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Riccardo Deni
Leggi i suoi articoliEsistono luoghi che non si limitano a ospitare l’arte, ma la mettono in circolo, la fanno dialogare, la rendono motore di riflessione collettiva. È quello che accade al Parco Internazionale di Scultura di Mestre, che dal 18 settembre al 30 novembre 2025 apre per la prima volta a una mostra esterna, accogliendo «Spazio del Possibile». Un titolo che evoca perfettamente il carattere visionario dell'evento, votato alla sperimentazione.
Promossa da Banca Ifis e realizzata in collaborazione con l’Ordine degli Architetti di Roma e provincia, la mostra ha già fatto tappa alla Casa dell’Architettura e alla Nuvola di Roma, e ora approda a Mestre con l’obiettivo di trasformare il Parco in un laboratorio di idee sul rapporto tra uomo, natura e tecnologia. L'ambizione, come anticipato, è quella di superare il carattere dichiarativo di una semplice mostra, ma di creare un'esperienza eterogenea e generativa. Ecco quindi, di seguito, le tre sezioni di cui si compone l'esposizione. A tenerle insieme la volontà di raccontare l’architettura come forma di intelligenza attiva, capace di immaginare scenari nuovi e di stimolare visioni condivise.
Il percorso si apre con una struttura simile a una «scatola», dedicata all’«Intelligenza collettiva». Qui trova spazio una selezione di brevetti di architetti e architette italiani, esempi concreti del valore dell’invenzione nel progetto. A incarnare visivamente questo tema è l’opera «Deodomena Tropos» di Antonio Barbieri, composta da forme totemiche nate da processi digitali, così da rendere tangibile la complessa relazione tra uomo e macchina. Un confronto che non si esaurisce nello scontro tra intelligenze, ma si apre alla possibilità di una coesistenza creativa.

Antonio Barbieri, «Intelligenza collettiva»
Al centro dell’allestimento, la sezione «Intelligenza collettiva» cambia radicalmente tono e forma. Cinquanta Sampietroni — sedute brevettate dall’artista Marco Duranti — sono disposti senza una direzione imposta. Sono i visitatori a dare forma all’opera, spostandosi liberamente, scegliendo una posizione, creando ogni volta nuove configurazioni. Un gesto semplice che diventa simbolo potente: la collettività come intelligenza fluida, capace di generare possibilità che superano la somma dei singoli contributi.
Infine, nascosta alla vista, una seconda scatola accoglie «Futuro sintetico». Qui si trova l’opera «Il ramo d’oro» di Alessandro Signoretti. Un prisma che non si limita a esporre, ma interroga, coinvolgendo attivamente il pubblico in un processo che trasforma lo spettatore in creatore di senso. L’opera è una soglia tra il visibile e l’immaginato, tra il mito e l’algoritmo, tra ciò che sappiamo e ciò che possiamo ancora immaginare.
«Spazio del Possibile» si muove così tra invenzione, partecipazione e riflessione, nel solco di un impegno che Banca Ifis porta avanti attraverso il progetto «Ifis Art»: fare del Parco Internazionale di Scultura non solo un luogo espositivo, ma uno spazio aperto al pensiero, alla cultura, all’inclusione. «È questa la strada che vogliamo continuare a percorrere», ha dichiarato Ernesto Fürstenberg Fassio, Presidente di Banca Ifis, «per costruire legami sempre più forti tra pubblico e privato, e rendere fruibile alla collettività il patrimonio artistico e culturale del nostro Paese».