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Giuseppe M. Della Fina
Leggi i suoi articoliClaude Lévi-Strauss ha scritto che: «Gli antropologi sono qui per testimoniare che il mondo in cui viviamo, i valori ai quali crediamo, non sono gli unici possibili, che altri stili di vita, altri sistemi di valori hanno permesso e permettono ancora a comunità umane di trovare la felicità». L’osservazione si trova nel volume L’antropologia di fronte ai problemi del mondo moderno (Bompiani), dove lo studioso aveva raccolto i testi di sue tre conferenze, ed è stata tenuta presente, richiamandola già nella premessa, da Mario Lentano nel libro I Romani che non ti aspetti. Storia bizzarre per menti curiose.
L’autore ha esaminato, con un linguaggio chiaro e brillante, alcune abitudini del mondo romano, che oggi a noi sembrano singolari. Va detto che i contributi erano stati pubblicati inizialmente nel sito Internet «Laboratori Poesia» nell’ambito della sezione «Mito e logos» e che la pubblicazione si avvale di illustrazioni di Caterina Di Paolo.
Tra le idee che sorprendono, vi è quella che il latte materno non venisse ritenuto un semplice alimento seppure importante nella crescita del bambino, ma che fosse in grado di trasmettere l’identità dei genitori: Virgilio, nell’Eneide (4, 365-367), fa dire a Didone che Enea, in procinto di abbandonarla, era stato allattato non da una madre, ma dalle tigri dell’Ircania, una regione selvaggia della zona del Mar Caspio.
A Roma, lo stesso coraggio di Romolo e Remo era attribuito al fatto che i due gemelli erano stati allattati da una lupa; una circostanza che, più tardi, venne usata polemicamente da un fiero avversario di Roma, il re Mitridate, affermando che l’animo insaziabile dei Romani derivava dal fatto che un animale feroce aveva allattato i loro progenitori. Tale posizione è ricordata ancora dallo storico Giustino nelle Storie filippiche.
Sulla certezza che il latte materno fosse in grado di trasmettere l’identità familiare, il filosofo Favorino (80 d.C. circa-150 d.C.), che viveva e insegnava a Roma, riprese la madre della sposa di un senatore romano per il fatto che la figlia aveva scelto di fare allattare il bambino a una balia. Lo racconta Aulo Gellio, che era stato allievo del filosofo.
Spazio viene dato da Lentano all’importanza che i Romani attribuivano ai sogni al punto che la loro interpretazione era affidata a specialisti, denominati «coniectores». Ma attenzione, niente facili parallelismi: nei sogni non si poteva leggere il passato e la profondità dell’inconscio, compito dello psicanalista moderno, ma il futuro. Ad esempio, un sogno, interpretato da alcuni specialisti al suo seguito, aveva fatto intuire a Giulio Cesare, mentre era impegnato in Spagna, che avrebbe potuto assumere il potere a Roma.
I Romani che non ti aspetti. Storie bizzarre per menti curiose
di Mario Lentano, 126 pp., Carocci editore, Roma 2025, € 15

La copertina del volume
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