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Frida Kahlo, El Sueno (La Cama)

Sotheby’s

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Frida Kahlo, El Sueno (La Cama)

Sotheby’s

È di Frida Khalo l’ennesimo dipinto milionario dell’autunno di Sotheby’s

Sarà venduta a novembre, a New York, insieme ad altre 80 opere surrealiste che si aggiungono ai tanti lotti di primissima fascia annunciati dalla maison

Riccardo Deni

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Sotheby's si sta prendendo la scena, giorno dopo giorno, di questo autunno d'aste. Mentre la Collezione Karpidas ha venduto tutto il suo catalogo raccogliendo la cifra record di 100 milioni di dollari, la più alta mai registrata a Londra per una raccolta personale, ogni giorno la maison sta stillando, goccia dopo goccia, annuncio dopo annuncio, le opere protagoniste delle prossime aste newyorkesi. Prima i 24 lotti della The Leonard A. Lauder Collection, guidati da «Ritratto di Elisabeth Lederer» di Klimt. Stimato 150 milioni di dollari, è lui il dipinto di copertina di una raccolta da 400 milioni di dollari complessivi. Poi è venuta la collezione di Cindy e Jay Pritzker, dove spicca un Van Gogh, «Romans Parisiens (Les Livres jaunes)», da 40 milioni di dollari. 

E oggi ci ritroviamo nuovamente a commentare il prossimo passaggio di un'altra collezione, questa volta anonima, che prende il nome di Exquisite Corpus. Il riferimento va al celebre gioco surrealista in cui ogni artista, senza vedere quel che aveva disegnato chi lo precedeva, vi aggiungeva una propria componente, andando a formare un'opera eterogenea e casuale, frutto di un lavoro collettivo ma non organizzato. C'è invece un filo chiaro che avvolge le 80 opere tra dipinti, disegni e sculture che verranno venduti a novembre nella Grande Mela e si tratta, a questo punto l'avrete capito, del carattere surrealista dei lavori in questione.

A guidare la vendita è «El sueño (La cama)» di Frida Kahlo, datato 1940. È un autoritratto onirico e feroce, dove la pittrice messicana si raffigura distesa su un letto sospeso nel vuoto, circondata da rampicanti e sovrastata da uno scheletro armato di dinamite. Vita e morte si fondono, senza distanza. È una visione che nasce dal dolore, ma non cerca la consolazione. Kahlo non dipinge sogni, diceva, ma la propria realtà. Realizzato nello stesso anno dell’assassinio di Trotsky e del suo secondo matrimonio con Diego Rivera, «El sueño» è un’opera di intensità disarmante, che potrebbe stabilire un nuovo record per l’artista. La stima 40-60 milioni di dollari lo avvicina infatti ai 34,8 milioni di dollari di «Diego y yo» (1949), attuale miglior risultato d'asta della pittrice messicana.

Salvador Dali, Symbiose de la tête aux coquillages, 1931

René Magritte, La Représentation, 1962

Il nucleo della collezione è completato da opere di altre protagoniste del surrealismo. C’è Dorothea Tanning con «Interior with Sudden Joy» (1951), una scena spettrale in cui figure adolescenti e oggetti impossibili si incontrano in uno spazio domestico carico di tensione emotiva. È una delle tele più importanti dell’artista mai offerte all’asta, come si evince dalla stima di 2-3 milioni di dollari. Ci porta all'esterno Kay Sage, con «The Point of Intersection» (1951-52), un paesaggio silenzioso e metafisico fatto di impalcature e drappeggi tesi, dove l’assenza umana diventa protagonista. Stima 1-1,5 milioni di dollari.

Tra i nomi più noti spicca Salvador Dalí con «Symbiose de la tête aux coquillages» (1931), piccolo olio su tela in cui una testa si compone interamente di conchiglie, modellate con precisione scientifica ma collocate in una struttura impossibile. Un esempio fulminante del Dalí degli anni Trenta, quando la tecnica accademica incontrava le visioni più destabilizzanti del subconscio. Stima 2-3 milioni di dollari.

Doppia presenza anche per René Magritte, con due opere che raccontano momenti diversi della sua ricerca. «La Représentation» (1962), raro esempio in cui l’artista belga introduce la figura del calciatore, si inserisce nel consueto lessico magrittiano fatto di balaustre, muri e oggetti traslati. È un’immagine che sfida il senso comune e rimescola i codici del reale. Stima 4-6 milioni di dollari. Più antica, e più enigmatica, è «La Révélation du présent» (1936), in cui una casa borghese viene trasformata in uno spazio di allucinazione controllata. Qui, come nella serie «Empire des lumières», Magritte destruttura il quotidiano senza mai abbandonarlo. Stima 2-3 milioni di dollari.

Il suggerimento di Sotheby's, come indicato dal titolo, è di intendere questa selezione alla stregua di quel gioco con cui i protagonisti del surrealismo passavano le serate in compagnia. Non sono una serie di opere isolate, ma componenti di un mosaico spontaneo e non programmato, eppure in grado di tenersi insieme, di trasmettere una sensazione indefinita ma potente, dai risvolti reali seppure indecifrabili. La metafora viene semplice, non si può evitare: come un sogno, scomposto ma unitario, di cui al mattino non rimane che una sensazione lontana ma insistente.

Riccardo Deni, 19 settembre 2025 | © Riproduzione riservata

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