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Redazione GDA
Leggi i suoi articoliIn un panorama ormai configurato dalla pandemia, tra fine giugno e fine luglio si sono tenute le vendite finora più importanti dell’anno. Il primo grande test pubblico del mercato dell’arte internazionale di fascia alta da quando è comparsa la pandemia di Covid-19 sono state le tre vendite online di Sotheby’s tenute in successione nella serata del 29 giugno e trasmesse in streaming live da Hong Kong, Londra e New York con il banditore Oliver Barker che da solo, a Londra in uno stand dalle pareti curve, gestiva le offerte presenti su vari schermi posti di fronte a lui.
Nel complesso, la serata, aperta dai 18 lotti provenienti dalla collezione di Ginny Williams, seguiti da 30 lavori di arte contemporanea e 28 opere di arte impressionista e moderna, ha incassato 322 milioni di euro, avvicinandosi al valore massimo della stima (232-326 milioni), pari al 93,2% di venduto per lotto. Il risultato più atteso era quello per l’opera principale della serata, il trittico di Francis Bacon ispirato dall’Orestea di Eschilo (1981), venduto dal norvegese Hans Rasmus Astrup e aggiudicato al telefono a 74,9 milioni (stima 53-70 milioni) da Grégoire Billault di Sotheby’s.
Se l’asta ha dimostrato che la pandemia di Covid-19 non ha ucciso la domanda di arte e che ci sono ancora offerenti fiduciosi e determinati (il livello delle garanzie ha certamente rafforzato la fiducia), il totale di 322 milioni è però molto diverso dalle aste di appena un anno prima, quando una singola vendita, la sessione serale di arte contemporanea di Sotheby’s del 16 maggio a New York, aveva fatto quasi lo stesso importo, 305 milioni.
The One: la staffetta di Christie’s
Poco più di una settimana dopo, il 10 luglio, Christie’s ha risposto con l’asta-evento «One: A Global Sale of the 20th Century», la tanto attesa vendita a staffetta globale in cui quattro banditori, in sequenza a Hong Kong, Parigi, Londra e New York, si sono alternati per gestire una parte dell’asta (ciascuna tenuta nella valuta locale). In quattro ore i 74 lotti venduti (38 coperti da garanzia) sui 79 offerti di arte impressionista, moderna, del dopoguerra, contemporanea e di design hanno totalizzato 373.053.557, contro una stima minima di 300 milioni, pari al 94% di venduto per lotto, 97% sul valore: un risultato piuttosto impressionante, cui hanno assistito oltre 80mila spettatori (60mila dall’Asia), mentre gli acquirenti erano equamente suddivisi tra Americhe (37%), Europa, Medio Oriente, Russia e India (38%) e Asia (26%).
Il top lot della vendita è stato «Nude with Joyous Painting» (1994) di Roy Lichtenstein, battuto a New York per 41 milioni (stimato oltre 30 milioni e garantito), seguito, a pari merito con 27,4 milioni (appena al di sotto della stima minima), da altre due stelle del firmamento americano: Barnett Newman («Onement V» del 1952) e Brice Marden («Complements», 2004-07). «Les femmes d’Alger» di Pablo Picasso (versione «F»), datata 17 gennaio 1955, è stata battuta a 25,9 milioni, poco oltre la garanzia.
I tre italiani sul podio hanno espresso le diversità che ci contraddistinguono. Lucio Fontana con «Concetto spaziale, Attesa» (1966), molto combattuto tra le sedi newyorkese e di Londra, ha raggiunto a New York 7,8 milioni (entro le stime di 6,6-9,3 milioni), seguito da «Rosso Plastica» (1963), una combustione di Alberto Burri battuta a Londra per 3,7 milioni (3-4 milioni) e da Maurizio Cattelan con «Daddy Daddy» (2008) a 1,1 milioni (700mila-1 milione), ultimo lotto della serata. Il risultato ottenuto da questo ambizioso formato sperimentale («un’opportunità per inventare un nuovo linguaggio di vendita all’asta»), ha fatto dichiarare a Jussi Pylkkänen, presidente di Christie’s e principale banditore per la sezione londinese: «Non aspetto altro che il giorno in cui potremo avere in tutto il mondo sale piene con banditori collegati che accettano offerte, con forse 50 lotti accuratamente selezionati. Penso che potremmo ottenere risultati stupendi».
Pubblico e contenuti da mostra
Quasi come trepidanti spettatori accalcati sotto il palco, sono state oltre 150mila le persone sintonizzate per assistere all’asta serale in live streaming «Da Rembrandt a Richter» che Sotheby’s ha celebrato il 28 luglio. L’alta affluenza di pubblico (ma solo 30 clienti hanno potuto partecipare di persona nella sede londinese di New Bond Street) è stata probabilmente propiziata da un catalogo assai composito che, accostando a un Banksy («Mediterranean Sea View» del 2017, venduto a 2,5 milioni) un Turner («Il ponte e l’abbazia di Whalley, Lancashire: tintori che lavano e asciugano stoffe», battuto a 1,5 milioni), a «Pool on a Cloudy Day with Rain» (1978) di Hockney (aggiudicata a 5,4 milioni contro una stima di 4,4-6,6) «Dresda, veduta del canale dello Zwinger» (1758 ca) di Bernardo Bellotto (6 milioni, stima 3,3-4,4 milioni), ha reso più interessante la vendita superando la tradizionale e rigida separazione tra dipartimenti.
I 62 lotti venduti (pari al 95%) sui 65 offerti (sei le opere nervosamente ritirate poco prima della vendita, tra cui uno studio di Francis Bacon stimato 13-20 milioni e un «Ritratto di uomo» di Frans Hals proposto a 2,2-3,3 milioni), che spaziavano entro 500 anni di storia, hanno totalizzato 164,6 milioni di euro (stima prevendita 120-170 milioni), assegnando il gradino più alto del podio, con 24,5 milioni (22-33 milioni) a una delle 11 opere garantite, il dipinto «Femme au chapeau rouge» (1927) di Joan Miró, appartenuto ad Alexander Calder e alla sua prima apparizione in asta dal 1966. Se «Wolken (Fenster)» (1970) di Gerhard Richter ha realizzato 11,5 milioni, nuovo prezzo di riferimento per un dipinto della serie delle «Nuvole» dell’artista tedesco, sono però stati gli Old Master a dare le soddisfazioni maggiori.
L’«Autoritratto a mezzo busto con gorgiera e cappello nero» (1632) di Rembrandt, uno degli ultimi suoi tre autoritratti ancora in mani private, era acquistato per 16 milioni (13-17,5 milioni), stabilendo un nuovo record rispetto ai 7,5 precedenti per un autoritratto. La «Battaglia sulle rive del fiume» (1468 ca) di Paolo Uccello era oggetto di una «guerra» di rilanci vinta al telefono per la cifra record di 2,7 milioni (660-880mila), che gli attuali proprietari, una famiglia milanese che l’ha acquistata negli anni ’50, dovrà dividere con gli eredi degli originari possessori, i banchieri ebrei Gutmann, nel 1942 costretti a vendere la pala al mercante d’arte di Hitler Julius Böhler.
Quel martelletto old style
Il 29 luglio Christie’s ha chiuso la stagione delle aste londinesi con una vendita più tradizionale dal titolo meno accattivante, «Evening Sale di arte classica: dall’antichità al XX secolo»: come per il catalogo di Sotheby’s, si trattava di 65 lotti di «categorie incrociate» (arte antica, argenti, arti decorative, stampe e libri) che era, tecnicamente, un’asta dal vivo. Ma solo una ventina di persone partecipavano in sala, lasciando il resto del mondo a guardare su un sito web che in un momento di forte accelerazione del digitale sta iniziando a mostrare la sua età.
Con 17 lotti rimasti invenduti («Christie’s ha messo tutto nell’asta “One”. Era senza benzina», dichiarava il consulente d’arte newyorkese Todd Levine), la vendita ha totalizzato 23,6 milioni di euro, una frazione del totale raccolto dalla futuristica asta Sotheby’s della sera prima.
Il pezzo più sorprendente della vendita è stato il superbo altorilievo marmoreo «La morte di Lucrezia» (1510 ca) di Antonio Lombardo. Scoperto di recente in una collezione privata europea e stimato 560-890mila euro, ha attirato un serio interesse da almeno quattro offerenti prima di essere aggiudicato a un collezionista privato collegato al telefono per 4,1 milioni di euro. Il «Ritratto di una giovane donna, a mezzo busto, con in mano una catenina» (1603-06) di Pieter Paul Rubens è andato venduto a un offerente al telefono a 4,4 milioni, ossia la stima minima, registrando comunque il prezzo più alto della serata.
Ha invece più che triplicato la stima massima un Libro d’ore miniato del Maestro del Breviario Monypenny databile alla fine del XV secolo, aggiudicato a 1,8 milioni. Con il lussuoso catalogo stampato e con il banditore Jussi Pylkkänen che brandiva teatralmente il martelletto davanti a una singola telecamera online, questa vendita miscellanea «vecchia scuola» di dipinti antichi e oggetti d’antiquariato sembrava una vendita all’asta di un altro secolo.
Mentre i contagi da Coronavirus nel mondo non accennano a diminuire, il mercato dell’arte, pur entro un panorama certamente differente da quello di anche solo un anno fa, sembra aver finora trovato una sua nuova e soddisfacente dimensione. Che cosa riserverà l’autunno?
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