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Laura Lombardi
Leggi i suoi articoliFirenze. «La Resurrezione» di Domenico Cresti detto il Passignano (1598), dopo un anno di restauro torna nella sua collocazione originale all’interno della Cappella della Madonna del Soccorso, conosciuta anche come «del Giambologna» nella basilica della Santissima Annunziata.
L’intervento, eseguito dalla ditta Lo Studiolo snc per il Consorzio Cer, sotto la direzione di Ilaria Ciseri della Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio per le province di Firenze, Prato, Pistoia e sotto la direzione tecnica del Comune di Firenze, è il risultato della virtuosa collaborazione, avviata già dal 2003, tra il Fai-Fondo Ambiente Italiano, promotore della sesta edizione de «I Luoghi del Cuore» (con all’attivo interventi a favore di 68 luoghi), e Intesa San Paolo, che ha permesso alla Basilica di accedere alle Linee guida per la definizione degli interventi 2013 del Mibact.
Il dipinto di Passignano, segnalato dall'Associazione Amici della Santissima Annunziata Onlus (ente impegnato in attività di raccolta fondi per il restauro complessivo della Basilica) ha così beneficiato del contributo di 17.500 euro stanziato dal Fai e da Intesa San Paolo.
La pulitura, consistita nella eliminazione della polvere, dal nerofumo delle candele e dalle vernici ingiallite, unita alle azioni di riconsolidamento, ritensionamento della tela e integrazione delle lacune, ha ridato notevole leggibilità al dipinto, che ora rivela quell’ unione tra cromatismo veneto, maturata da Passignano nel corso del soggiorno a Venezia (1582-89) insieme a Federico Zuccari suo maestro, e la saldezza del disegno toscano di impostazione manierista, come testimoniano la resa del corpo di Cristo e degli angeli, la plasticità e il dinamismo delle figure dei soldati in primo piano, ma anche la scena drammatica ai piedi della Cristo risorto, dove colori vivi si distillano da un fondo scuro quasi monocromo. Il consolidamento strutturale della tela si è svolto con l’ausilio del sottovuoto che permette al consolidante applicato sul retro di penetrare nel tessuto, eliminando anche ondulazioni e deformazioni.
L’opera, nella quale si riconoscono le pennellate corpose, spezzate ma anche di intrecci sfumati che celano le linee di contorno, proprie dello stile del Passignano, ha svelato numerosi ripensamenti: sullo sfondo del cielo appaiono angeli e cherubini in trasparenza, ma soprattutto è la posa delle figura di Cristo a esser mutata in corso d’opera, inizialmente simmetrica, poi proiettata verso l’alto, quasi a stagliarsi fuori dal dipinto. La scena trasmette così un effetto di dilatazione dal centro verso l’esterno, dall’oscurità del fondo alla vivezza cromatica: una vivezza recuperata grazie alla nebulizzazione di vernice trasparente, funzionale a uniformare le integrazioni cromatiche e alcuni assorbimenti, e «ammorbidire» la brillantezza finale del dipinto senza ostacolare la piena visione dei colori.
Le indagini diagnostiche non invasive hanno mostrato come alcuni brani, tra cui le teste di cherubini, risultano essere eseguiti forse alla fine dell’Ottocento, allo scopo di mascherare pentimenti dell’artista sulla pittura originale.

Domenico Cresti detto il Passignano, «La Resurrezione» dopo il restauro. Firenze, Ss. Annunziata, Cappella del Soccorso, foto Antonio Quattrone
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