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Elena Caslini
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Da poco più di un anno, un nuovo museo d’arte contemporanea sorge alle porte del Mediterraneo, su quell’isola, Malta, da sempre ponte naturale tra l’Europa meridionale e il Nordafrica.
Più che un museo, il Micas-Malta International Contemporary Art Space vuole essere uno spazio vivo, dedicato alla creazione, al dialogo e alla sperimentazione. Il nome stesso lo dichiara: non un’istituzione statica, ma una piattaforma dinamica, aperta al confronto e alla ricerca. Situato a Floriana, alle porte de La Valletta, il Micas nasce con l’obiettivo di valorizzare l’arte contemporanea locale attraverso una programmazione di respiro internazionale. Abbiamo incontrato Phyllis Muscat, presidente del Board, per farci raccontare come è nato questo progetto e quali ambizioni lo animano.
Le origini del Micas: una necessità sentita
Prima di avere una sede fisica, uno scenografico edificio incastonato tra le fortificazioni seicentesche di St. James e St. John Bastions, il Micas è stato per anni una piattaforma non profit. «La nostra attività è iniziata nel 2018, racconta Muscat, con la prima acquisizione, una scultura di Ugo Rondinone, seguita da un’installazione di Conrad Shawcross e da una serie di art weekend che hanno portato sull’isola artisti come Pierre Huyghe, Cristina Iglesias e Michele Oka Doner. Tutti nomi che riflettono la visione internazionale del Micas».
La necessità di uno spazio dedicato interamente all’arte contemporanea era, a Malta, avvertita da tempo. «C’era una grande lacuna, prosegue Muscat. La comunità artistica chiedeva da anni un museo pubblico dove poter esporre le proprie opere. Ci sono voluti coraggio e visione, ma finalmente, alla fine del 2024, abbiamo aperto le porte al pubblico. Il nostro obiettivo è che il Micas diventi un punto di riferimento per la comunità locale e, al tempo stesso, un polo di attrazione per il turismo culturale a Malta. Un po’ come, in un altro contesto, lo è Caravaggio».
Il progetto architettonico: tra memoria e contemporaneità
Floriana, la città che ospita il Micas, nacque come sobborgo all’ingresso del promontorio de La Valletta e si sviluppò intorno alle fortificazioni progettate, tra il XVII e il XVIII secolo, dagli ingegneri militari Pietro Floriani, Maurizio Valperga, Carlos de Grunenbergh e François de Mondion. «Quando abbiamo scelto quest’area come sede del museo, era in completo stato di abbandono», ricorda Muscat. Il progetto, cofinanziato da fondi europei, ha comportato il recupero e la riconversione di oltre 6mila metri quadrati di paesaggio storico in uno spazio multifunzionale, con sale espositive interne, giardini per sculture all’aperto, bookshop, caffè e aree per eventi.
«L’edificio del Micas, spiega Muscat, progettato da Carlo Terpolilli, cofondatore dello studio fiorentino Ipostudio, si integra perfettamente con le preesistenze storiche, rispettandone completamente l’identità». Il risultato finale è un effetto di grande naturalezza ed equilibrio, dove l’antica pietra calcarea maltese dialoga con la trasparenza del vetro e la purezza del metallo.
L’installazione «Tree of Life» di Joana Vasconcelos al Micas di Malta
La programmazione: una visione internazionale per l’arte maltese
Dopo anni di attività itinerante, il Micas ha inaugurato ufficialmente il 24 ottobre 2024 con una mostra personale di Joana Vasconcelos, l’artista portoghese nota per le sue monumentali e coloratissime istallazioni tessili. «La mostra di Joana, spiega Muscat, è stata il frutto di anni di lavoro, durante i quali abbiamo costruito con entusiasmo una rete di relazioni con artisti, curatori, musei, fondazioni e storici dell’arte internazionali. Malta è un piccolo centro, periferico se vogliamo, ma crediamo che puntare sulla grande arte internazionale possa contribuire a portare i riflettori sull’isola e sull’arte contemporanea locale».
La programmazione del museo alterna infatti grandi mostre di artisti internazionali a progetti dedicati alla scena maltese. Tra questi, la collettiva «The Space We Inhabit» (14 giugno-28 settembre 2025) ha riunito i maltesi Caesar Attard, Vince Briffa, Austin Camilleri, Joyce Camilleri, Anton Grech e Pierre Portelli, mentre la prossima esposizione sarà dedicata a tre artisti del Mediterraneo.
La mostra dedicata a Milton Avery
In corso fino al 4 aprile 2026, la mostra «Colour, Form and Composition: Milton Avery and His Enduring Influence on Contemporary Painting» inaugura al Micas un nuovo filone di ricerca dedicato a rileggere i protagonisti del Novecento in chiave contemporanea. Curata da Edith Devaney, direttrice artistica del museo e già curatrice alla Royal Academy of Arts di Londra, la rassegna mette in dialogo 35 dipinti del pittore americano Milton Avery (1885-1965) con le opere di sette artisti internazionali (Henni Alftan, Harold Ancart, March Avery, Andrew Cranston, Gary Hume, Nicolas Party e Jonas Wood), tutti protagonisti della scena globale e rappresentati da importanti gallerie. Si tratta della seconda mostra mai dedicata in Europa a Avery, figura centrale del secondo Novecento americano, la cui pittura, sospesa tra astrazione e rappresentazione, continua a ispirare nuove generazioni di artisti. «Questo è l’obiettivo che vogliamo raggiungere, conclude Muscat. Mostre di grande risonanza, capaci di favorire un dialogo sia geografico che generazionale, e di aggiungere un contributo scientifico al dibattito internazionale sull’arte».
Una veduta della mostra «Colour, Form and Composition: Milton Avery and His Enduring Influence on Contemporary Painting» al Micas di Malta. Photo: Sean Mallia
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