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Il ritrovamento di rotoli della Torah trafugati nella cantina dell’Istituto nazista per lo studio della questione ebraica di Francoforte, avvenuto il 6 luglio 1945

Archivio militare americano/Amministrazione degli archivi nazionali e dei registri degli Stati Uniti

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Il ritrovamento di rotoli della Torah trafugati nella cantina dell’Istituto nazista per lo studio della questione ebraica di Francoforte, avvenuto il 6 luglio 1945

Archivio militare americano/Amministrazione degli archivi nazionali e dei registri degli Stati Uniti

I tedeschi hanno deciso: obbligo di restituzione per sempre

Accordo storico tra Ministero, Stati federali e autorità locali: i beni saccheggiati dai nazisti potranno essere pretesi senza prescrizione di tempo e anche senza il consenso dei musei

Francesca Petretto

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Quasi 80 anni dopo la fine della seconda guerra mondiale finalmente potranno essere accelerate le procedure di restituzione dei beni saccheggiati dai nazisti alle famiglie delle vittime

Si stima che oltre 600mila furono le opere d’arte rubate o estorte dal Terzo Reich ai loro proprietari ebrei; di queste molte migliaia si trovano ancora nelle collezioni dei musei tedeschi. Finora la Germania aveva reso estremamente difficile la restituzione ai discendenti ma la situazione è destinata a cambiare: con un accordo tra la ministra della Cultura Claudia Roth, gli Stati federali e le autorità locali si è dato avvio, dopo anni di resistenza soprattutto da parte della Baviera, a una riforma fondamentale delle procedure di restituzione che pare entrerà in vigore entro la fine di quest’anno. Se fino a ieri i nipoti delle vittime di furto non riuscivano a muovere i musei alla restituzione era perché potevano appellarsi solamente a una Commissione consultiva che aveva facoltà di decidere in materia solo previa autorizzazione a procedere da parte dei musei stessi. Per questo motivo in 21 anni di attività essa ha potuto valutare solo 24 casi di «Raubkunst» (arte rubata) tra migliaia di richieste. Ora le famiglie querelanti potranno richiedere una disanima anche senza il consenso dei musei

La Commissione stessa sarà abolita e sostituita da un Tribunale arbitrale con maggiori poteri decisionali le cui disposizioni saranno «legalmente vincolanti e rivedibili da un altro organismo». Con queste due importanti innovazioni la Germania viene incontro a richieste avanzate da decenni rispondendo a sempre maggiori pressioni anche dall’estero. La recente riforma dei Princìpi di Washington, l’accordo internazionale con cui 25 anni fa gli Stati avevano concordato standard e obiettivi per la restituzione delle opere d’arte saccheggiate, potrebbe aver giocato un ruolo significativo nella sorprendente svolta, in particolare l’emendamento che riguarda «l’invocabilità unilaterale» del richiedente come obbligatoria. Si tratta di un piccolo passo avanti perché molte altre richieste dei Princìpi di Washington riformati rimangono disattese, come quella di affidare a organismi indipendenti, e non al museo stesso, la ricerca sulla provenienza o di pubblicare online cataloghi, studi e inventari per agevolare le ricerche della parte lesa. Il presidente della Conferenza dei Ministri della Cultura, Timon Gremmels, ha parlato di un «passo importante verso un processo di restituzione accelerato e trasparente. Con l’istituzione di un tribunale arbitrale possiamo trasformare le raccomandazioni in decisioni e garantire una migliore giustizia agli interessi delle persone colpite». Hermann Parzinger, presidente della Fondazione prussiana per il patrimonio culturale, ha dichiarato: «I musei, in quanto istituzioni pubbliche, sono consapevoli dei loro obblighi. La ricerca sulla provenienza è essenziale, eppure in molti casi e settori passa sotto silenzio. Da noi non è possibile la prescrizione».

Claudia Roth. Foto: J. Konrad Schmidt

Francesca Petretto, 09 maggio 2024 | © Riproduzione riservata

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