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Gli artisti under 35 (o quasi) da continuare a seguire dopo Art Basel Paris 2025

Otto profili di artisti visti in fiera che hanno fatto e continueranno a far parlare di sé.

Giorgia Aprosio

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Sotto la volta del Grand Palais, Art Basel Paris 2025 ha certificato un cambio di fase: accanto ai nomi consolidati avanza una nuova generazione di artisti che sta ridefinendo linguaggi e priorità del contemporaneo. Molti collezionisti sono arrivati in fiera con l'obiettivo esplicito di vedere – spesso per la prima volta dal vivo – le loro opere e di inserirle in collezione. Non a caso, nelle giornate di preview "First Choice" e "VIP" i loro lavori sono stati tra i primi a essere riservati.

È vero: una fiera da sola non basta a definire tendenze globali. Eppure, passeggiando tra gli stand di questa edizione, un dato è emerso con chiarezza. La pittura figurativa si conferma il linguaggio dominante, trasversale alle gallerie locali e internazionali e capace di imporsi con opere di qualità, varietà di visione e di approcci. Una centralità che a Parigi ha trovato eco anche fuori dalla fiera, dove la grande retrospettiva di Gerhard Richter alla Fondation Louis Vuitton ribadisce la vitalità del medium pittorico nel dibattito contemporaneo.

Ma non è stata solo pittura. Diverse gallerie hanno scelto di presentare anche lavori scultorei di artisti noti soprattutto per la bidimensionalità, segnalando un allargamento dei linguaggi e una crescente attenzione alle tensioni materiali dell'opera – segno di una maturità artistica ormai riconosciuta dal mercato. Questa selezione riunisce alcuni degli under 35 (o quasi) più rilevanti visti in fiera: artisti che si sono distinti per coerenza, solidità del lavoro e presenza nel sistema dell'arte. Non vuole essere una classifica, ma piuttosto una lettura critica delle ultime tendenze del contemporaneo, nel tentativo di mappare alcune traiettorie già in atto. Anche l'età non è da intendersi come criterio di valore, ma resta un dato significativo: questi artisti hanno costruito in tempi relativamente brevi un linguaggio riconoscibile e un percorso credibile. 

Nathanaëlle Herbelin (1989)

Galleria: Jousse Entreprise

Tra le presenze più solide di Art Basel Paris 2025, Nathanaëlle Herbelin porta nello stand della galleria parigina Jousse Entreprise una figurazione intima e psicologica che lavora sulla sospensione emotiva e sulla forza narrativa dei dettagli. L'avevamo intervistata a giugno in occasione della sua mostra da Xavier Hufkens a Bruxelles e la ritroviamo oggi con una ricerca ancora più consapevole: in parallelo con la fiera, presenta una personale nello spazio di Jousse Entreprise nel Marais, confermando un linguaggio rigoroso, calibrato e privo di concessioni decorative. Una voce già autorevole della nuova pittura europea.

Bio
Nata nel 1989, vive e lavora a Parigi. Nel 2024 ha presentato una personale al Musée d’Orsay (Parigi), con opere esposte in dialogo con i Nabis. Il suo lavoro è stato esposto anche al Centre Pompidou Metz (2025), Bozar (Bruxelles, 2024–2025), Villa Sauber (Monaco, 2025), MO.CO Montpellier (2023), MASC Sables-d’Olonne (2023), Musée des Beaux-Arts de Dole (2023), Mucem Marsiglia (2022) e Fondation Pernod Ricard (Parigi, 2017 e 2022). Le sue opere fanno parte di collezioni pubbliche come il Musée d’Art Moderne de Paris (2023, 2025), lo Stedelijk Museum Amsterdam (2024), il S.M.A.K. di Gent (2022) e il CNAP – Centre national des arts plastiques (Parigi, 2020).

Nathanaëlle Herbelin, L'homme de Belleville, version 1, esquisse, 2025. Olio su tela, 38,5 × 28,5 cm. © Nathanaëlle Herbelin, ADAGP, Parigi, 2025. Per gentile concessione dell’artista e Galerie Jousse Entreprise, Parigi. Foto: Max Borderie.

Jordan Casteel (1989)

Gallerie: MASSIMODECARLO, Casey Kaplan

Altra presenza di peso ad Art Basel Paris, Jordan Casteel continua a distinguersi con una pittura che mette al centro la relazione umana. I suoi ritratti, costruiti attraverso uno sguardo empatico e diretto, restituiscono dignità e complessità ai soggetti, tra intimità e osservazione sociale. In fiera è presente con Noor and Adam (2021) nello stand di MASSIMODECARLO, ma anche da Casey Kaplan, a testimonianza del posizionamento internazionale. In attesa della sua prima mostra personale in Francia che si terrà nel 2026 da Thaddaeus Ropac Paris Marais.

Bio
Nata a Denver nel 1989, vive e lavora a New York. Tra le principali mostre istituzionali recenti: Within Reach al New Museum (New York, 2020), la retrospettiva alla Hill Art Foundation (New York, 2024) e le personali al Denver Art Museum (2019) e al Cantor Arts Center di Stanford (2019–2020). Ha esposto in mostre collettive al MoMA, The Met, LACMA, ICA Boston e SFMOMA. Nel 2021 ha ricevuto la MacArthur Fellowship e dal 2023 è membro del Board of Trustees del Metropolitan Museum of Art di New York.

Jordan Casteel, Noor and Adam, 2021. Olio su tela, 228,6 × 198,1 × 3,8 cm / 90 × 78 × 1,5 in. Per gentile concessione dell’artista e MASSIMODECARLO.

Kyle Dunn (1990)

Galleria: P·P·O·W

Ad Art Basel Paris, Kyle Dunn sorprende nello stand di PPOW con un raro grande formato orizzontale che apre la sua pittura a una dimensione narrativa interna: più scene nello stesso quadro, come fotogrammi compressi di un'intimità psicologica complessa. Le sue figure, scolpite da una luce direzionale quasi teatrale, oscillano tra desiderio e isolamento, in un realismo emotivo che sfiora il metafisico. Si conferma tra le voci promettenti della nuova figurazione americana, finalmente visibile anche in Europa con una prova di grande ambizione tecnica e narrativa.

Bio
Nato nel 1990 a Livonia, Michigan, vive e lavora a New York. Nel 2024 ha presentato la sua prima personale museale al Wadsworth Atheneum Museum of Art (Hartford), dopo la partecipazione alla mostra Fire Figure Fantasy al ICA Miami (2022). Ha esposto, tra gli altri, da Marlborough Gallery (Londra), Stephen Friedman Gallery (New York), Galerie Judin (Berlino) e Vielmetter (Los Angeles). Le sue opere fanno parte di collezioni pubbliche internazionali come il Dallas Museum of Art, l’Institute of Contemporary Art di Miami, la Sunpride Foundation (Hong Kong) e lo X Museum (Pechino).

Kyle Dunn, Parlor, 2025. Acrilico su pannelli di legno, ogni pannello 63 × 70 in (160 × 177,8 cm), dimensioni complessive 63 × 142 in (160 × 360,7 cm). © Kyle Dunn. Per gentile concessione dell’artista e P·P·O·W, New York. Foto: Julian Blum.

Hannah Levy (1991)

Galleria: Casey Kaplan

Scultura chirurgica e sensualità disturbante: Hannah Levy lavora tra acciaio lucidato e vetro soffiato per trasformare oggetti familiari in forme ambigue, sospese tra design e organismo vivente. Ad Art Basel Paris presenta nello stand di Casey Kaplan una delle sue strutture "artiglio", in cui tensione e fragilità convivono nello stesso corpo scultoreo. La sua pratica, raffinata e inquieta, interroga il confine tra attrazione e repulsione. Levy sarà in Italia nella primavera del 2026, con una personale molto attesa al Museo Nivola in Sardegna. 

Bio
Nata nel 1991 a New York, dove vive e lavora, Hannah Levy ha presentato personali al Berkeley Art Museum and Pacific Film Archive (2022) e all’Arts Club of Chicago (2021). Ha partecipato alla 59ª Biennale di Venezia (2022) e alla 16ª Biennale di Lione (2022) ed esposto in sedi come MoMA PS1 (New York), CCS Bard Hessel Museum, Rennie Museum (Vancouver) e Aldrich Contemporary Art Museum (Ridgefield). Le sue opere sono presenti nelle collezioni del Moderna Museet (Stoccolma), Louisiana Museum of Modern Art (Danimarca), National Gallery of Victoria (Melbourne), G2 Kunsthalle (Lipsia) e Nevada Museum of Art. 

Hannah Levy, Untitled, 2024. Acciaio inossidabile e vetro, 54,6 × 54,6 × 22,9 cm (21,5 × 21,5 × 9”). Foto: Dan Bradica Studio. Per gentile concessione dell’artista e Casey Kaplan Gallery, New York.

Diane Dal-Pra (1991)

Galleria: MASSIMODECARLO

Non poteva mancare nello stand di MASSIMODECARLO Diane Dal-Pra, pittrice francese basata a Parigi che in fiera gioca letteralmente in casa. L'avevamo intervistata a marzo in occasione della sua personale a Milano e la ritroviamo in città con una ricerca sempre più definita, confermata dalla presenza nella collettiva di Galerie Derouillon. La sua pittura psicologica, costruita su superfici levigate e tensioni interiori, mette in scena corpi schermati o avvolti da oggetti che diventano presenze emotive. Una pittura intima e calibrata, che racconta la vulnerabilità senza cedere a sterili sentimentalismi.

Bio
Nata nel 1991 a Parigi, dove vive e lavora. Ha presentato mostre personali presso Massimodecarlo (Milano, 2024; Hong Kong, 2022), The Community Centre (Parigi, 2021) e Palais des Beaux-Arts (Parigi, 2020). Ha preso parte a collettive presso istituzioni e fondazioni come MO.CO Montpellier (2023), Villa Noailles (Hyères, 2021) e Fondation Thalie (Bruxelles, 2021). Il suo lavoro è presente in collezioni pubbliche e internazionali tra cui Hirshhorn Museum and Sculpture Garden (Washington), HEM Museum (Foshan), Yuz Museum (Shanghai), Fondation Louis Vuitton (Parigi), Lafayette Anticipations (Parigi) e ICA Miami. 

Diane Dal-Pra, Meeting Point, 2025. Olio su lino, 193 × 154 cm / 76 × 60 5/8 in. Per gentile concessione dell’artista e MASSIMODECARLO.

Issy Wood (1993)

Galleria: Michael Werner

Rivelazione degli ultimi anni e ormai figura centrale della nuova pittura internazionale, Issy Wood continua a costruire un linguaggio visivamente seducente e psicologicamente perturbante. Nei suoi dipinti, superfici smaltate e ombre cariche trasformano oggetti e frammenti di vita quotidiana in simboli ambigui, attraversati da desiderio, ossessione e ironia tagliente. Presentata da Michael Werner ad Art Basel Paris, è contemporaneamente protagonista di una personale al Schinkel Pavillon di Berlino (11 settembre – 31 gennaio 2026) — a conferma della forza dirompente della sua visione.

Bio
Nata nel 1993 a Durham, North Carolina, vive e lavora a Londra. Ha presentato mostre personali al TANK (Shanghai), Aspen Art Museum, Lafayette Anticipations (Parigi) e Ilmin Museum of Art (Seoul). Le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche di primo piano, tra cui The Metropolitan Museum of Art (New York), Tate (Londra), Fondation Louis Vuitton (Parigi), Hammer Museum (Los Angeles), ICA Boston, ICA Miami, Dallas Museum of Art e Sharjah Art Foundation.

Issy Wood, BR4SS, 2025. Olio su lino, 69 × 84,5 in / 175 × 215 cm. © The Artist. Per gentile concessione dell’artista e Michael Werner Gallery.

Malo Chapuy (1994)

Galleria: mor charpentier

Con Crucifix (2025), tempera su tavola con cornice realizzata a mano, Malo Chapuy porta ad Art Basel Paris una visione rigorosa e radicale della pittura contemporanea. La sua ricerca attinge all'iconografia sacra e alla tradizione medievale per rileggerle in chiave spogliata, essenziale, quasi ascetica. Fondi dorati, frontalità bizantina e proporzioni ieratiche convivono con una sensibilità contemporanea che rifiuta la nostalgia: il suo è un lavoro che riattiva il potere simbolico delle immagini in un tempo che sembrava averlo perduto.

Bio
Nato nel 1995 a Laon (Francia), vive e lavora a Parigi. Si è diplomato alla École Nationale Supérieure des Beaux-Arts di Parigi nel 2022, anno in cui ha ricevuto il Prix Agnès b. Ha partecipato alla 17ª Biennale di Lione (Crossing the Water, 2024) e il suo lavoro è attualmente esposto al Louvre-Lens nella mostra Gothique (24 settembre 2024 – 26 gennaio 2025).

Malo Chapuy, Crucifix, 2025. Tempera, oro e argento su legno, cornice realizzata dall’artista, 122,5 × 109,5 cm. Per gentile concessione dell’artista e mor charpentier. Foto: Nicolas Brasseur.

Pol Taburet (1997)

Galleria: Mendes Wood DM

Un immaginario potente e immediatamente riconoscibile, popolato da figure ibride e presenze notturne attraversate da riferimenti diasporici e tensioni spirituali: la pittura di Pol Taburet è un corpo vivo, inquieto, percorso da un'energia tumultuosa. Reduce dalla personale allo Schinkel Pavillon di Berlino nel 2024, è presentato ad Art Basel Paris da Mendes Wood DM con un nucleo di grandi tele affiancate da sculture che amplificano la dimensione rituale della sua ricerca.

Bio
Nato nel 1997 a Parigi, dove vive e lavora. Ha presentato mostre personali allo Schinkel Pavillon (Berlino, 2024) e a Lafayette Anticipations (Parigi, 2022), e ha preso parte a collettive presso Fondation Louis Vuitton (Parigi, 2023), Palais de Tokyo (Parigi, 2022) e Biennale de Lyon (2022). Nel 2022 ha ricevuto il Prix Reiffers Art Initiatives. Taburet è tra gli artisti selezionati per la Biennale di San Paolo 2025 (6 settembre 2025 – 11 gennaio 2026).

Pol Taburet, Lighthouse, 2025, bronzo, 86 × 30 × 30 cm, edizione di 5 più 2 prove d’artista (es. 1/5). Per gentile concessione dell’artista e Mendes Wood DM, San Paolo, Bruxelles, Parigi, New York. Foto di Nicolas Brasseur.

Giorgia Aprosio, 29 ottobre 2025 | © Riproduzione riservata

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