Image

Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Image

Eva e Franco Mattes, The Bots, 2020. Commissione del KW Institute for Contemporary Art, Berlino.

Image

Eva e Franco Mattes, The Bots, 2020. Commissione del KW Institute for Contemporary Art, Berlino.

Dieci momenti chiave del 2025 raccontati attraverso opere d’arte

Dagli incendi in California alla guerra delle immagini online: i nodi più controversi dell’anno riletti attraverso opere, mostre ed eventi.

Giorgia Aprosio

Leggi i suoi articoli

Clima e collasso ambientale

Gennaio 2025 – Una serie di incendi di vasta portata colpisce l’area di Los Angeles, arrivando a ridosso del Getty Museum e della Getty Villa. Le fiamme si avvicinano pericolosamente alle strutture e alle collezioni, costringendo le istituzioni ad attivare misure di emergenza e a chiudere temporaneamente gli spazi. In televisione e sui social network circolano immagini distopiche, riprese aeree in tempo reale delle fiamme che mangiano l’aerea boschiva circostante. Musei progettati come luoghi di consacrazione culturale appaiono per la prima a confronto con l’evidenza di uno scenario a rischio ambientale crescente, evidenziando la vulnerabilità e il paradosso di istituzioni votate alle conservazione di fronte all’intensificarsi di eventi climatici così estremi.
 

Edward Ruscha. Los Angeles County Museum of Art on Fire. 1965–68. In ED RUSCHA / NOW THEN, Los Angeles County Museum of Art, Aprile 7–Ottobre 6, 2024, © Ed Ruscha. Foto © Museum Associates/LACMA

Tra il 1965 e il 1968 Edward Ruscha realizza The Los Angeles County Museum on Fire, una serie di dipinti che raffigurano il LACMA avvolto dalle fiamme. L’opera nasce come immagine ambigua e provocatoria, espressione del disagio dell’artista nei confronti dell’istituzione museale e dell’architettura modernista progettata da William Pereira. Allo scadere degli anni ’60 le fiamme non hanno per Ruscha una funzione narrativa esplicita, evocano piuttosto una tensione latente che attraversa il paesaggio urbano e sociale di Los Angeles in quegli anni. Nel 2025, la sovrapposizione tra quell’immaginario e la cronaca rende invece la questione più che mai concreta, imponendo una revisione delle priorità operative in un contesto di instabilità ambientale permanente.

Politiche migratorie e violenza di Stato

Marzo 2025 – Tra febbraio e marzo 2025 l’amministrazione statunitense intensifica in modo significativo le operazioni dell’Immigration and Customs Enforcement (ICE), con un aumento documentato delle retate nei luoghi di lavoro e nelle aree urbane a forte presenza migrante. Secondo i dati diffusi da organizzazioni per i diritti civili e osservatori indipendenti, in diversi periodi gli arresti giornalieri superano quota mille, coinvolgendo in larga parte persone senza precedenti penali. Le operazioni diventano particolarmente visibili in città come Los Angeles, Chicago e New York, dove la presenza di agenti federali armati nello spazio pubblico modifica radicalmente la vita quotidiana delle comunità migranti. 

 

Manifestanti con cartelli disegnati da Patrick Martinez, Los Angeles, 2025. Foto: Patrick Martinez

Nel corso dell’anno diversi artisti intervengono nello spazio urbano con lavori pensati per uscire dai circuiti istituzionali. Tra questi, Patrick Martinez realizza scritte al neon con slogan come Deport ICE e Then They Came. Concepite inizialmente come opere autonome, realizzate con scritte al neon, sono state trasformate dall’artista in poster e supporti stampabili, liberamente appropriabili e riutilizzabili dai manifestanti in risposta al contesto politico.

Economia dell’arte e iper-finanziarizzazione

Maggio 2025 – Nel maggio 2025 la vendita serale di Christie’s a New York si svolge in un clima di cautela diffusa. Dopo anni di crescita, il mercato dell’arte mostra segnali di rallentamento: stime prudenti, lotti ritirati, una platea di collezionisti sempre più selettiva. In questo contesto, la casa decide di affidare l’asta quasi interamente a opere di artiste donne, che catalizzano l’attenzione e concentrano i risultati più significativi della serata. 
 

"Miss January" (1997) di Marlene Dumas è stata esposta da Christie's a New York prima dell'asta. Anthony Behar / ANP

Al centro dell’attenzione c’è Miss January (1997) di Marlene Dumas, aggiudicato per 11,5 milioni di dollari (13,6 milioni con i diritti) e diventato l’opera più costosa di un’artista donna vivente mai venduta all’asta. Il dipinto raffigura una figura femminile in posa frontale, nuda dalla vita in giù, con un solo calzino rosa: un’immagine immediatamente riconoscibile, insieme vulnerabile e assertiva. Nella stessa serata viene registrato anche un nuovo record per Simone Leigh, confermando una dinamica ormai evidente del mercato: in una fase di incertezza, l’attenzione e gli investimenti si concentrano su opere di artiste donne, percepite come un terreno relativamente stabile. All’interno di questo quadro, il corpo femminile continua a occupare una posizione centrale, portando con sé una lunga storia di desiderabilità, legittimazione e affidabilità simbolica che il mercato sembra ancora disposto a capitalizzare.

Erosione democratica e censura

Giugno 2025 – Nel giugno 2025 il dibattito sulla libertà di espressione nelle istituzioni culturali si intensifica, in un contesto segnato da una crescente polarizzazione politica e da pressioni dirette e indirette su università, musei e spazi espositivi. In diversi Paesi occidentali, la cultura diventa un terreno sensibile di negoziazione ideologica: programmi modificati, mostre rinviate o riformulate, artisti e curatori chiamati a chiarire pubblicamente le proprie posizioni. Più che attraverso atti di censura esplicita, il controllo si esercita tramite ambiguità istituzionali, richieste di “neutralità” e timori legati a finanziamenti pubblici e sponsorship politiche.
 

The Game: All Things Trump. Photograph: Courtesy of a/political and ArtX. Foto: John Mireles

In questo clima, mentre tarda ad arrivare la nomina dell’artista che rappresenterà gli Stati Uniti alla Biennale di Venezia 2026, si fa avanti la proposta non richiesta di Andres Serrano per il Padiglione americano. Il progetto, concepito come un mausoleo di oggetti dedicati a Donald Trump e accompagnato dalla rinnovata circolazione del film dell’artista sull’ex presidente, riapre un dibattito acceso nel mondo dell’arte internazionale. Il film, costruito come un ritratto frontale e privo di commento esplicito, era stato letto da alcuni come un’operazione critica e da altri come un gesto celebrativo. L’assenza di una posizione dichiarata mette in tensione il meccanismo stesso della rappresentanza nazionale, mostrando come l’ambiguità finisca spesso per funzionare non come apertura al confronto, ma come dispositivo di neutralizzazione del conflitto.

Memoria coloniale e revisioni storiche

Luglio 2025 – Il 30 luglio 2025 il governo francese adotta un progetto di legge che introduce, per la prima volta, una procedura permanente per la restituzione di beni culturali acquisiti con la forza durante il periodo coloniale. Il provvedimento apre una breccia nel principio di inalienabilità delle collezioni pubbliche, consentendo restituzioni su richiesta degli Stati interessati per oggetti sottratti, venduti sotto coercizione o ceduti da soggetti privi di autorità legittima. La valutazione delle domande viene affidata a commissioni scientifiche bilaterali e all’esame del Conseil d’État, evitando il passaggio parlamentare caso per caso che aveva caratterizzato le restituzioni precedenti. 

 

Le musée du quai Branly, 2018. Foto: Ludovic Marin, Afp

La notizia riporta al centro del dibattito il ruolo dei musei europei nella gestione dell’eredità coloniale: il nuovo dispositivo giuridico francese segna un passaggio rilevante ma prudente. Pur riconoscendo l’illegittimità di alcune acquisizioni, la legge mantiene un forte controllo statale sulle condizioni della restituzione e subordina il trasferimento alla conservazione e all’esposizione pubblica delle opere nei Paesi di origine. Dopo il rapporto Sarr–Savoy del 2018 e le restituzioni simboliche del 2020, la riforma del 2025 appare come un compromesso istituzionale che lascia irrisolta la tensione tra restituzione come atto di giustizia e restituzione come eccezione regolata.

Immagini, piattaforme e guerra dell’attenzione

Agosto 2025 – Nell’estate del 2025, testate internazionali come The Guardian, The New York Times, Al Jazeera, Reuters e Associated Press iniziano a riportare con crescente frequenza casi di rimozione, oscuramento o riduzione della visibilità di contenuti legati alla guerra a Gaza e al conflitto in Ucraina sulle principali piattaforme digitali. Video di bombardamenti, testimonianze dirette e materiali prodotti da giornalisti indipendenti e organizzazioni per i diritti umani risultano cancellati o temporaneamente inaccessibili in base alle policy sulla violenza esplicita o a richieste governative. La questione riguarda la difficoltà di conservare le immagini come documenti stabili, prima ancora che come strumenti di informazione.


 

Eva e Franco Mattes, The Bots, 2020. Commissione del KW Institute for Contemporary Art, Berlino.

The Bots (2020) di Eva e Franco Mattes affronta direttamente l’infrastruttura che regola la selezione del visibile. L’opera consiste in una serie di video basati su interviste a moderatori di contenuti dei social media, realizzate in collaborazione con il giornalista Adrian Chen. Attori leggono le testimonianze di lavoratori incaricati di visionare e classificare immagini violente, mentre adottano tecniche visive derivate dai tutorial di make-up, utilizzate per aggirare i sistemi di censura automatica. I video sono installati sul retro di scrivanie che replicano quelle dei centri di moderazione. I racconti rendono visibile il lavoro invisibile che decide cosa può restare online e cosa deve scomparire.

Spazio pubblico e protesta

Settembre 2025 – L’11 settembre 2025, nel pieno della guerra a Gaza e mentre il conflitto continua a polarizzare l’opinione pubblica israeliana e internazionale, un gruppo di artisti, curatori, musicisti, scrittori e operatori culturali organizza a Tel Aviv una protesta silenziosa contro quella che definisce senza remore “la distruzione di Gaza”. L’azione si svolge in un’area altamente simbolica, nei pressi del Museo d’Arte di Tel Aviv, del Teatro Cameri, della Biblioteca Beit Ariela e dell’Opera Israeliana, trasformando i principali poli culturali della città in uno spazio di dissenso pubblico. 

 

Vestiti di nero, i partecipanti espongono striscioni in ebraico, arabo e inglese con la scritta “Il genocidio culturale è una guerra alla memoria” e distribuiscono opuscoli che invitano il mondo della cultura a non “restare semplicemente in disparte”. Durante l’azione, un gruppo di musicisti esegue un’unica nota continua, che richiama il suono dei droni militari su Gaza, in omaggio al musicista e insegnante palestinese Ahmed Muin Abu Amsha. L’assenza di slogan gridati, immagini spettacolari o gesti eclatanti trasforma il silenzio in uno strumento politico. In un contesto segnato da forti pressioni e da un clima diffuso di autocensura, la protesta assume un valore netto: lavorare con la cultura implica una responsabilità pubblica.

Guerra e stallo geopolitico

Ottobre 2025 – Nell’arco dell’anno i conflitti in Ucraina e in Medio Oriente proseguono in una condizione di stallo prolungato, segnata da accessi fortemente limitati alle aree di guerra, restrizioni alla presenza di osservatori indipendenti e un controllo sempre più rigido sulla circolazione delle informazioni. Se in Ucraina la guerra assume sempre più la forma di un conflitto di logoramento -mediato da immagini satellitari, riprese da droni e mappe operative- nel caso di Gaza la produzione e la circolazione delle immagini diventa parte integrante del conflitto stesso. La distruzione delle infrastrutture civili e culturali e i blackout comunicativi rendono difficile qualsiasi ricostruzione condivisa degli eventi, trasformando la guerra in un insieme frammentato di notizie parziali, immagini contestate e dati incompleti.

 

Forensic Architecture

Nell’ottobre 2025 il collettivo Forensic Architecture pubblica un nuovo aggiornamento del progetto avviato nel 2023 per documentare le operazioni militari a Gaza attraverso l’analisi incrociata di immagini satellitari, video amatoriali, registrazioni audio e dati open source. Il lavoro si presenta come una serie di mappe, modelli spaziali e ricostruzioni temporali che assemblano frammenti dispersi in assenza di accesso diretto ai luoghi. In queste indagini la guerra non appare come immagine immediata o spettacolare, ma come un insieme di tracce da verificare: coordinate, ombre, suoni, detriti. L’immagine smette di funzionare come prova autosufficiente e diventa parte di un dispositivo di accertamento, in cui la verità emerge dalla ricostruzione e dalla correlazione dei dati, più che dalla visibilità diretta degli eventi.

Corpo femminile e diritti riproduttivi

Novembre 2025 – Il dibattito sui diritti riproduttivi resta centrale a livello globale, segnato da un consolidamento delle restrizioni legislative e da un arretramento dell’accesso all’aborto in diversi contesti. Negli Stati Uniti, a quasi tre anni dalla sentenza Dobbs v. Jackson, quasi venti Stati mantengono divieti totali o semi totali, mentre altri introducono ulteriori limitazioni sull’accesso ai farmaci abortivi e rafforzano le sanzioni per medici e operatori sanitari. In America Latina, accanto alle riforme già avviate in Argentina e Colombia, persistono divieti assoluti (El Salvador, Honduras e Nicaragua). Anche in Europa, il quadro resta diseguale: Malta continua a essere l’unico Stato membro dell’Unione Europea in cui l’aborto è illegale, mentre in altri Paesi l’accesso è di fatto ostacolato da obiezione di coscienza diffusa, sottofinanziamento dei servizi sanitari e pressioni politiche. 

Tracey Emin, My Bed, 1998. Turner Prize, 1999, Tate.

Nel novembre 2025 la Tate Modern annuncia A Second Life, la più grande mostra mai dedicata a Tracey Emin, in apertura nel febbraio 2026. Il progetto attraversa l’intera carriera dell’artista e include lavori emblematici come My Bed (1998), che hanno portato al centro della scena temi come aborto, perdita, desiderio, depressione e vulnerabilità del corpo femminile. Una pratica che ha fatto della visibilità dell’esperienza incarnata uno strumento di esposizione pubblica e confronto politico.

AI, sorveglianza e lavoro cognitivo

Dicembre 2025 – Il tema dell’intelligenza artificiale entra stabilmente nel dibattito politico europeo. Nel corso del 2025 l’Unione avvia la fase applicativa dell’AI Act, la Commissione apre le prime consultazioni e pubblica linee guida attuative. Mentre una parte crescente della popolazione globale si rivolge all’intelligenza artificiale per immaginare e interrogare il futuro, nei programmi politici l’IA viene affrontata soprattutto come oggetto di regolazione preventiva: un campo di negoziazione giocato a colpi di cautela e timore verso il presente, più che come una tecnologia inevitabilmente destinata a incidere sul lavoro, sulla produzione di conoscenza e sui processi decisionali.

 

“The Island” di Hito Steyerl, Osservatorio Fondazione Prada, Milano. Foto Andrea Rossetti, Courtesy Fondazione Prada

In questo contesto, nel dicembre 2025 Hito Steyerl, artista e filmmaker tra le voci più influenti nel dibattito contemporaneo su media, presenta a Milano The Island, aperta fino al 30 ottobre 2026 negli spazi di Osservatorio Fondazione Prada. Il progetto si articola attorno a quattro narrazioni intrecciate -lucciole, isole artificiali, nascita della fantascienza e Flash Gordon- che si sviluppano attraverso un nuovo film, installazioni video, scenografie e interviste. Attraversando epoche e scale diverse, dalla realtà alla finzione, dal Neolitico al futuro prossimo, The Island mette in relazione ricerca scientifica, intelligenza artificiale, crisi climatica e produzione di mondi alternativi, chiudendo l’anno su una constatazione precisa: le tecnologie che promettono di modellare il futuro, lo stanno già ridefinendo.

Giorgia Aprosio, 28 dicembre 2025 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

Un confronto tra artisti contemporanei e maestri tra XIX e XX secolo interroga le divisioni, spesso instabili, tra antico, moderno e contemporaneo, a partire dalla persistenza dei generi.

Da Londra all’Italia: è ancora possibile costruirsi una carriera nell’arte?

Dieci stelle della scena contemporanea che in fiera hanno brillato con una chiarezza difficile da ignorare

Dieci momenti chiave del 2025 raccontati attraverso opere d’arte | Giorgia Aprosio

Dieci momenti chiave del 2025 raccontati attraverso opere d’arte | Giorgia Aprosio