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«Le canapé vert» (1944 ca), di Paul Delvaux. © Foundation Paul Delvaux, Belgium Sabam 2024. Foto Vincent Everarts

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«Le canapé vert» (1944 ca), di Paul Delvaux. © Foundation Paul Delvaux, Belgium Sabam 2024. Foto Vincent Everarts

Il Surrealismo ha cent’anni: monsieur Delvaux, benvenuto a Brafa!

La 69ma edizione della fiera brussellese celebra il centenario con un «percorso ideale» tra le 132 gallerie (10 italiane). Invitata d’onore, la Fondation Delvaux

Luana De Micco

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Dal 28 gennaio al 4 febbraio torna Brafa, la fiera d’arte e antiquariato del Belgio, terra natale di René Magritte, che quest’anno celebra i 100 anni del Surrealismo. Era infatti il primo dicembre 1924 quando il Primo Manifesto di André Breton, firmato con i pittori Francis Picabia e Max Ernst e i poeti Robert Desnos e Paul Éluard, fu pubblicato sulla rivista «Révolution surréaliste». Manifesto che, come ha osservato Harold t’Kint de Roodenbeke, presidente di Brafa, «dichiarava guerra alla logica a favore dell’automatismo freudiano».

Come ospite d’onore della rassegna è stato dunque deciso di invitare la Fondazione Paul Delvaux, con sede a Koksijde, nelle Fiandre, che conserva gli archivi del pittore belga. Delvaux (1897-1994), che scelse Giorgio de Chirico come mentore, è considerato, insieme a Magritte, uno dei maggiori esponenti del Surrealismo in Belgio. La Fondazione presenta una monografica, curata da Camille Brasseur, direttrice del museo, con alcune delle opere di Delvaux che fecero scandalo a suo tempo per la nudità spettrale dei corpi e le tele popolate da scheletri.

Questa 69ma edizione accoglie, nei padiglioni di Brussels Expo, 132 gallerie, di cui 10 italiane. Due sono a Bruxelles per la prima volta: Mearini Fine Art di Perugia e Romigioli di Legnano, entrambe specializzate in Alta epoca (tardo Medioevo-XVII secolo). La prima espone un Crocifisso del ’500 attribuito a Baccio da Montelupo. La seconda il dipinto di una «Vergine con Bambino» di Francesco di Girolamo dal Prato. Da Milano tornano Robertaebasta, con opere di Lucio Fontana e pezzi di design di André Sornaye, Cortesi Gallery, specializzato nel secondo dopoguerra, con Herman de Vries, Giuseppe Santomaso e Piero Dorazio, Dalton Somaré e le sculture tribali del Congo e del Mali, e Ars Antiqua, con una passione di Cristo di Bartolomeo Mendozzi.

Per il settore gioielleria sono presenti Nardi (Venezia), con un sorprendente anello-bustina d’oro e diamanti che contiene un messaggio nascosto inciso su una foglia d’oro (una frase di Virgilio: «Omnia vincit amor»), e Barbara Bassi (Cremona), che presenta gioielli-sculture firmati Arman, Pol Bury e Giò Pomodoro. Sono poi presenti due gallerie italiane con sede all’estero, Repetto Gallery di Lugano con opere di de Chirico e Giammarco Cappuzzo di Londra, specializzato in quadri del ’500-600. L’edizione 2023 aveva attirato 65mila visitatori ed era stata definita un «grande successo» dagli organizzatori. La particolarità di Brafa è la sua dimensione eclettica che attira un po’ tutti i profili di collezionisti, anche giovani, la cui presenza si era fatta notare proprio lo scorso anno.
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Per il 2024, ha spiegato Didier Claes, vicepresidente di Brafa, «volevamo garantire una grande varietà di specialità, rimanendo vicini al dna della fiera, che è alla base una fiera di antiquari. Abbiamo trovato il giusto equilibrio tra i diversi settori. L’intento è di attirare un pubblico di tutte le generazioni». Ce n’è in effetti per tutti i gusti: la fotografia da Baronian e Maruani Mercier, la scultura moderna da Osborne Samuel, l’arte dell’Islam da Kevorkian, i fumetti da Huberty & Breyne, l’archeologia da Finch & co. Per l’Alta epoca, molto rappresentata, si fanno notare un baldacchino di pietra in stile Gotico fiammeggiante, minuziosamente traforato, presentato dalla galleria belga De Bardi, guidata da due italiane, Alessandra Bardi e Giulia Ponti, e una statuetta di legno policromo di una Madonna con Bambino, considerato «un pregiato esempio della produzione scultorea di Malines del primo ’500», nello stand dell’olandese Floris van Wanroij.

Tra i disegni e le stampe, la Clam-Chambre professionnelle belge de la Librairie Ancienne et Moderne, propone un’opera di Brueghel il Vecchio, «L’invidia», incisa da Hieronymus Cock intorno al 1558, mentre la belga Boom Gallery l’acquarello di Botero, «Coppia che danza» (2019). La parigina Helene Bailly porta un’opera monocroma di Picasso del 1967, «Il pittore», sulla figura tardiva del moschettiere. La Galerie de la Béraudière (Bruxelles) propone un dipinto di Magritte, «Le Palais de Rideaux», eseguito nel 1928 a Parigi, che ha la particolarità di essere appartenuto anche all’attore Marcello Mastroianni.

E poiché il Surrealismo è il leitmotiv di questa edizione, il visitatore è invitato anche a seguire un «percorso ideale» tra le gallerie, alla ricerca di opere dei maestri surrealisti, da Opera Gallery (Ginevra) e Van Herck-Eykelberg (Anversa) che espongono rispettivamente «La Fin du Voyage» (1968) e «L’Annonciation» (1952) di Delvaux, passando per De Jonckheere (Ginevra) che presenta il disegno di Magritte «La légende des Siècles» (1950). Una delle 19 copie originali rimaste del Manifesto di Breton è esposta dalla Librairie Lardanchet (Parigi) nello stand della Clam.

Luana De Micco, 22 gennaio 2024 | © Riproduzione riservata

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