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Grand Sablon per 5 giorni ombelico del mondo

Luana De Micco

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La seconda edizione di «Cultures. The World Art Fair» si tiene quest’anno dal 7 all’11 giugno. La fiera, nata dall’associazione delle tre rassegne Aab (per la sezione Arti asiatiche), Baaf (per l’Arte antica) e Bruneaf (per l’Arte tribale), accoglie al Grand Sablon, il quartiere degli antiquari e delle gallerie d’arte della capitale belga, 65 espositori internazionali (39 per l’arte africana, oceanica e indonesiana, 13 specialisti di arte asiatica, e 10 per l’archeologia).


Per l’Italia, registriamo la presenza della galleria Dalton Somaré di Milano. Tra i pezzi forti presentati al salone, una statuetta rituale in avorio della tribù Lega, in Congo, alta 13 cm, e dalla forma piatta e slanciata (galleria Didier Claes) e un’anta di legno di una porta di granaio Dogon, in Mali. L’anta, di fine XIX-primo XX secolo, presenta una figura femminile stilizzata scolpita in alto rilievo, con i seni sproporzionati, simbolo di fertilità (Olivier Larroque).


Da notare che la sezione Arte tribale ha rinnovato completamente il suo comitato. Il suo nuovo presidente è Serge Schoffel, antropologo di formazione, e titolare di una galleria che porta il suo nome specializzata in Arti Primarie. Nel corso della fiera, si tiene anche la quinta edizione della serie di conferenze «ArtConnoisseurs». Presenti quest’anno, Viviane Baeke, Frédéric Cloth e Luc Taelman, che intervengono rispettivamente sul tema della morte nel popolo Songye, dell’innovazione nelle arti primarie in Gabon e sul «dresscode» dei Samurai.

Luana De Micco, 04 giugno 2017 | © Riproduzione riservata

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