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I clamorosi furti al Louvre, storia e cronaca: dalla Gioconda ai Gioielli di Napoleone

Il paradosso è evidente: il Louvre è oggi uno dei musei più controllati al mondo, ma anche uno dei più aperti e affollati, con oltre sette milioni di visitatori annui.

Angelica Kaufmann

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La storia del Museo più celebre al mondo è stata anche una storia di furti, smarrimenti e recuperi che riflette le trasformazioni della società, della sicurezza e del valore simbolico dell’arte. Dal celebre furto della Gioconda nel 1911 fino al colpo ai gioielli della Corona nell’ottobre 2025, il museo ha conosciuto momenti di crisi che hanno messo alla prova la sua stessa funzione: essere custode della memoria collettiva. Il paradosso è evidente: il Louvre è oggi uno dei musei più controllati al mondo, ma anche uno dei più aperti e affollati, con oltre sette milioni di visitatori annui.

1911: la sparizione della Gioconda

Il 21 agosto 1911 un ex imbianchino italiano, Vincenzo Peruggia, sottrasse la Gioconda di Leonardo da Vinci dal Salon Carré del Louvre. Si trattò di un furto tanto ingenuo quanto geniale: Peruggia, che aveva lavorato come operaio al museo, conosceva i passaggi interni e riuscì a nascondersi all’interno dell’edificio fino alla chiusura. Il giorno dopo, rimosse con calma la tavola dal muro, la coprì con la sua giacca e uscì dalla porta dei dipendenti. Il quadro rimase scomparso per oltre due anni, fino a quando, nel 1913, fu ritrovato a Firenze, dove Peruggia tentava di venderlo a un antiquario. Il furto fece il giro del mondo e trasformò la Gioconda in un’icona globale. Prima del 1911, il dipinto era celebre ma non mitico; dopo il furto, divenne il simbolo stesso dell’arte occidentale. L’episodio spinse il Louvre a introdurre per la prima volta misure di sicurezza sistematiche, come la sorveglianza continua e la catalogazione più rigorosa delle opere esposte.

1978: la scomparsa di un Corot

Dopo decenni di relativa tranquillità, nel maggio 1978 venne rubato il dipinto Le Chemin de Sèvres di Jean-Baptiste-Camille Corot. L’opera, stimata allora in circa mezzo milione di franchi, sparì da una sala secondaria e non fu mai più ritrovata. Il caso passò quasi sotto silenzio, ma segnò un ritorno d’attenzione sulla vulnerabilità del museo in anni in cui il controllo elettronico era ancora parziale e i flussi di visitatori in costante aumento.

1988: l’enigma delle antichità greche

Nel giugno 1988, un gruppo di ladri approfittò dei lavori di restauro nell’ala Denon per trafugare una stele funeraria greca risalente al IV secolo a.C. Il furto, avvenuto durante la notte, mostrò l’insufficienza delle misure di allarme nelle aree temporaneamente chiuse al pubblico. L’opera fu recuperata l’anno successivo grazie a un’indagine internazionale, ma l’episodio mise in luce il problema dei cantieri come zone vulnerabili all’interno dei musei monumentali.

1998: il colpo nel settore dei disegni

Nel novembre 1998 sparì una serie di disegni del XIX secolo conservati in una sala di studio riservata ai ricercatori. Si trattava di opere minori, ma il furto destò scalpore per la sua dinamica: nessuna effrazione, nessuna telecamera.
Si ipotizzò un furto interno, mai del tutto chiarito. Fu uno dei primi casi che spinse il Louvre a introdurre protocolli digitali per il tracciamento interno delle opere non esposte.

2009: il furto silenzioso di un bronzo rinascimentale

Nel 2009, un piccolo bronzo del XVI secolo, attribuito alla cerchia di Giambologna, fu trafugato dal dipartimento delle sculture. Il furto passò quasi inosservato per mesi, fino all’inventario successivo.
L’opera, dal valore stimato di 500.000 euro, non è mai stata ritrovata. Il caso rimase emblematico della difficoltà di controllare oggetti di piccole dimensioni in un museo con oltre 35.000 opere esposte e più di 400 sale aperte.

2025: i gioielli della Corona

L’episodio più recente e spettacolare è di questa mattina, 19 ottobre 2025. Una banda di ladri ha fatto irruzione nella Galerie d’Apollon, dove sono esposti i gioielli della Corona francese, sottraendo otto pezzi in pochi minuti.
Le prime indagini hanno rivelato un’operazione altamente professionale: accesso da un’area di cantiere, uso di taglierine a disco e perfetta conoscenza degli spazi interni. Tra i pezzi rubati figuravano parure ottocentesche, un diadema appartenuto all’imperatrice Eugenia e gemme di eccezionale valore storico. Il Louvre è stato chiuso al pubblico per tre giorni. L’episodio ha riaperto il dibattito sulla sicurezza dei grandi musei europei, già sotto pressione per i flussi turistici e per l’età delle strutture. A oggi, le indagini sono ancora in corso e nessun oggetto è stato recuperato. Il furto della Gioconda ha mostrato la potenza del mito; quelli degli anni Settanta e Novanta hanno rivelato la complessità della gestione museale; l’ultimo, nel 2025, ha evidenziato la fragilità delle istituzioni culturali in un’epoca di visibilità globale.

Angelica Kaufmann, 20 ottobre 2025 | © Riproduzione riservata

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