Image

Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Image
Image

Gli orologi (non solo di Gian Giacomo)

Ada Masoero

Giornalista e critico d’arte Leggi i suoi articoli

In quella sorta di «summa delle arti» composta da Gian Giacomo Poldi Pezzoli, gli orologi occupavano un posto significativo: non erano molti (solo 19) ma, com’era sua abitudine, erano tutti molto preziosi e rari.

Ai suoi orologi, tra il 1973 e il 1976, si sarebbero aggiunti gli oltre 100 pregiatissimi pezzi della collezione di Bruno Falck (1902-1993), che finanziò anche la nuova Sala degli Orologi, su progetto di Guido Frette e Guido Gregorietti. Altri ne sarebbero giunti in successive donazioni (tra gli altri, i 200 orologi solari e meridiane raccolti dall’architetto Piero Portaluppi, questi esposti nella Sala del Palma, e molti altri, fino alle donazioni Bassetti e Cazzola Zanotelli dopo il 2000).

Dopo quarant’anni s’imponeva però una radicale revisione tecnologica e museografica di quella sala, che si apre, completamente rinnovata, il 16 ottobre: progettata da Luca Rolla e Alberto Bertini (l’illuminazione è di Ferrara Palladino e Associati) sotto la guida del direttore del Museo Poldi Pezzoli, Annalisa Zanni, e di Lavinia Galli, la sala è stata realizzata grazie al supporto determinante di Nina Stevens (in ricordo del compagno Patrick Heiniger, già ceo di Rolex) e di altri sostenitori (Associazione Amici del Poldi Pezzoli, Fondazione Corriere della Sera, Mitsubishi e altri).

Il nuovo allestimento, con teche e vetrine tecnologicamente all’avanguardia, si propone come una sala-scrigno, interamente rivestita (soffitto compreso) da una finitura scura che richiama l’acciaio Cor-ten e si ricollega alle tonalità dello Studiolo Dantesco di Gian Giacomo e della Sala delle Armi di Arnaldo Pomodoro. Dietro ai pannelli a muro vani di sicurezza permettono di conservare sul posto i pezzi non esposti, facilitandone l’esposizione a rotazione.

Ma il nuovo allestimento ha comportato anche il ripensamento del percorso, ora diviso da Lavinia Galli in 15 sezioni; il restauro di alcuni pezzi; una nuova guida e un nuovo apparato didattico, con una postazione interattiva di Streamcolors e grafica di Emilio Fioravanti (G&R Associati). Nella foto, orologio da persona di David Bouquet, 1650 circa. 

Ada Masoero, 09 ottobre 2015 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

È la proposta di segretario generale dell’Ambrosiana di Milano, Antonello Grimaldi, che chiude con il bilancio in utile e punta a 500mila visitatori nel 2025: «Voglio un museo non elitario né autoreferenziale. E propongo di cambiare la nostra governance»

Al Pac una mostra non di opere ma di documenti (fotografie, comunicati stampa, filmati…) è anche il ritratto di una gallerista radicale e innovatrice

Al Teatro Parenti di Milano, dall’11 al 21 settembre, la prima di una pièce che con vena ironica e divertita racconta la storia della casa di moda parigina, artefice di squisiti oggetti del desiderio. Come la mitica «Birkin», da ieri la borsa più costosa di sempre: 10,1 milioni di dollari all'asta di «Fashion Icons» tenuta da Sotheby’s a Parigi

Presentate al Museo del Novecento di Milano, ora tre loro opere «virtuali» possono essere acquistate online e scaricate su app. Da settembre, esperienza immersiva nei rispettivi archivi

Gli orologi (non solo di Gian Giacomo) | Ada Masoero

Gli orologi (non solo di Gian Giacomo) | Ada Masoero