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Guglielmo Gigliotti
Leggi i suoi articoliÈ un gigante che celebra se stesso quello illustrato nella mostra «Giorgio de Chirico. Gioco e gioia della neometafisica», aperta fino al 6 aprile presso la Fondazione Molise Cultura, nel Palazzo Ex Gil. Il curatore, Lorenzo Canova (autore nel 2010 del libro Nelle ombre lucenti di De Chirico, DEd’A Edizioni), ha riunito 70 opere tra dipinti, disegni e grafiche, provenienti dalla collezione della Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, realizzate dal pittore (Vòlos, Grecia, 1888-Roma 1978) nel suo ultimo decennio di vita. Dell’artista che con gli enigmi della sua pittura metafisica ha ispirato il Surrealismo, il Realismo magico e la stessa concezione urbanistica del razionalismo italiano tra le due guerre, assurgendo a fondamento di tanta arte del secolo, si ha modo così di esplorare l’ultima stagione creativa, svolta all’insegna del recupero e della rivisitazione di temi e atmosfere di tutta una vita, ma con la leggerezza ludica e ironica di chi sa che, dopo aver dato tanto all’arte e alla cultura, può godersi con gioia la sua gloria. Piazze, manichini, archeologi, assemblaggi incongrui, statue e ruderi sono ancora intrise di mistero, ma ora chi le dipinge è un ottuagenario che vive nella sua casa di Piazza di Spagna (nella foto, l’artista ritratto nel suo studio), oggi Fondazione intitolata a lui e alla moglie, con la consapevolezza che le stesse vie in cui ama ancora passeggiare, tra il Caffè Greco e Piazza del Popolo, sono percorse da giovani artisti che, tra Pop art (Schifano, Angeli, Festa e altri) e sospensione atemporale di certo concettuale (De Dominicis, per esempio), guardano a lui con devozione.
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