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Una veduta dell’insediamento di Murgia Timone, una contrada dell’altopiano materano

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Una veduta dell’insediamento di Murgia Timone, una contrada dell’altopiano materano

Il Parco Archeologico di Matera entra nell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria

Si sancisce così l’attestazione di luogo di interesse preistorico alla città dei Sassi, che grazie al medico Domenico Ridola (1841-1932) conosce il proprio remoto passato già da 150 anni

Gaspare Melchiorri

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L’Assemblea dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria (Iipp), l’ente, fondato nel 1954, che riunisce le istituzioni e gli studiosi che si occupano di Archeologia preistorica in Italia, ha accolto all’unanimità la richiesta di adesione al proprio sodalizio formalizzata dall’Ente Parco Archeologico Storico Naturale delle Chiese Rupestri del Materano nell’aprile del 2024.

L’Iipp, attualmente diretto dal presidente Andrea Cardarelli, costituisce un polo di eccellenza per lo studio della preistoria e protostoria italiana, riconosciuto dal Ministero della Cultura e dal Ministero dell’Università e della Ricerca, che in parte contribuiscono a sostenerlo anche economicamente, insieme alla Regione Toscana e alla Fondazione Cr Firenze.

«In particolare, l’Ente Parco nell’ambito del progetto denominato “Matera Preistorica”, in corso di definizione e perfezionamento, ha sottolineato il presidente Giovanni Mianulli, sta predisponendo una programmazione ad ampio respiro in grado di valorizzare alcuni fra i più importanti e significativi siti preistorici presenti nel territorio del Parco e, nel contempo, di mettere a circuito l’intero complesso dei villaggi trincerati neolitici materani mediante un’adeguata proposta di fruizione per quanti, appassionati di studi sulla preistoria o turisti, vengano a visitare la città di Matera e il circostante territorio. In tal senso l’adesione all’Iipp consentirà di arricchire le attività che l’Ente Parco Archeologico Storico Naturale delle Chiese Rupestri del Materano metterà in campo per la valorizzazione del patrimonio archeologico preistorico della città di Matera».

L’archeologia preistorica a Matera risale al XIX secolo. Domenico Ridola (1841-1932), nato nel comune di Ferrandina (Mt), si trasferì con la sua famiglia quasi subito a Matera. Laureatosi in Medicina all’Università di Napoli, dopo un periodo di ricerche all’estero tornò nella città dei Sassi, dove esercitò la professione medica.

Appassionato di archeologia, collezionava conchiglie fossili, cocci di ceramica e piccoli resti di arnesi di selce. L’amico e farmacista Francesco Riccardi, un giorno gli consegnò una punta di freccia in pietra gialla, intatta, che aveva trovato nella località di Serra Sant’Angelo, vicino alla cosiddetta «Grotta dei Pipistrelli» (un luogo che mai nessuno aveva avuto in precedenza il coraggio di esplorare). Dal 1872 al 1878 Ridola effettuò dei sopralluoghi nella Grotta dei Pipistrelli (scoprendo che era l’ultima di un intero sistema di cavità), e ciò che lo colpì maggiormente fu la scoperta di un luogo sacro per gli antichi uomini del Paleolitico.

A questa scoperta ne seguiranno tante altre, tra cui le grotte funerarie sulla collina di Timmari, circa una trentina di scheletri di sesso ed età differenti, la scoperta degli insediamenti di Murgia TimoneMurgecchia e Serra D’Alto, luoghi in cui vi erano numerose tracce di trincee di villaggi preistorici.

Grazie a Ridola, oggi sappiamo che Matera è la terza città più antica del mondo, dopo Gerico (in Cisgiordania) e Aleppo (in Siria). Presso il Museo che porta il suo nome, a Matera, è possibile ammirare gran parte delle scoperte che ha fatto.

Domenico Ridola (1841-1932). Foto: Musei Nazionali di Matera

Gaspare Melchiorri, 09 giugno 2025 | © Riproduzione riservata

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