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Lo chef Daniel Humm all'Eleven Madison Park con un'opera di Rashid Johnson, parte dell'installazione presente nel bar del ristorante

Courtesy Sotheby’s

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Lo chef Daniel Humm all'Eleven Madison Park con un'opera di Rashid Johnson, parte dell'installazione presente nel bar del ristorante

Courtesy Sotheby’s

Daniel Humm firma l’asta più intima di Sotheby’s

Lo chef tre stelle Michelin di Eleven Madison Park trasforma l’asta Contemporary Curated in un viaggio emozionale tra arte, memoria e sensibilità, scegliendo opere di Joan Mitchell, Alex Katz, Keith Haring e altri grandi nomi

Lavinia Trivulzio

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Cosa succede quando uno dei più grandi chef al mondo decide di curare un’asta d’arte? Se lo chef in questione è Daniel Humm, il risultato è tutto fuorché prevedibile. Lontano dall’estetica fredda del collezionismo da investimento, l’edizione di Contemporary Curated che Humm ha selezionato per Sotheby’s è una dichiarazione d’intenti: ogni opera scelta parla di una relazione, di un’affezione, di un momento vissuto. Non c’è nulla di impersonale o strategico; è come sfogliare un diario fatto di immagini, materia e luce. Humm, famoso per aver rivoluzionato l’alta cucina con il suo Eleven Madison Park, il primo ristorante plant-based a ottenere tre stelle Michelin, si muove con lo stesso rigore poetico anche nel mondo dell’arte. La selezione che ha composto per l’asta del 26 settembre a New York è un percorso emotivo attraverso artisti che lo ispirano e lo accompagnano nella vita di tutti i giorni.

L’opera di Keith Haring, ad esempio, lo colpisce per la sua forza diretta, quasi primitiva. Il dipinto, realizzato intorno al 1985, presenta una figura centrale marcata da una X rossa, un’immagine che si impone come un’icona, ma che allo stesso tempo suscita interrogativi. «Ti mette di fronte a te stesso», dice Humm. È un’opera che non lascia vie di fuga: con il suo stile immediato e la sua carica simbolica, Haring qui condensa temi come l’identità, la vulnerabilità, la resistenza. Ed è proprio in questa ambivalenza che Humm riconosce una delle qualità più rare nell’arte: la capacità di essere potente e fragile allo stesso tempo.
Completamente diversa, ma altrettanto toccante, è l’atmosfera rarefatta del grande dipinto di Alex Katz, «Night—William Dunas Dance Company». Quattro pannelli, sfondo blu profondo, una danzatrice che si muove silenziosa nello spazio. Katz, di solito associato a scene diurne e colori brillanti, qui lavora quasi al contrario, togliendo luce per far emergere l’intimità del gesto. Humm descrive l’opera come «mozzafiato» e si sofferma su un dettaglio rivelatore: la presenza fisica della ballerina, che si avverte quasi come se fosse reale. Non è una danza da osservare ma da sentire.

 

Keith Haring, «Untitled», circa 1985. Stima: 1.800.000 - 2 milioni di dollari. Courtesy Sotheby’s

Alex Katz, «Night—William Dunas Dance Company oil on canvas», 1979. Stima: 600mila - 800mila dollari. Courtesy Sotheby’s

C’è poi un piccolo quadro di Joan Mitchell che, a dispetto delle dimensioni, sprigiona un’energia travolgente. È un «Untitled» degli anni Settanta, giallo e verde, pieno di vita e movimento. Humm confessa che lo fa sorridere: è un’estate francese su tela, ma anche qualcosa di più profondo. Non è solo il ricordo di un paesaggio, ma una vibrazione emotiva. «È piccolo ma potente», dice, come a voler sottolineare che il valore di un’opera non si misura in centimetri, ma in intensità.

Il viaggio continua con «Bon entrain» di Jean Dubuffet, una composizione vivace e complessa, in cui collage, carta vetrata e pittura si intrecciano in un gioco visivo che somiglia molto al modo in cui funziona la nostra memoria. Dubuffet parte da un presupposto: ricordare non è mai lineare. Così, anche il suo quadro è una stratificazione di pensieri, immagini e intuizioni. Humm, che ama l’arte che stimola e disorienta, trova in questo lavoro una sorta di teatro della memoria dove tutto è presente allo stesso tempo.

Più silenziosa, ma non meno potente, è la presenza di Etel Adnan, con un raro arazzo realizzato tra il 1965 e il 1968. Il gesto di scegliere un’opera tessile è già, di per sé, una dichiarazione d’amore verso la materia e l'artigianato. L’arazzo, con le sue forme essenziali e i colori pieni, comunica senza parole. Humm racconta di aver scoperto Adnan anni fa al MoMA, e da allora non ha mai smesso di sentirsi toccato dal suo lavoro. 

Con «Navy and Sky With Corners», Sarah Crowner porta nella selezione una ventata di contemporaneità: grandi tele dipinte e cucite, astratte ma calde, geometriche ma personali. Humm le ama proprio per questo contrasto: ogni forma è chiara, netta, ma porta con sé la presenza della mano che l’ha realizzata. «Si ispira ad artisti che ammiravo da giovane, ma crea un linguaggio tutto suo. La mano dell’artista è presente in ogni pannello, dipinto con cura e cucito insieme in modo così bello», osserva. 

 

Jean Dubuffet, «Bon entrain», 1979. Stima: 300mila - 500mila dollari. Courtesy Sotheby’s

Sarah Crowner, «Navy and Sky With Corners», 2023. Sima: 70mila - 100mila dollari. Courtesy Sotheby’s

L’opera di Roni Horn, invece, è quasi invisibile a prima vista: una colonna di alluminio con inciso un verso di Emily Dickinson, «Luck is not chance». Sottile, verticale, quasi minimale, eppure Humm la considera una delle più potenti. Pensa che Horn sia una delle più grandi artiste viventi, capace di trasformare il linguaggio in scultura, e l’astrazione in significato. È un’opera da ascoltare più che da guardare. Ti parla piano, ma ti parla davvero.

Un disegno di Philip Guston chiude idealmente il cerchio. Ironico, simbolico, pieno di riferimenti personali e oggetti quotidiani, scarpe, lampadine, chiodi. Guston, che ha abbandonato l’astrazione per un linguaggio più diretto e narrativo, in questo lavoro dimostra come anche l’apparente semplicità possa racchiudere complessità enormi. È un’opera che sorride, ma che allo stesso tempo graffia. Humm, ancora una volta, sceglie non ciò che colpisce subito, ma ciò che resta. La sua selezione per Contemporary Curated più che un esercizio estetico pare una forma di narrazione, una raccolta di frammenti che, insieme, compongono un’immagine coerente e personale.

Roni Horn, «Key and Cue, No. 1350 (LUCK IS NOT CHANCE -)», 1996. Stima: 50mila-70mila dollari. Courtesy Sotheby‘s

Joan Mitchell, «Untitled», 1975-80. Stima: 400mila-600mila dollari. Courtesy Sotheby’s

Lavinia Trivulzio, 10 settembre 2025 | © Riproduzione riservata

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