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Il Musée Niépce lascia o raddoppia?

Luana De Micco

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Il Musée Nicéphore Niépce è al centro delle polemiche. Aperto nel 1974 a partire dalla collezione personale di uno dei padri della fotografia (nato proprio nella città della Borgogna, nel 1765), il museo conserva più di 6mila pezzi e 3 milioni di immagini. Vi hanno esposto tra gli altri Manuel Alvarez Bravo e Mario Giacomelli, che ha anche donato più di un centinaio di scatti.

Lo scorso 12 giugno una petizione online ha denunciato i tagli di budget di circa il 60% in due anni, voluti dal sindaco di destra di Chalon, Gilles Platret. Il fondo per le acquisizioni è passato da 43mila euro nel 2015 a 14mila nel 2016. Una crisi che preoccupa il mondo della fotografia internazionale: «Grazie al lavoro del Musée Niépce, Chalon è diventata la capitale della fotografia, si legge nel testo. Senza il mantenimento di adeguati mezzi finanziari e di un progetto ambizioso, tutto rischia di essere annientato».

A fine luglio la petizione raccoglieva più di 5.900 firme, tra cui quelle dei fotografi Philippe Bazin, Patrick Tosani, Vasco Ascolini, Peter Knapp, ma anche dell’artista plastico Ange Leccia e del musicista Ethan Winogrand, figlio del fotografo Garry. Il direttore del museo, François Cheval, in carica dal 1996, ha annunciato le sue dimissioni per dicembre.

È lui del resto ad aver curato la mostra «L’œil de l’expert» (fino al 18 settembre) che fa il punto proprio sulle acquisizioni degli ultimi vent’anni. Per frenare le polemiche il sindaco Platret, che non ha negato i tagli, ha però negato la crisi e denunciato «un attacco politico della sinistra per destabilizzare la municipalità». Ha anzi annunciato un futuro progetto di rinnovamento e ampliamento del museo, facendo appello a fondi privati.

Luana De Micco, 16 settembre 2016 | © Riproduzione riservata

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