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Marco Elio Rottigni, Direttore Generale dell'Associazione Bancaria Italiana

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Marco Elio Rottigni, Direttore Generale dell'Associazione Bancaria Italiana

Il Giornale dell’Arte per il Festival È cultura! | Parola a Marco Elio Rottigni

Le riflessioni del Direttore generale dell'Associazione Bancaria Italiana, a margine del Festival “È cultura!” (dall’11 al 18 ottobre)

Guglielmo Gigliotti

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A margine del Festival “È cultura!” (dall’11 al 18 ottobre) promosso da ABI e ACRI, Marco Elio Rottigni, Direttore generale dell’ABI, riflette sul ruolo delle banche come attori non solo economici ma anche culturali e sociali, capaci di sostenere comunità e territori attraverso la valorizzazione del patrimonio, la promozione di eventi diffusi e l’impegno verso lo sviluppo sostenibile. «Le banche, oltre al loro ruolo di motore economico del Paese a fianco di famiglie e imprese, sono e vogliono continuare a essere promotrici di uno sviluppo che sia culturale e sociale».

Mi racconti la sua prima grande emozione culturale. 
Ero un bimbo delle scuole elementari quando partecipai a una gita in Alta Valcamonica, una delle valli più estese delle Alpi Centrali, nella provincia a me concomitante di Brescia. In quella occasione, potei toccare intorno come l’uomo fosse stato in grado di lasciare una traccia tangibile di sé nella natura. E mentre vivevo questa esperienza tattile-sensoriale, la voce di sottofondo mi narrava di oranti, di guerrieri, di eroi, di danzatrici, di scene di caccia e di guerra e di sacrifici religiosi. Da quel giorno mi restò così fisso nella memoria il concetto per cui la natura non solo può essere il tema principale dell’arte, ma anche mezzo e materia con cui esprimerla e realizzarla. Fu un viaggio a ritroso nel tempo da cui uscii emotivamente affascinato per come l’arte continua, roccia dopo roccia, a echeggiare e intrecciarsi alla storia e ai sentimenti di genti vissute migliaia di anni fa.

Finanza e cultura: cosa può insegnare la cultura alla finanza, e cosa la finanza alla cultura? 
La cultura permette di avere uno sguardo più profondo sul tempo, sulla società e i suoi diversi linguaggi, invitando ad adottare una visione più articolata, attenta e inclusiva e trasmettendo così il senso del bello. La finanza, a sua volta, può trasferire alla cultura il valore della sostenibilità e la capacità di trasformare idee complesse in progetti strutturati e di impatto sociale oltre che economico. Mettendo a disposizione strumenti e competenze, la finanza contribuisce a sostenere e far crescere le iniziative culturali, raggiungendo pubblici ampi e diversificati. È un dialogo virtuoso che arricchisce entrambi gli ambiti e promuove sviluppo condiviso, rispettoso delle diversità e sostenibile nel tempo.

Con l’arte, l’uomo tenta di emulare le armonie della natura e della materia. La natura è quindi la prima opera d’arte. Che rapporto ha con la natura? 
Stupore e meraviglia. Sublimità e maestosità. Questi, gli ingredienti del mio rapporto con la natura, figli della mia grande passione per la fotografia naturalistica e paesaggistica, di cui uno dei più grandi ispiratori per me è stato Ansel Adams. In una connessione emotiva con la terra e con una visione quasi spirituale del paesaggio, le mie emozioni si nutrono della solennità di una natura incontaminata, che, con la sua calma e la sua purezza, sa ogni volta sintonizzarsi con me in un vortice di pace interiore, nostalgia, contemplazione e silenzio. Una connessione che si muove sulle stesse corde della quiete, della lentezza e dell’unione con la terra di «Bovi al carro», dipinto da Giovanni Fattori nel 1867. È uno dei miei dipinti preferiti per come sa educarmi lo sguardo a cogliere la verità del momento. Il dialogo pertanto diviene spesso sintesi di un insieme di fattori: luce, colori, suoni, maestosità degli ambienti che mi contornano e dei quali noi siamo umili ospiti. In qualche modo è anche quello che avverto di fronte al panorama delle mie montagne: la loro intrinseca forza e solidità e allo stesso tempo la loro mutevolezza mi portano sempre a esprimere un profondo senso di riconoscenza per la vita e per il mondo.

Qual è il valore della promozione della cultura da parte di ABI? 
Le banche, oltre al loro ruolo di motore economico del Paese a fianco di famiglie e imprese, sono e vogliono continuare a essere promotrici di uno sviluppo che sia culturale e sociale. L’ABI e le banche lavorano con convinzione per sostenere la cultura e valorizzarla per contribuire alla crescita dei territori e delle comunità. È un impegno che nasce dalla consapevolezza per cui promuovere la cultura significa rafforzare il senso civico, stimolare la partecipazione e costruire coesione. Un esempio concreto di questo impegno è la manifestazione “È cultura!”, promossa assieme ad ACRI, che ogni anno coinvolge banche, fondazioni e istituzioni in un ricco programma di eventi e incontri aperti al pubblico. Il cuore della manifestazione è rappresentato dalla settimana dall’11 al 18 ottobre, ma il Festival dà vita ad eventi e iniziative che si sviluppano durante tutto il corso dell’anno. Non si tratta solo di arte, ma anche di dibattiti e momenti di approfondimento su temi attuali: un’occasione importante per affermare il ruolo della cultura come bene comune da essere condiviso.

Banche e fondazioni si stanno aprendo alla società e al territorio: che tipo di processo è? 
Questa apertura si inserisce in un percorso sviluppato da tempo, fatto di relazioni radicate, investimenti sociali e attenzione costante alle dinamiche locali. È un processo fondato su responsabilità, ascolto e partecipazione attiva. Le banche e le fondazioni riconoscono l’importanza di essere vicine alle persone e ai territori, promuovendo iniziative di identità e sviluppo anche territoriale che vanno oltre la tradizionale funzione di assistenza e offerta di servizi finanziari. La cultura rappresenta uno strumento privilegiato per costruire relazioni inclusive e durature. Aprirsi alla società significa condividere progettualità e sostenere esperienze collettive capaci di generare valore per tutti. Questo impegno si traduce in un dialogo costante con gli attori locali e nella creazione di reti collaborative che rafforzano il legame tra istituzioni finanziarie e società civile.

Come definirebbe il valore intrinseco delle opere d’arte di proprietà bancaria, intendo al di là dell’aspetto economico? 
Il valore storico e artistico custodito e curato dalle banche e dalle fondazioni è parte della memoria collettiva del Paese, capace di raccontare l’evoluzione di territori, comunità e linguaggi espressivi e di testimoniare «il tempo» dell’arte nel passato, nel presente e nelle anticipazioni di cosa possano essere i futuri, evidenziando il grande contributo che da sempre il mondo bancario in Italia dà allo sviluppo e alla tutela delle esperienze artistiche e alla loro valorizzazione. Conservare, valorizzare, rendere accessibili e promuovere iniziative significa mantenere viva una narrazione culturale che talvolta rischierebbe di disperdersi, consentendo di promuovere conoscenze e condivisione.

Che significato ha un evento, come il Festival “È cultura!”, che vede convergere numerosi istituti bancari all’interno di un progetto culturale, e non economico. 
Il Festival “È cultura!”, come anticipato sopra, unisce diversi attori - banche, fondazioni, istituzioni e autorità - attorno a un progetto comune e condiviso che mette al centro la cultura come strumento strategico per interpretare la complessità del presente e costruire e trasmettere una visione del bello attraverso azioni comuni. Con l’apertura di sedi storiche e moderne, le banche e le fondazioni accolgono e favoriscono il dialogo tra passato e futuro, promuovendo spazi di riflessione, condivisione e sviluppo culturale, coinvolgendo cittadini e territori in iniziative inclusive e intergenerazionali.

Qual è la filosofia del Festival? 
La filosofia di “È cultura!” si fonda su valori chiave come inclusione, accessibilità e partecipazione. È un’iniziativa diffusa su tutto il territorio nazionale, aperta a tutti e pensata per coinvolgere pubblici di ogni età. Il Festival unisce la valorizzazione del patrimonio artistico e culturale all’innovazione digitale, ai nuovi linguaggi dell’arte, proponendo un programma che alterna eventi in presenza e da remoto, per favorire una fruizione ampia e diversificata: “È cultura!” si inserisce nel quadro delle grandi sfide che guidano l’impegno dell’ABI e del settore bancario, in particolare rispetto a digitalizzazione e innovazione, cambiamenti climatici e sostenibilità, cambiamenti demografici e gestione dei talenti. A supporto di questo impegno, rientrano anche le iniziative di educazione finanziaria quale strumento di inclusione sociale e di libertà per le persone.

Come definirebbe una banca che investe in arte e cultura rispetto a una che non lo fa? Quali valori e quali strategie motivano gli investimenti culturali? 
È un impegno che guarda alle persone, alle nuove generazioni, all’inclusione, che rafforza il senso di comunità e che lascia un’impronta duratura. È di fatto la tangibile espressione dell’accezione più nobile della generosità. Una banca che sceglie la cultura sceglie di mettersi al servizio degli altri, contribuendo a un futuro che pone al centro obiettivi di pari opportunità, inclusione e progresso per tutti.

Guglielmo Gigliotti, 01 ottobre 2025 | © Riproduzione riservata

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