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Un fotogramma di «Phase Shifting Index» (2020) di Jeremy Shaw. © König Galerie, Berlino

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Un fotogramma di «Phase Shifting Index» (2020) di Jeremy Shaw. © König Galerie, Berlino

Il Pompidou dalla tradizione cinese all'AI

I bestiari e paesaggi della taiwanese Yuan Jai, le caleidoscopie di Jeremy Shaw e le intelligenze simulate in una collettiva

Luana De Micco

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Parigi. L’inaugurazione del nuovo Centre Pompidou-Shanghai, lo scorso novembre, ha aperto le porte del museo parigino alla scena artistica cinese contemporanea. La prima artista cinese a essere presentata a Parigi è Yuan Jai (Chongqing, Sichuan, 1941) figura centrale della scena di Taiwan, città dove vive e lavora. Nella sala Focus dal 5 febbraio al 27 aprile una mostra allestisce i suoi quadri di grande formato popolati da bestiari fantastici e paesaggi lussureggianti. L’artista, che mescola tradizione e modernità, lavora a inchiostro su seta e porta avanti un’interessante ricerca sul colore, molto vivo, a partire da pigmenti naturali.

Dal 26 febbraio al 20 aprile il Musée National d’art moderne ospita anche la rassegna «Mutations/Créations», alla quarta edizione, dedicata alla ricerca artistica sulle neuroscienze. Ospite del Centre Pompidou questa volta è Jeremy Shaw, artista canadese di base a Berlino, affascinato dai meccanismi della percezione, alla sua prima mostra francese.

Shaw presenta il suo nuovo progetto immersivo «Phase Shifting Index» (galleria 3), una serie di fotografie caledoscopiche con scene di trance religiose e una grande installazione video-sonora con sette monitor e immagini di ballerini che si muovono al ritmo di rituali catartici.

Allo stesso tempo, la mostra «Neuroni. Le intelligenze simulate» (galleria 4) espone, tra l’altro, le opere psichedeliche di Richard Aldcroft, il casco Mind Expander del gruppo di Vienna Haus-Rucker-Co, i lavori del musicista Alvin Lucier e della videoartista cinese Lu Yang.

Luana De Micco, 04 febbraio 2020 | © Riproduzione riservata

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