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Arianna Antoniutti
Leggi i suoi articoliOggi alle 12, nell’auditorium MaXXI, sì è tenuto l’incontro «MaXXI 2012-2022: una storia da raccontare», con cui Giovanna Melandri, presidente uscente della Fondazione che gestisce il museo romano, ha compendiato i dieci anni della sua presidenza. Il mandato della Melandri è scaduto il 1° novembre e ieri, in tarda serata, il MiC ha nominato, come nuovo presidente della Fondazione, il giornalista e scrittore Alessandro Giuli. Sono state così confermate le indiscrezioni, che circolavano da un paio di giorni, sulla decisione del ministro Gennaro Sangiuliano di porre Giuli a capo della Fondazione, costituita nel luglio 2009 dall’allora Ministero per i beni e le attività culturali.
Laureato in filosofia, romano, Alessandro Giuli (1975), molto vicino al presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ha scritto per «Il Foglio», di cui è stato vicedirettore, collabora con «Libero» e con la fondazione Med-Or, nata nel 2021 con l’obiettivo di rafforzare i legami fra l’Italia e i paesi dell’area del Mediterraneo e del Medio ed Estremo Oriente. La nomina del nuovo presidente decorrerà dal 12 dicembre.
Nel suo commiato all’istituzione, Giovanna Melandri era affiancata da Hou Hanru, direttore artistico del museo, da Bartolomeo Pietromarchi, direttore MaXXI Arte, e da Margherita Guccione, direttore MaXXI Architettura. Così ha esordito la Melandri: «Oggi vogliamo raccontarvi la storia del MaXXI, una storia avventurosa, collettiva, complicata, sempre illuminata dalla visione, dai bagliori degli artisti, degli architetti, dei designer. È a loro che va il mio primo pensiero. Un ringraziamento a Hou Hanru, perchè ci ha portato a guardare molto lontano, con coraggio e spirito libero. Grazie a Pietromarchi, che ha fatto fiorire la collezione e il MaXXI L’Aquila, e a Margherita Guccione che, con tenacia e costanza, ha arricchito il MaXXI di preziosi archivi. Margherita è, e dovrà continuare a essere, il punto di riferimento strategico per il progetto del Grande MaXXI. So che questo team garantirà una continuità importante all’istituzione. È un gioiello italiano, europeo e internazionale, quello che lasciamo alle cure di Alessandro Giuli, cui faccio gli auguri di buon lavoro.
Un avvicendamento nella governance delle istituzioni, è sempre tra le opzioni possibili, in questo caso non era obbligata, ma era nell’ordine delle cose. È stata fatta una scelta politica, che rispetto. Adesso mi predispongo a facilitare in tutti i modi il lavoro del mio successore, con un ordinato e informato passaggio di consegne. Il MaXXI ha una bella storia da raccontare, un futuro importante che bussa alle porte, e treni da non perdere. Possiamo dire di aver realizzato ciò per cui il MaXXI era stato creato: un polo nazionale al servizio della crescita dell’arte e dell’architettura del XXI secolo, un modello istituzionale moderno, un museo con funzioni pubbliche, ma gestito da una fondazione di diritto privato: l’agilità del privato al servizio di una missione pubblica».
Ecco i numeri, illustrati dalla Melandri, relativi al decennio del suo mandato: oltre 3,5 milioni di visitatori, 16 milioni di euro incassati dalla sola bigliettazione con un incremento del 30% nell’ultimo anno, e il 76% in più di incassi globali. La collezione del MaXXI, definita dalla ex presidente «l’anima del museo», partita nel 2012 da poco più di 200 opere, ne conta ora quasi 700, mentre gli archivi, dagli iniziali 13, sono ora 102, con i fondi, ad esempio di Nervi, Scarpa, Rossi. Oltre 2600 sono le immagini di 98 maestri della fotografia, come Letizia Battaglia, Paolo Pellegrin, Luigi Ghirri, Gianni Berengo Gardin. E ancora, 16 allestimenti della collezione, oltre 250 tra progetti speciali, mostre e focus, tra cui 50 di essi hanno viaggiato nel mondo.
«Le nostre mostre, ha proseguito Giovanna Melandri, hanno tessuto trame di rapporti con geografie lontanissime: Libano, Africa, Turchia, Balcani, Iran. Siamo stati insieme a quelle comunità creative, nella convinzione che la nostra piccola diplomazia culturale potesse aiutare a conoscere, illuminare e capire. Sono state mostre importanti, che hanno anticipato temi e problematiche che infiammano l’orizzonte del nostro tempo: diritti, ecologia, guerra, libertà, democrazie. Abbiamo guardato il mondo attraverso lo sguardo poetico degli artisti, e qui oggi mi tolgo una piccola soddisfazione, citando alcuni tra gli artisti e tra le mostre che, in questi anni, più ho amato: William Kentridge, Jan Fabre, Luigi Ghirri, Ettore Spalletti, Jimmie Durham, Letizia Battaglia, Zerocalcare, Maria Lai, Sebastião Salgado, Daido Moriyama, “Gravity”, “Low Form”,“Buone nuove”».
Altro punto su cui la presidente uscente si è soffermata è il rapporto non effimero tra pubblico e privato, instaurato dal MaXXI con oltre 250 aziende, e il traguardo, raggiunto negli anni, dei 16,5 milioni raccolti tramite fundraising. Tre sono state le imprese citate, tra quelle maggiormente vicine al MaXXI: Alcantara, Enel (che ha riconfermato la sua presenza nel board del museo), e Bvlgari, che ha appena annunciato la volontà di sostenere ancora il premio MaXXI Bvlgari, rivolto ai giovani artisti, «il nostro Turner Prize» lo ha definito la Melandri.
«La pandemia è stata una brusca frenata, che abbiamo superato grazie all’aiuto del governo, così come oggi il governo dovrà sostenere e aiutare questa istituzione per i costi dell’energia. È stato durante quel momento duro ma anche innovativo che, guidati dal nostro mantra “chiusi ma mai spenti”, abbiamo varcato i confini del quartiere, e ci siamo spinti in Via Oslavia, dove, in occasione dei 150 anni dalla nascita di Giacomo Balla, abbiamo restaurato e aperto al pubblico, per la prima volta dopo trent’anni, la sua incredibile abitazione futurista, opera d’arte totale, in cui l’artista visse e lavorò. Casa Balla, dal giorno della sua apertura, è sempre sold out.
Il MaXXI, infine, è raddoppiato. Abbiamo aperto una meravigliosa sede nel Palazzo Ardinghelli, a L’Aquila, restituito alla collettività come museo della creatività contemporanea. Poi c’è il futuro. Nei due anni della pandemia abbiamo progettato il futuro, e si chiama il Grande MaXXI. È un progetto che trae ispirazione dal New European Bauhaus, iniziativa creativa e interdisciplinare, ponte tra il mondo della scienza, della tecnologia e il mondo dell’arte e della cultura. Il nostro progetto si allineava proprio a quell’idea, e ci auguriamo, dal profondo del cuore, che la nuova governance possa concretizzarlo, realizzando qui uno dei nodi del New European Bauhaus. Abbiamo immaginato un nuovo modo di essere museo, un museo anche produttivo di soluzioni, un centro per il restauro dell’arte contemporanea, ma soprattutto un luogo in cui artisti, urbanisti, ingegneri informatici, designer, tecnologi, architetti e paesaggisti, possano sviluppare progetti di rigenerazione urbana al servizio del paese. Bas Smets, il grande architetto paesaggista che sta lavorando alla progettazione di un’isola micro-climatica intorno a Notre-Dame, realizzerà al MaXXI la prima isola micro-climatica in Italia.
Al Grande MaXXI, e alla promessa che porta con sé, di una città nuovamente in sintonia con la terra, voglio augurare, con le parole con cui Cesare Pavese chiudeva le lettere per i propri amici, “che le rose fioriscano sul suo sentiero”». L’incontro è terminato con l’annuncio di due delle prossime mostre già in programma, Bob Dylan in dicembre e, nei prossimi mesi, una grande personale di Enzo Cucchi.

Giovanna Melandri saluta il MaXXI. Foto Musacchio Ianniello Paqualini
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