«Imelda de Lambertazzi» (1853) di Francesco Hayez

Image

«Imelda de Lambertazzi» (1853) di Francesco Hayez

I mutamenti milanesi in 8 sezioni

Il Castello Visconteo Sforzesco di Novara celebra la pittura lombarda tra gli anni ’10 e i primi anni ’80 dell’Ottocento

L’evoluzione della pittura lombarda tra gli anni ’10 e i primi anni ’80 dell’Ottocento è al centro della mostra «Milano da romantica a scapigliata», aperta sino al 12 marzo al Castello Visconteo Sforzesco.

Ideata e prodotta da Comune di Novara, Fondazione Castello e Mets Percorsi d’Arte e curata da Elisabetta Chiodini, la rassegna presenta oltre 70 opere di maestri come Migliara, Bisi, Molteni, Bossoli, il Piccio, Faruffini, distribuite in 8 sezioni che ripercorrono i grandi mutamenti che interessarono Milano (e l’intera Penisola), nei decenni compresi tra la fine del dominio napoleonico e i primi vent’anni dello Stato unitario.

Partendo da una pittura romantica di stampo letterario, attraverso vedute urbane e dipinti che documentano l’attualità (la sezione III è dedicata alle Cinque giornate di Milano), passando attraverso scene di vita popolare (tra cui il celebre «Pane e lacrime» di Domenico Induno, esposto nella versione del 1854), si approda alla stagione delle sperimentazioni di Filippo Carcano, Tranquillo Cremona e Daniele Ranzoni, che trasfondono in pittura gli ideali della Scapigliatura, ovvero di quel complesso fenomeno culturale che, dal 1856 al 1880, mobilitò artisti, musicisti e (soprattutto) letterati uniti da alcuni orientamenti comuni:
«Realisti in arte, repubblicani in politica, razionalisti in filosofia, i bohèmes rappresentano il tipo opposto ai conservatori in ogni gradazione», sintetizzò Felice Cameroni su «Il Gazzettino Rosa» il 14 novembre 1873.

Ma che quello scapigliato fosse più un fermento (quindi disomogeneo e asistematico) che un movimento, lo s’intende pensando alla prosa tutt’altro che realistica, ma anzi aristocraticissima, di Carlo Dossi, nume di una linea lombarda che arriva fino a Gadda e Arbasino, di cui è in mostra un ritratto eseguito dal Cremona nel 1867.

(«Imelda de Lambertazzi», 1853, tela di Francesco Hayez ispirata al romanzo di Defendente Sacchi I Lambertazzi e i Geremei, nella foto)

«Imelda de Lambertazzi» (1853) di Francesco Hayez

Alessandra Ruffino, 04 novembre 2022 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

A Rivarolo Canavese (To) una selezione di opere di fotografi piemontesi indaga il rapporto tra fotografia, arte visiva, teatro, musica, danza e letteratura

In un momento di rivalutazione della maestria artigianale, la tecnica ceramica, in cui scultura e pittura convivono, ha ritrovato centralità. Alla Galleria Marina Bastianello di Venezia un duetto tra Africa ed Europa

La fortunata carriera del pittore del Seicento al centro di una mostra nelle Sale Chiablese dei Musei Reali di Torino

Al Met la prima versione del «Pescatoriello» di Vincenzo Gemito, vendite anche al Musée national d’archéologie, d’histoire et d’art del Lussemburgo e a privati

I mutamenti milanesi in 8 sezioni | Alessandra Ruffino

I mutamenti milanesi in 8 sezioni | Alessandra Ruffino