 1938-43», «La persecuzione degli ebrei 1943-45», «Liberazione, Repubblica Costituzione 1945-48», «Una democrazia in cammino: dalla promulgazione della Costituzione all’applicazione dell’articolo 8 1948-87», «Identità, memoria e rappresentazione 1988-2000».
«Illustrare attraverso la mostra la complessa storia dell’ebraismo italiano nel XX secolo, spiegano i curatori Bo e Toscano, ha richiesto un lavoro di sintesi non indifferente e allo stesso tempo un’accurata attenzione alla ricchezza e alla drammaticità di molti momenti cruciali per la storia d’Italia: il criterio guida del racconto è rappresentato dalle trasformazioni dei contenuti del concetto di cittadinanza nei passaggi tra regime liberale, dittatura fascista e repubblica democratica. Il ’900 è stato infatti un secolo di profonde trasformazioni economiche e sociali della popolazione ebraica della penisola, innescate da processi generali di modernizzazione, ma anche dagli effetti distorsivi indotti dalle misure persecutorie con l’espulsione dalla vita sociale e dai processi produttivi e con le pesantissime interdizioni nel settore professionale e scolastico. Ciò determinò un impoverimento, anche demografico, della popolazione ebraica, con le emigrazioni, le conversioni, le deportazioni».

«Passaggio del Mar Rosso» (1934), di Corrado Cagli (particolare). Collezione privata

Ritratto di un’allieva con il suo insegnante durante una lezione di maglieria nella sede O.R.T di Grugliasco, Torino (1948). Archivio Fondazione Cdec. © Bollettino della Comunità ebraica di Milano. Fondo Fotografico Raoul Elia, inv. 133-s115-004
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