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Una veduta del centro storico di Pietrasanta (Lu) con la Chiesa di Sant’Agostino

Foto tratta da Wikipedia, CC BY-SA 3.0, Hans Peter Schaefer

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Una veduta del centro storico di Pietrasanta (Lu) con la Chiesa di Sant’Agostino

Foto tratta da Wikipedia, CC BY-SA 3.0, Hans Peter Schaefer

Cinque artisti che hanno scelto Pietrasanta come luogo eletto

Tra antiche botteghe e nuovi studi, una selezione di autori internazionali spiegano perché hanno scelto la «piccola Atene della Versilia» come loro casa e loro studio

Elena Caslini

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Già Michelangelo vi si era recato, su commissione papale, per scegliere il marmo destinato alla facciata della Chiesa di San Lorenzo. Da allora, Pietrasanta è rimasta un punto di riferimento mondiale per l’arte dell’estrazione e della lavorazione del marmo. In pochi altri luoghi, come qui, quest’arte è diventata un rituale quotidiano, un sapere tramandato di padre in figlio, e una vera e propria filosofia di vita.

Accanto ai laboratori del marmo, si trovano poi le fonderie, altra eccellenza di pari importanza: grazie a loro, maestri come Botero e Igor Mitoraj hanno potuto dare forma a opere che sembravano irrealizzabili.

Oggi Pietrasanta ha un volto diverso da quello dei tempi in cui gli artisti si ritrovavano al Bar Michelangelo, circondati dagli scalpellini che vi si recavano dopo il turno nelle botteghe del centro storico. Molte di quelle botteghe non ci sono più, ma restano gli artisti: quelli che ancora oggi scelgono Pietrasanta come luogo della propria casa e del proprio studio.
Nominarli tutti sarebbe impossibile. Ne abbiamo incontrati cinque e questo è ciò che ci hanno raccontato.

Kevin Francis Gray. Photo: Camilla Maria Santini B

Kevin Francis Gray (Armagh, 1972)

Artista di fama internazionale, l’irlandese Kevin Francis Gray divide il suo tempo tra Londra e Pietrasanta. Dopo aver conseguito il Master in Fine Art al Goldsmiths College di Londra, approda nella cittadina toscana con un obiettivo preciso: imparare alla perfezione le antiche tecniche di lavorazione del marmo. «Quando sono arrivato a Pietrasanta ero ancora molto giovane. Il mio desiderio era comprendere a fondo la tradizione scultorea e padroneggiare l’arte del marmo. Mi affidai inizialmente allo studio Giannoni, dove realizzai una delle mie prime sculture, “Ballerina & Boy”, in marmo bardiglio». L’opera è oggi conservata nel suo studio, dove l’artista trascorre circa metà dell’anno. Situato alle porte del centro storico, lo spazio, un’ex architettura industriale, è insieme laboratorio e museo: qui, con il supporto del suo team, Gray realizza tutte le sue sculture in marmo, circondato da opere e calchi che raccontano l’evoluzione del suo percorso, dalle prime prove al recente ciclo «Family Series». Insieme alla moglie, la designer Tara Moore, Gray ha in programma di aprire il proprio studio ad altri artisti contemporanei, offrendo loro la possibilità di sviluppare nuovi progetti. «Quando ero giovane, racconta, ho ricevuto molto sostegno da parte di artisti più esperti. Ora è arrivato il momento di restituire ciò che ho ricevuto».

Chiara Camoni, Accademia Carrara Bergamo

Chiara Camoni (Piacenza, 1974)

Breaking news: sarà Chiara Camoni la protagonista del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia 2026. L’artista piacentina, che ha conquistato il mondo dell’arte e il suo pubblico con sculture in ceramica dal sapore ancestrale e lavori ispirati alla natura, vive e lavora da anni a Seravezza, a pochi chilometri da Pietrasanta, insieme al marito, il pittore Luca Bertolo.

A differenza di molti artisti che hanno scelto questo luogo per la maestria dei suoi artigiani e dei laboratori, la decisione di Camoni è stata guidata da altre motivazioni: «Ho deciso di trasferirmi qui per la bellezza del paesaggio, per questo contrasto di mare e di montagna. Non utilizzo il marmo nelle mie opere, se non come materiale di recupero: raccolgo scarti! Faccio parte di un Comitato a difesa delle montagne, che si oppone all’estrazione delle cave quando diventa violenta e indiscriminata». Il lavoro di Camoni si divide tra la casa-studio immersa nelle colline e un laboratorio in pianura. In questi spazi realizza gran parte delle sue opere in ceramica, tra cui le «Odalische», evoluzione delle sue celebri «Ninesse» e «Sister», attualmente esposte in una grande mostra al Museo de Arte Contemporáneo Español-Patio Herreriano di Valladolid (fino all’8 marzo 2026).

Yves Dana. Photo: Louise Renaud

Yves Dana (Alessandria d’Egitto, 1959)

Lo scultore egiziano Yves Dana, oggi basato a Losanna, realizza opere in bronzo, gesso e pietra dura ispirate alle forme totemiche ed essenziali della scultura dell’Antico Egitto.
Arriva a Pietrasanta alla fine degli anni Ottanta, attratto dall’eccellenza delle sue fonderie artistiche. Qui realizza le prime opere presso la storica Fonderia Tesconi e, successivamente, alla Fonderia Mariani, con cui collabora ancora oggi. «Ho scelto Pietrasanta per la possibilità che offre di realizzare sculture di grande formato, cosa difficile da fare in Svizzera. Anche per la pietra, al di là del marmo, che personalmente non utilizzo, Pietrasanta è un luogo eccezionale: qui posso trovare qualsiasi tipo di pietra dura, proveniente da ogni parte del mondo». Dana trascorre a Pietrasanta circa quattro mesi all’anno e ha recentemente acquistato un nuovo studio, circondato da laboratori di marmo: «Ho deciso di ristrutturare questo spazio per renderlo il mio nuovo studio, dove lavorare alle sculture più grandi, in modo libero, senza il confronto con il mio lavoro precedente, che si trova quasi tutto nel mio studio di Losanna. Mi piacerebbe trasformare l’esterno in un giardino di sculture».

Kan Yasuda. Photo: Nicola Gnesi

Kan Yasuda (Bibai, 1945)

Quest’anno Pietrasanta gli ha conferito la cittadinanza onoraria, rendendo omaggio a uno degli artisti che più hanno segnato la storia recente della città. Il riconoscimento per Kan Yasuda è arrivato al termine di una grande mostra retrospettiva che ha trasformato gli spazi pubblici in un museo a cielo aperto, animato dalle sue sculture pure e silenziosamente seducenti.

Giunto alla fine degli anni Settanta, ha da allora diviso la sua vita tra il Giappone (a Hokkaido, si trova il suo museo all’aperto) e la cittadina toscana, che considera ormai casa. Celebre il lungo sodalizio con Giorgio Angeli, maestro artigiano che ha collaborato con alcuni dei più grandi artisti al mondo e con cui Yasuda continua a lavorare. Parte delle sue opere in marmo nasce ancora oggi nel laboratorio Angeli, dove l’artista ci ha mostrato sculture «che non rappresentano nulla, ma contengono il tutto». Un’altra parte del suo lavoro prende forma e trova spazio nel suo ampio studio-magazzino, dove conserva alcune delle opere più preziose e progetta nuove realizzazioni. Chi volesse conoscere il suo lavoro più a fondo, può chiedere direttamente al maestro: non è raro, nelle sere d’estate, incontrarlo seduto sugli scalini del Duomo.

Prasto

Prasto (Tbilisi, 1967)

Vazha Mikaberidze, conosciuto con il nome d’arte Prasto, nasce a Tbilisi, in Georgia. Dopo aver completato gli studi all’Accademia di Belle Arti della sua città, giunge in Italia all’inizio degli anni Novanta. «Devo la scoperta di Pietrasanta al mio professore dell’Accademia Riaci di Firenze, dove studiavo allora, racconta l’artista. Ero particolarmente abile nel modellare, così mi chiese di ritoccare (o meglio, sistemare) una sua scultura che si trovava presso la Fonderia Massimo Del Chiaro. Rimasi colpito dalle straordinarie opportunità di lavoro che la fonderia offriva agli artisti».

Con Pietrasanta, confessa, «è stato amore a prima vista». Nel 1996 riceve la sua prima importante commissione dal Ministero della Cultura della Georgia e decide di stabilirsi definitivamente nella cittadina toscana, dove tuttora vive, nel cuore del centro storico. Le sue celebri sculture bronzee, dalle forme ellittiche e riconoscibili, prendono invece vita nel suo ampio studio di Viareggio. È qui che Prasto ha realizzato anche le opere che, dal 14 febbraio al 2 giugno 2026, animeranno gli spazi pubblici di Pietrasanta e della marina nella mostra «Eggocentric», un percorso espositivo dedicato alla forma primordiale e simbolica dell’uovo.

Elena Caslini, 22 ottobre 2025 | © Riproduzione riservata

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