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Joe Ware
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Dopo che una petizione sostenuta dal conduttore televisivo Chris Packham ha raccolto oltre 100mila firme, il parlamento britannico discuterà oggi, 7 luglio, se vietare la pubblicità e la sponsorizzazione da parte dei produttori di combustibili fossili, quali, ad esempio, gli accordi stipulati dal British Museum e dallo Science Museum di Londra. Se una petizione viene firmata da più di 100mila cittadini, infatti, viene avviato un dibattito alla Westminster Hall. Il dibattito sarà trasmesso in diretta streaming sul sito web del Parlamento a partire dalle 16.30 di oggi.
Gli attivisti sostengono che, a causa dell'accelerazione della crisi climatica causata dalla produzione di carbone, petrolio e gas, il governo dovrebbe vietarne la promozione, così come nel 2002 il precedente governo laburista aveva vietato la pubblicità del tabacco. Il governo in carica afferma che pur essendo «impegnato a ridurre le emissioni dei prodotti ad alto contenuto di carbonio», attualmente non avrebbe però «alcun piano per limitare la pubblicità dei combustibili fossili». Qualsiasi restrizione di questo tipo, afferma, sarebbe di competenza dei Comitati indipendenti per la pratica pubblicitaria e dell’Autorità per gli standard pubblicitari.
In passato le aziende produttrici di combustibili fossili hanno firmato numerosi accordi di sponsorizzazione con il settore artistico e museale nel Regno Unito, ma negli ultimi anni molte di queste istituzioni culturali hanno interrotto i rapporti a causa del rischio reputazionale di essere associate ad aziende responsabili di danni ambientali. La Royal Opera House, la National Portrait Gallery, la Royal Shakespeare Company e le gallerie Tate sono tra quelle che non ricevono più sponsorizzazioni dal gigante petrolifero BP.
Chris Packham, che è anche un attivista ambientale, ha dichiarato: «Per troppo tempo abbiamo permesso a coloro che sono maggiormente responsabili del saccheggio del nostro pianeta, i giganti dei combustibili fossili, di ripulire la loro reputazione sporca attraverso la pubblicità e le sponsorizzazioni. Mediante accordi multimilionari con il British Museum, lo Science Museum e molte altre amate istituzioni culturali, aziende come BP e Shell si sono effettivamente “comprate” la licenza sociale per continuare a operare. Noi diciamo basta. La pubblicità del tabacco è stata vietata nel 2002 perché sappiamo tutti che il fumo uccide. Anche i combustibili fossili uccidono, quindi vietiamoli!».
Frances Morris, direttrice della Tate Modern dal 2016 al 2023, ha dichiarato a «The Art Newspaper» che la legislazione volta a vietare la sponsorizzazione dei combustibili fossili è «cruciale», ma al momento è frustrata dal fatto che alcune istituzioni del settore culturale continuano a fare «greenwashing» per le aziende inquinanti. «Mentre il Regno Unito corre per raggiungere i suoi obiettivi di zero emissioni nette, la necessità di combattere l'estrazione di combustibili fossili non è mai stata così urgente, afferma Morris. Molti musei, istituzioni culturali e artisti stanno adottando misure significative per combattere la crescente crisi climatica e naturale, ed è quindi profondamente frustrante che alcune istituzioni di alto profilo dimostrino una leadership irresponsabile e continuino a sostenere accordi di partnership greenwashing con i principali inquinatori del pianeta».
Morris, che è anche presidente della Gallery Climate Coalition, un’organizzazione non profit che sostiene la sostenibilità nel mondo dell'arte, ha aggiunto: «La legislazione per vietare tali accordi è fondamentale. Ciò libererebbe le nostre istituzioni dai conflitti di interesse che attualmente devono affrontare nella raccolta di fondi, consentirebbe loro di rifocalizzare i propri ruoli e responsabilità e le aiuterebbe a ricostruire la fiducia del pubblico che rischiano di perdere».
Due istituzioni di alto profilo che sono finite sotto accusa sono lo Science Museum, che ha un accordo di sponsorizzazione con Adani Green Energy, parte del gruppo Adani, il più grande produttore privato di carbone al mondo, e il British Museum, sponsorizzato dalla BP.
Un portavoce del British Museum ha dichiarato a «The Art Newspaper» che «il museo sta intraprendendo il progetto di riqualificazione più entusiasmante e ambizioso dei suoi 270 anni di storia, modernizzando i suoi iconici edifici iconici che necessitano con urgenza di ristrutturazione. Un sostegno finanziario significativo è fondamentale per portare avanti questo progetto e abbiamo bisogno di donazioni sia da parte di aziende che di privati per garantire che la magnifica collezione rimanga esposta al pubblico per i secoli a venire».
Lo Science Museum non ha invece ancora risposto alla richiesta di commento.
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