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Serena Macchi
Leggi i suoi articoliLa prima museale europea ha chiuso i battenti appena quattro mesi fa, a Vienna. La prima personale londinese, sponda (ovviamente) Gagosian, calerà il sipario esattamente fra una settimana. Quasi certamente lo vedremo fra un mese sulla rive del Reno, questa volta sponda Art Basel, ma pur sempre stand Gagosian. Museo e galleria, una via l’altra, aspettando di incrociarlo di nuovo, tra i corridoi delle mega fiere in arrivo, tra giugno e l’autunno. In sala d’aste, al contrario, è sempre più raro. Il sibilo sordo del martelletto all’incanto non riecheggia più come un tempo, e si potrebbe dire "per fortuna" in un certo senso. L’ultima aggiudicazione, in completo rosa -vedere per credere il pezzo battuto da Phillips nella settimana di aste nella City a marzo, Pink Shorts a 230 mila pound- non ha ri(sentito) minimamente l’influenza dei folli 3,4 milioni di dollari a Christie’s Hong Kong nel dicembre 2021 (la scommessa speculativa sull’artista ghanese ha toccato il suo apice tra il 2021 e il 2022, quando il suo fatturato complessivo in asta si è attestato tra gli 8 e i 9 milioni di dollari, ora viaggia sul milione di dollari di turnover). Ma la temperatura globale, è risaputo, è tiepida e temperata per tutti. E i moti tossico-finanziari si esauriscono presto. La doppia settimana di Spring Sales a New York lo ha ampiamente dimostrato. Ancora una volta. L’unica certezza che abbiamo è che Amoako Boafo è un pittore sublime. E in questi giorni, come anticipavamo poche righe fa, è uno dei protagonisti della primavera anglosassone (assieme a Penone alla Serpentine e Alison Watt da Levy Gorvy Dayan, almeno per quanto riguardo il “contemporaneo”). Era -e lo è ancora- la sua, la mostra di punta in calendario, almeno per quanto riguarda l’universo gallerie, che a Londra -a differenza dell’Italia- hanno un peso. Dopo il primo solo show con la multinazionale Gagosian sulla Madison (New York) nel 2023, il pittore nato ad Accra nel 1984, torna nella sua scuderia di riferimento, questa volta nel cuore di Mayfair, con «I Do Not Come to You by Chance», fino al 24 maggio. La mostra, il cui titolo si ispira a un racconto della scrittrice nigeriana Adaobi Tricia Nwaubani del 2009, si sviluppa come una reinterpretazione del vissuto personale dell’artista. Nel percorso espositivo si può leggere infatti una stratificazione di elementi autobiografici messi in relazione a questioni identitarie della Black Diaspora. Per l’occasione, la sede di Grosvenor Hill ha ricostruito in scala reale il cortile della casa d’infanzia di Boafo in Ghana. Sulle pareti di legno nero spiccano ritratti di alcune figure femminili. Risaltano in un contrasto marcato con il fondale chiaro, come fossero collocate in un contesto intimo e privato. I loro volti si intravedono tra le nicchie e le aperture della struttura architettonica qui ricreata. In queste tele diversi pattern si incontrano, creando multi-livelli di decorazione. Così le fantasie degli eleganti vestiti, che ricordano i motivi del cotone africano (wax), incontrano la ricchezza degli sfondi e l’inconfondibile groviglio di segni che va a costituire la pelle delle persone raffigurate. Per i volti e i corpi dei suoi soggetti, infatti, Boafo manipola i pigmenti con le punte delle dita senza usare il pennello, creando una preziosa texture pittorica che, anche tridimensionalmente, arricchisce le superfici. La stratificazione di elementi decorativi in questo modo dà origine a rilievi raffinati e preziosi, sui quali emergono i soggetti. Superbamente, ma poi spocchiosamente, fieri, anche se ritratti in momenti intimità. L’eco e l’eleganza congenita che si riverberano sulla bidimensionalità della superficie della tela risentono delle atmosfere della Vienna di Klimt e Schiele, dove l’artista si è stabilito nel 2013. Dopo il primo corpo a corpo con la trasformazione dello spazio della galleria, la mostra prosegue attraverso un allestimento meno invasivo. Alle pareti, i dipinti esposti sono più delicati e dalle tonalità più morbide. Sono scene intime e familiari. C’è calma, riposo, svago. In questa sala le tradizionali narrazioni della mascolinità sono messe in discussione. In questi autoritratti le figure maschili sono amorevoli e dormienti, mentre le figure femminili ammaliano e seducono. Al centro, un tavolo con carte da gioco personalizzate dall’artista e il primo freestading painting con due ritratti a grandezza naturale. Chiosa del cerchio virtuosa: una selezione dei dipinti in mostra andrà proprio nella sua città natale, ad Accra, per essere esposta a maggio presso il «dot.ateliers|Ogbojo», un programma di residenza per scrittori e curatori fondato dallo stesso artista lo scorso anno.

«I Do Not Come to You by Chance» di Amoako Boafo da Gagosian. Courtesy Gagosian Gallery

«I Do Not Come to You by Chance» di Amoako Boafo da Gagosian. Courtesy Gagosian Gallery

«I Do Not Come to You by Chance» di Amoako Boafo da Gagosian. Courtesy Gagosian Gallery