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Sanzia Milesi
Leggi i suoi articoliProtettore patrono della città di Napoli, san Gennaro al suo culto pare ancora oggi pensarci da solo: ogni anno, in processione, si scioglie il suo sangue e si dice accada un miracolo. A far di tutto invece per tener vivo anche il suo Tesoro sono ora due donne: Ilaria D’Uva, che con la sua azienda nel 2021 ne ha assunto la gestione museale, e Francesca Ummarino, che da allora ne è diventata direttrice. Il Tesoro di San Gennaro custodisce a Napoli un inestimabile patrimonio di oggetti di devozione in oro e pietre preziose: la famosa mitra gemmata, ma anche collane, calici, pissidi...
Nel 1526, il santo fermò una serie di flagelli e così il popolo si impegnò in un voto, con tanto di atto notarile, erigendo al suo culto una Cappella. Da allora, la Deputazione della Real Cappella (dodici membri laici, che agiscono in nome e per conto del Comune di Napoli) salvaguarda nel Duomo le reliquie di san Gennaro (ossa e ampolle di sangue), in un percorso integrato che comprende Cappella, Sacrestia e, appunto, il Museo con il suo Tesoro. Che cosa significa, concretamente, mantenere vivo il Tesoro? Si va dall’audioguida con attori e cantanti famosi in dodici lingue (tra cui napoletano e videoguida Lis, Lingua dei segni Italiana) ai pannelli tattili in 3D, dall'inserimento formativo di studenti universitari o persone con difficoltà sino alla «Caccia al Tesoro» per bambini, si usano i bandi di accessibilità e la domotica per esperienze più immersive, si promuovono restauri e donazioni, si fanno mostre e teatro... Ce lo spiega in dettaglio la direttrice Francesca Ummarino, nata a Napoli nel 1978, quarta di sette figli, una laurea in Lettere moderne e un’esperienza lavorativa a Roma (nel campo proprio delle audioguide, come competitor di D’Uva), infine tornata a Napoli «perché è qui che sono le mie origini», spiega. E ironizza: «La nostra pop star è san Gennaro».
Quale impostazione è stata data al Museo e al Tesoro di San Gennaro?
Sono arrivata qui come direttrice con la nuova gestione D’Uva a ottobre 2021 e subito il primo anno abbiamo registrato un incremento di pubblico dell’80%. Ancora oggi cresciamo del 10-15% ogni anno e nel corso del 2024 abbiamo avuto 130mila accessi. Grazie all’apertura del bookshop, ad esempio, abbiamo ricavi di 2 euro a visitatore, un’ottima media che ci permette di finanziare iniziative e restauri. Ci siamo subito concentrati sui lavori di riallestimento e nel giugno 2022 abbiamo inaugurato le audioguide. Inclusa nel biglietto, l’audioguida è il nostro fiore all’occhiello: dodici lingue, tra cui anche il napoletano, voce narrante dell’attore Toni Servillo, colonna sonora del compositore Antonio Fresa, canzoni originali di Eugenio Bennato e Raiz... I turisti ne sono molto soddisfatti ed è stata la prima di una lunga serie di audioguide a cui io e Ilaria D’Uva abbiamo collaborato: dal Pantheon alla Basilica di San Lorenzo in Lucina a Roma, per l’itinerario giubilare «Da turista a pellegrino», con voce narrante di Monica Guerritore e colonna sonora originale di Enrico Gabrielli.
Come viene reso possibile tutto questo?
Grazie ai fondi del Pnrr dedicati all’accessibilità, ci siamo dedicate a una più facile fruizione di questi luoghi per eliminare non solo le barriere fisiche, ma anche quelle cognitive. Così abbiamo realizzato un catalogo con un servizio fotografico ad hoc, campagne pubblicitarie anche locali ed eventi come concerti benefici, un fumetto e due videoclip musicali. Ancora, per dare nuova visibilità al museo, a partire da dicembre 2023, abbiamo cominciato a programmare una serie di mostre di arte contemporanea: Tommaso Ottieri, Nicola Samorì, Giulia Piscitelli, gli ex voto... Vogliamo che a riscoprire il Tesoro di San Gennaro siano prima di tutto i napoletani, perché soprattutto loro ne conoscono «il ruolo».
Chi visita oggi il Tesoro di San Gennaro?
Il nostro turista è in genere italiano, o europeo. Paradossalmente non sono molti i napoletani, che vengono principalmente in occasione di eventi, inaugurazioni di mostre temporanee, presentazioni di libri. Ci stiamo muovendo anche per attrarre un pubblico internazionale: la fiera annuale di settore a Washington, nuovi programmi a Londra e speriamo presto anche una mostra sullo stesso parallelo Napoli-New York, ma al momento sono solo idee anche se di certo san Gennaro ha molti proseliti all’estero, grazie ai migranti che in nave da qui partivano per le Americhe. Questo dicembre ci sarà intanto una mostra all’Istituto Italiano di Cultura di Madrid, dove porteremo alcune opere della nostra collezione, tra cui un paio delle trenta ora in restauro grazie al contributo di Molino Caputo. Siamo molto grati al mecenatismo privato, è fondamentale. I nostri restauri sono «cantieri aperti»: il pubblico può assistere e collaborare, ci sono anche studenti dall’Accademia di Belle Arti. Mentre con il «Progetto Scintilla» collaboriamo con una onlus che si occupa di ragazzi con fragilità: li formiamo perché poi possano guidare alcune visite private. La bellezza è salvifica e il Tesoro di San Gennaro è un’istituzione per i ragazzi napoletani. Così anche per noi è un valore aggiunto avere uno staff di giovani napoletani, così come accoglierne.
Con quali altre iniziative avete promosso l’affluenza al museo?
Ad oggi sono triplicate le visite delle scuole rispetto al 2021. Proprio perché siamo sempre pieni nel weekend, ci siamo dedicati agli altri giorni della settimana per l’accesso di gruppi e scuole. Sempre in quest’ottica abbiamo organizzato visite teatralizzate, performance serali con attori che ad esempio impersonificavano Ferdinando IV. Oppure, come evento su richiesta prenotabile nei giorni feriali, organizziamo anche una «Caccia al tesoro nel Tesoro» dedicata ai più piccoli e una «Escape Room» nella sala della mitra gemmata. E poi l’unione fa la forza. Per questo abbiamo promosso un biglietto combinato con Museo Filangieri, Pio Monte della Misericordia, Sant’Anna dei Lombardi e Ipogeo dei Cristallini. E ce ne saranno altri. Abbiamo appena vinto un bando della Regione Campania a sostegno delle imprese culturali e creative e utilizzeremo quei fondi per un nuovo impianto di illuminazione con un sistema di accoglienza domotica, che insieme serva a creare emozione ma anche come intervento di sensibilità ecologica per lo spegnimento automatico delle luci. E ci saranno anche nuove audioguide. Un’altra importante operazione nell’estate 2024 è stato il video «Chi è devoto a san Gennaro», da noi interamente finanziato: non ci si pensa, ma altre culture non sanno neppure che cosa sia una processione e allora così glielo abbiamo voluto mostrare.
E adesso che cosa si prospetta all’orizzonte?
Nel 2027 sarà l’anniversario dei 500 anni della Deputazione. Ci sarà un’importante donazione e stiamo anche organizzando una nuova mostra di Mimmo Jodice, figura centrale per la nostra città, molto vicino anche ai giovani come docente in Accademia. Avevamo già iniziato a progettarla prima della sua scomparsa e ora la stiamo portando avanti con la splendida collaborazione della moglie e della figlia. Si tratta di una precedente esposizione che era andata perduta, in tutto una quarantina di opere di cui stiamo scansionando i negativi. Un allestimento molto impegnativo, ma non posso anticipare di più. E poi dal punto di vista strutturale, si sta lavorando a un nuovo ingresso con una nuova facciata e un nuovo spazio per il bookshop, che speriamo di inaugurare a breve.
Un obiettivo da raggiungere?
Mi piacerebbe riuscire a spostare «le Colonne d’Ercole» del turismo napoletano da via dei Tribunali a via Duomo, anche per decongestionare l’overtourism dai Decumani. In questo senso è importante il progetto del Mudd, il Museo Diocesano Diffuso, che vuole recuperare e connettere il patrimonio religioso di Napoli. Il nostro è un museo patrimonio di Napoli, città che è molto cambiata nel corso degli ultimi anni. Dobbiamo tutti insieme far sì che diventi sempre più una meta turistica internazionale, una sede turistica accertata al pari di Roma, Parigi o Siviglia. E poi questa città merita una generazione appassionata di giovani.
Francesca Ummarino, direttrice del Museo del Tesoro di San Gennaro
La Mitra del Tesoro di San Gennaro. Foto Simone Florena
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