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Di nuovo squillanti i Bagni misteriosi

Ada Masoero

Giornalista e critico d’arte Leggi i suoi articoli

Restaurata e ridipinta con un intervento concluso all’inizio del 2010 e tenuto su tonalità deliberatamente basse (cfr. n. 296, mar. ’10, p. 28 e n. 271, dic. ’07, p. 59), la fontana dei «Bagni misteriosi», ideata nel 1972-73 da Giorgio de Chirico per «Contatto Arte/Città», l’evento ideato da Giulio Macchi per la XV Triennale di Milano, è stata appena sottoposta a un nuovo restauro (nella foto, a lavori ultimati), condotto sotto la direzione di Barbara Ferriani dal Laboratorio di restauro del Triennale Design Museum diretto da Silvana Annichiarico: i colori si erano infatti già dilavati e il particellato atmosferico era stato inglobato dai protettivi, mentre muschi, alghe e licheni avevano aggiunto tonalità verdastre alle superfici già scurite dallo smog.

Occorreva affrontare anche il problema dei colori, originariamente tutt’altro che spenti. Grazie alla consulenza dell’Archivio dell’Arte Metafisica di Milano e del Dipartimento di Scienze ambientali dell’Università di Ca’ Foscari di Venezia (che ha condotto accurate indagini colorimetriche dei pigmenti originali e successivi), si è giunti alla decisione di dipingere gli elementi della fontana con i vivaci colori originari, confortati anche dai documenti fotografici del tempo e dal confronto con i dipinti coevi dei «Bagni misteriosi». La Fondazione De Chirico di Roma ha tuttavia contestato la squillante cromia, oltre all’immissione dell’acqua nel bacino. Il tema dei Bagni risaliva alla metà degli anni Trenta ma, come sua abitudine, De Chirico lo riprese anni dopo, utilizzandolo anche per questa fontana, realizzata in pietra di Vicenza e cemento da Margraf di Vicenza e finanziata da Paolo Marzotto. Montata in giorni di maltempo, la fontana non fu nemmeno dipinta per intero, specie nelle «onde» a zig zag sul fondo della vasca, ispirate a De Chirico da un parquet lucidissimo che gli era apparso come acqua. Gli altri elementi (tra i quali i due bagnanti e il pesce, dal 2009 nel Museo del Novecento, qui sostituiti da copie) erano invece stati dipinti con colori acrilici in tonalità vividissime, in linea tanto con la scultura Pop, quanto con le più recenti scoperte archeologiche, di cui De Chirico era a conoscenza, che suggerivano come le sculture classiche fossero dipinte a colori vivaci. Gli acrilici di allora non erano però compatibili con un materiale lapideo esposto agli agenti atmosferici, tanto che si dissolsero subito. 

Ada Masoero, 21 luglio 2015 | © Riproduzione riservata

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