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Un momento di una passata edizione di Arco. Cortesia di ARCOmadrid

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Un momento di una passata edizione di Arco. Cortesia di ARCOmadrid

I Caraibi ad ARCOmadrid

La principale fiera spagnola inaugura la 43ma edizione con oltre 200 gallerie da 36 paesi e una buona partecipazione latinoamericana

Roberta Bosco

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I Caraibi con il loro ventaglio di culture e le loro contraddizioni sono i protagonisti della 43ma edizione della principale fiera d’arte contemporanea della Spagna, ARCOmadrid, che si tiene dal 6 al 10 marzo. Quest’anno sono 205 le gallerie partecipanti provenienti da 36 paesi, di cui 171 confluiscono nel programma generale, cui si sommano le sezioni curate: «La riva, la marea, la corrente: un oceano di Caraibi», con 19 gallerie scelte da Carla Acevedo-Yates e Sara Hermann, «Mai lo stesso. Arte latinoamericana» a cura di Manuela Moscoso e José Esparza Chong Cuy, con 12 gallerie e «Opening», con 15 spazi selezionati da Yina Jiménez Suriel e Cristina Anglada.

In quest’edizione, la prima senza Juana de Aizpuru, fondatrice e prima direttrice della fiera, la partecipazione delle gallerie spagnole rappresenta più del 35%, per un totale di 73 gallerie. Il segmento internazionale supera il 65% con 132 gallerie, di cui il 30% è imputabile alla presenza latinoamericana, con 38 gallerie provenienti da 13 paesi. «In questo modo, ARCOmadrid continuerà a proiettare la sua posizione unica come riferimento latinoamericano in Europa», assicura la direttrice della fiera Maribel López, che ha dovuto «cedere» le date tradizionali di febbraio a ZonaMACO, la fiera di Città del Messico, e inaugurare a marzo. Tra le nuove gallerie internazionali che si incorporano al programma generale, spiccano Gregor Podnar di Vienna, Max Hetzler con sedi a Parigi, Berlino e Londra, Vera Munro di Amburgo, i brasiliani Fortes D’Aloia & Gabriel e León Tovar Gallery di New York.

Tra i fedelissimi spiccano Thaddaeus Ropac con sede a Parigi, Salisburgo, Seul e Londra, Mai 36 di Zurigo, Chantal Crousel di Parigi, Galerie Krinzinger di Vienna, Lelong con spazi a Parigi e New York, carlier | gebauer di Berlino, il torinese Giorgio Persano, che è stato per vari anni membro del comitato organizzatore e Perrotin, ormai vera multinazionale dell’arte con sedi a Parigi, Hong Kong, New York, Seul, Tokyo, Shanghai, Dubai, Las Vegas e Los Angeles.

Solo 8 le gallerie italiane: oltre a Persano, La Veronica Arte Contemporanea (Modica, Rg), MAAB (Milano, Padova), P420 (Bologna), Prometeo Gallery Ida Pisani (Milano), Studio Trisorio (Napoli), Gilda Lavia (Roma), che partecipa nella sezione «Opening» e la new entry Pinksummer (Genova). Aumentano invece i progetti d’artista, pensati e prodotti specialmente per la fiera, che saranno 28, tra cui molto atteso quello della messicana Priscilla Dobler Dzul, rappresentata dalla galleria Nome di Berlino, fondata e diretta dal torinese Luca Barbeni.

Per finire, la principale sezione curata, «La riva, la marea, la corrente: un oceano di Caraibi», propone sulla base di un’accurata selezione di artisti e gallerie, una possibile lettura della complessa e fruttifera intersezione tra terra e mare, che si articola da e verso la riva. In uno spazio appositamente progettato da Ignacio G. Galán, Arantza Ozaeta e Álvaro Martín Fidalgo, parteciperanno 19 gallerie tra cui Hutchinson Modern & Contemporary di New York, Monique Meloche di Chicago, Patron di Zurigo, Praise Shadows Art Gallery di Brookline, Tern Gallery di Nassau e le madrilene Espacio Mínimo e Helga de Alvear.

La riva, uno spazio mutevole e indefinito, che definisce il limite tra terra e acqua e che è uno degli ambienti più rappresentativi dei cambiamenti che stiamo vivendo e di quelli futuri, è anche la protagonista del Guest Lounge, uno spazio dedicato all’incontro, il riposo e la sosta gastronomica, disegnato dallo studio Burr di Madrid, noto per l’architettura sperimentale.

Un momento di una passata edizione di Arco. Cortesia di ARCOmadrid

Roberta Bosco, 04 marzo 2024 | © Riproduzione riservata

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