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A Family of Cheetahs in a Rocky Landscape, attributed to Basawan, Mughal India, circa 1575-80

Christie’s

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A Family of Cheetahs in a Rocky Landscape, attributed to Basawan, Mughal India, circa 1575-80

Christie’s

I ghepardi di Basawan incantano Londra: record mondiale per un capolavoro Moghul

Venduto da Christie’s per 10,2 milioni di sterline, l’acquerello ha stabilito un nuovo record mondiale per un dipinto classico indiano o islamico

Riccardo Deni

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Sospesa in un'alba dorata, una famiglia di ghepardi riposa tra rocce e cespugli in fiore. La scena, serena e solenne, cattura un attimo fragile tra quiete e tensione, quando la natura osserva se stessa. Un brano di pittura dai contorni morbidi e i cieli accesi, dove il gesto attento degli animali restituisce il respiro di un mondo antico, in cui la meraviglia si fonde con la conoscenza. È l’universo poetico di Basawan, uno dei più grandi maestri della pittura moghul, attivo alla corte dell’imperatore Akbar nel tardo XVI secolo, nell'India settentrionale.

Il capolavoro in questione, intitolato Una famiglia di ghepardi in un paesaggio roccioso (India Moghul, ca. 1575-1580), ha appena riscritto la storia del mercato dell’arte. Venduto da Christie’s Londra durante l’Asian Art Week, l’acquerello ha raggiunto la cifra di 10.2 milioni di sterline (13,6 milioni di dollari / 11,7 milioni di euro), stabilendo un nuovo record mondiale per un dipinto classico indiano o islamico. L’opera, proveniente dalla collezione privata del principe e della principessa Sadruddin Aga Khan, ha superato di quattordici volte la stima iniziale, fissata tra 700 mila e 1 milione di sterline.

A Family of Cheetahs in a Rocky Landscape, attributed to Basawan, Mughal India, circa 1575-80

Di certo, l’opera ha il suo valore. Unisce la forza del naturalismo moghul alla profondità simbolica che rese Basawan l’artista prediletto di Akbar, capace di fondere osservazione scientifica e tensione spirituale. Come ha ricordato il curatore Stuart Cary Welch, «è uno dei dipinti più vivaci dell’arte moghul, uno studio di storia naturale tra i più importanti mai realizzati». Il dipinto raffigura una famiglia di ghepardi distesa sotto un grande albero contorto, animato da scoiattoli, uccelli e una scimmia che spia curiosa tra i rami. L’albero stesso - tronco nodoso, rami intrecciati e un cielo d’oro che lo avvolge - sembra come espandersi, divenendo parte viva della scena. L’artista dispone le figure con equilibrio teatrale, mentre la luce accarezza le rocce e scorre sull’acqua come un filo di seta.

Gli studiosi hanno riconosciuto nel dipinto una delle prime rappresentazioni naturalistiche del ghepardo nel suo ambiente, ma anche un’allegoria del mondo ideale di Akbar, dove uomini e animali convivono in armonia. Come osserva la scrittrice Amina Okada, «Basawan mostra un’attenzione ai contorni e una sensibilità per le forme morbide e arrotondate che producono effetti spettacolari, quasi barocchi, senza mai spezzare l’armonia della composizione». La scena è inoltre percorsa da una sottile simbologia. Le coppie di uccelli e scoiattoli alludono alla fertilità e alla fedeltà coniugale, mentre la luce dorata, che investe i felini e l’albero, trasforma il paesaggio in una metafora cosmica dell’unità tra cielo e terra. Non a caso, l’imperatore Akbar - grande amante dei ghepardi, che considerava animali propizi - commissionò a Basawan diversi studi di animali, incoraggiando la nascita di un linguaggio pittorico in cui l’osservazione empirica si coniugava a un’intensa spiritualità.

Riccardo Deni, 28 ottobre 2025 | © Riproduzione riservata

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