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Franco Fanelli
Leggi i suoi articoliDive, lacrime, kitsch e pastiche nella monografia ricamata di Vezzoli
«Marcello, come here!» chiede Anita Ekberg a Marcello Mastroianni nella celeberrima scena girata in una notturna Fontana di Trevi in «La dolce vita». «Francesco, please, call me back!» implora Bianca Jagger in «The End of Human Voice», una videoproiezione del 2011 di Francesco Vezzoli. A essere richiamata sulla scena dal quarantacinquenne artista che, nonostante la formazione al trendyssimo Central Saint Martin’s College of Art and Design di Londra e la frequentazione continua del jet set internazionale dell’arte, ha conservato un marcato accento bresciano (quel profumo di provincia che gli conferisce appunto un che di felliniano) è una schiera di dive più o meno sfiorite, da Paola Borboni a Ornella Muti, da Veruschka a Maria Callas, protagoniste di numerose sue opere.
L’arte (e l’artista), che per strategie di marketing e per modalità estetiche va sempre più confondendosi con il mondo dello spettacolo e della moda, ha in effetti il potere di risvegliarne le icone, flirtando con loro e con i loro codici comunicativi, che includono il kitsch (magari in chiave peplum in un rivisitato anzi inventato «Caligola» di Gore Vidal) e l’hard core. Vezzoli si aggira fra i monumenti viventi o defunti dello star system con l’indolenza e la gigioneria, appunto, di un Mastroianni diretto da Fellini: in arte, è il corrispettivo del Marcello indugiante in via Veneto, non esente da un velo di malinconia. L’eccesso, però, a differenza del farfallone felliniano, è la costante del suo modus operandi, cosa che lo accomuna ad altri artisti della generazione precedente a quella attuale, al contrario assai più penitenziale.
Ma se Maurizio Cattelan per la monografia che, in occasione dalla sua retrospettiva al Guggenheim di New York nel 2011, ne sancì il precoce (e chissà quanto vero; cfr. articolo a p. 1) ritiro, scelse a sorpresa una copertina da Bibbia protestante, Vezzoli, per far rima con Rizzoli, ha scelto per un analogo prodotto editoriale un oggetto a metà strada tra coffee table book e libro d’artista. Vi scorrono, a fiumi, lacrime: quelle dell’artista che tracimano dagli occhi traforati nella copertina e quelle delle sue dive, novelle Dora Maar che piangono lacrime ricamate, essendo ago e filo passione e medium congeniale all’autore (che non si esime, tuttavia, dall’immortalare con argenteo filo metallico una vulcanica eiaculazione in «Hard Rock», un’opera del 2006).
Ricamate sulle pagine del libro sono anche le epigrafiche frasi e sentenze che scandiscono qui e là il corposo volume. La poliedricità di Vezzoli, capace di esprimersi con film, video, scultura, installazione, fotografia, collage e altro, è esaltata dall’altrettanto composita schiera di autori dei testi coordinati da Cristiana Perrella: 27 voci concorrono a questa sorta di retrospettiva cartacea, da megastar del mondo curatoriale (Celant e Bonami) a critici, direttori di museo, giornalisti, una stilista-collezionista (Miuccia Prada) e un attore e regista (James Franco).
Non manca l’imprescindibile intervista del re degli intervistatori d’arte, Hans Ulrich Obrist. C’è anche un professore di archeologia, giacché narcisistici dialoghi con la scultura classica caratterizzano parte della più recente produzione di Vezzoli, oltre al pastiche citazionista, tra Boccioni, de Chirico e una Venere di Botticelli contaminata, laddove la protagonista ha le fattezze di Richard Gere in «American Gigolò».
Un libro polifonico e multidisciplinare, insomma, come lo è la struttura curatoriale delle biennali d’arte contemporanea d’oggi, e come lo è lo stesso artista in questione. Vezzoli, da cantore della celebrità, è egli stesso diventato una star. Dice (e lo ricama a pagina 254) che «l’arte è glamour» ma anche «lacrime». Conscio della sempre incerta durata dei valori nell’arte d’ogni tempo, incluso il suo, c’è infatti da credere che pensi soprattutto a se stesso quando, in un’altra epigrafe ricamata, scrive: «Come le dive, era concentrato sul momento prima che le luci della sua ribalta si spegnessero».
Francesco Vezzoli
a cura di Cristiana Perrella
394 pp., ill.
Rizzoli, Milano 2016
€ 130,00
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