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Delicati come fiori: la magia dei mobili sospesi di Calder sfida il mercato con Painted Wood

È il più significativo mobile in legno della serie “Constellation” ad apparire sul mercato. Stima fino a $ 20 milioni

Erica Roccella

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Sotto il cielo di vetro del Grand Palais, ad Art Basel Paris 2025, tre Calder in miniatura facevano da sentinelle al Rothko arancio di Pace. Poco più avanti, nello stand di White Cube, il gigante Eight Polygons del 1973, sempre di Calder, trovava un acquirente per $ 4,85 milioni. Ovunque è equilibrio, ovunque è ritmo compassato – tirava in ballo il mare Jean-Paul Sartre, e l’alba, e il cielo, e anche un motivo jazz. Ovunque sono steli di metallo, lamiere, formano arbusti, molecole, una sorta di algida costellazione. Eppure ci fu un tempo – ed era il 1943 – in cui l’alluminio divenne introvabile, serviva in guerra, per produrre aeroplani. È allora che Alexander Calder ricorse al legno dipinto; come quello di due metri che da Christie’s New York, il 17 novembre, sfiderà il martello per $ 15-20 milioni.

«Un intricato e monumentale sistema di undici forme a mezz'aria, Painted Wood è un esempio singolare della maestria di Calder nel realizzare mobili sospesi in legno», rivela Ana Maria Celis, Christie's Head of Post-War and Contemporary Art Department. «Siamo lieti di presentarlo quest’autunno e non vediamo l'ora di vedere come reagiranno i collezionisti». Undici pesi sospesi, ma delicati come fiori. C’è la lezione di Miró, Brancusi, Tanguy in quei corpi che cadono, il rigore di Mondrian, l’eleganza esile di Giacometti, ma Calder li volge in mobiles, in astrazione tridimensionale. «Mi è sempre piaciuto l'intaglio del legno», diceva Calder, «ma queste erano ormai forme completamente astratte». Sarà l’origine delle sue Costellazioni. Dove il filo è una rete che imprigiona i corpi, o forse il legame che li accomuna.

Fu in quello stesso anno, il 1943, che Calder divenne l’artista più giovane a vedersi organizzare una retrospettiva dal MoMA, a New York. La curava John James Sweeney, con la collaborazione straordinaria di Marcel Duchamp, c’erano un centinaio di opere allora a incrociare lo sguardo del pubblico di Manhattan, lavori minuscoli, silhouettes monumentali. E si potevano toccare, sfiorare, fare ondeggiare, chiunque poteva interagire con quei pianeti in movimento negli spazi sulla 53ª strada. Anni più tardi, nella biografia Calder: the Conquest of Space, Jed Perl scriverà che quella mostra fu uno spartiacque – non solo per la carriera di Calder, ma per la storia dell’arte contemporanea. Lo sosteneva anche Calder, in una lettera ad Alfred Barr negli anni ’60: «Ho sempre pensato che qualunque sia stato il mio successo, sia stato in gran parte merito della mostra che ho tenuto al MoMA nel 1943».

Ebbene, Painted Wood c’era. Quel legno dipinto che ora transita da Christie’s con una stima monstre fino a $ 20 milioni era tra i protagonisti del grande debutto internazionale. Di lì a poco fu donato all'architetto brasiliano Henrique E. Mindlin, che ebbe un ruolo determinante sulla notorietà di Calder in Sud America. Ne sosteneva «l’umorismo», «l’instabilità», «il sottile e sfuggente lirismo delle sue forme che rivela la nostra disillusione nei confronti dell'ovvio e dell'esplicito». Poi un altro passaggio: negli anni ’90 lo acquisiva la collezionista Patricia Phelps de Cisneros, e lo custodirà fino al presente, più di tre decenni nella stessa blasonata collezione. Non è mai andato all’asta fino ad oggi, ça va sans dire. Intanto, nel mondo, il Whitney Museum of American Art ha inaugurato High Wire: Calder's Circus at 100 (18 ottobre 2025-9 marzo 2026), per il centenario del Cirque Calder. Mentre sui rostri il record dell’artista dorme sogni tranquilli dal 2014, quando Christie’s assegnava un Poisson volant del 1957 per $ 25,9 milioni. Si attende il verdetto di New York, adesso. Pesante, effimero, mai definitivo, come i mobiles di Calder.

 

 

 

 

 

Alexander Calder, Painted Wood, 1943. Christie's Images Ltd. 2025

Erica Roccella, 28 ottobre 2025 | © Riproduzione riservata

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