Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Stefano Luppi
Leggi i suoi articoli«Il mio lavoro esplora il confine della visione cercando di dare forma visibile a fenomeni invisibili. Unendo elementi scientifici, tecnologici e naturali cerco di creare una estetica della visione imitando processi naturali e cognitivi. Sono interessato a un concetto fluido di arte capace di dialogare con il mondo circostante», così Donato Piccolo (Roma, 1976), in una intervista del 2018, descriveva il suo lavoro a Jerome Sans.
Il testo dedicato alla poetica dell’artista romano che ha realizzato la prima personale ad Art Project di Roma nel 2003 e lanciato a livello internazionale dalla galleria Mario Mazzoli di Berlino nel 2010, è contenuto nel catalogo della rassegna antologica «L’arte del pensiero meccanico», a cura di Lorenzo Respi, fino al 24 agosto a Palazzo Santa Margherita-Fondazione Ago di Modena. Quelle parole ancora oggi ben «fotografano» sinteticamente la sua produzione che negli ultimi tempi ha affondato il colpo, mettendo al centro anche la robotica e l’Intelligenza Artificiale, le ultimissime scoperte tecnologiche spesso elaborate in collaborazione con ingegneri del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr).
A Modena, nell’appuntamento inserito nel programma Unesco Media Arts con la collaborazione della Galleria Mazzoli, l’analisi del suo lavoro si sostanzia attraverso un percorso espositivo di una cinquantina di opere tra sculture in movimento, spesso interattive, tele e disegni, un ventaglio di medium per un’esperienza immersiva con al centro lo spazio di confine tra l’uomo e la macchina, tra il corpo umano e gli inserti artificiali: in varie opere, peraltro, «guida» le sculture proprio l’AI tanto che nel catalogo anche ChatGpt sviluppa due testi che analizzano autonomamente i contenuti filosofici e scientifici dell’autore. Tra le sculture presenti «Butterfly effect scultura» del 2012-20 permette di ascoltare il rumore, enormemente amplificato, di un battito d’ali di una farfalla tassermizzata che si muove su un piano oppure di seguire i movimenti di una copia della «Dama con l’ermellino» di Leonardo da Vinci, «Dama con l’Arduino» del 2019, che se ne va a spasso per la sala espositiva grazie a sensori elettronici e a piccole gambe robotizzate. Altri lavori che attraggono l’occhio del visitatore sono la scultura meccanica che si sposta come fosse guidata dai movimenti di vere tartarughe, conservate in una teca posta al fianco, alle quali è collegata da particolari dispositivi di controllo («Unnaturalis», 2018). Altre sculture, invece, sorprendono per la verosimiglianza della figura che stride con innesti che le trasformano in cyborg: «Trittico del mal di testa» (2007), «Everything we can’t think is inside our brain» del 2011, cui si aggiungono «Genesi», «Almeno un tempo per respirare» e «Sebastiano. Il nottambulo» del 2014 fino alle recentissime «Quando il fiore muore, il pensiero percuote» e «Lullaby», quest’ultima un ragno meccanico che vagamente somiglia a «Maman» di Louise Bourgeois, ma qui dotata di un cervello di Intelligenza Artificiale programmato per analizzare lo spazio e fuggire dalla sua sede. Molte, infine, le tele che riproducono dipinti di Caravaggio, Bronzino, Raffaello, Antonello di Messina dotati di inserti contemporanei, cui si aggiungono disegni a matita e pennarello che esemplificano la grande padronanza tecnica di Piccolo.

Una veduta della mostra «L’Arte del Pensiero Meccanico» di Donato Piccolo. Photo © Rolando Paolo Guerzoni

Una veduta della mostra «L’Arte del Pensiero Meccanico» di Donato Piccolo. Photo © Rolando Paolo Guerzoni