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Nicoletta Biglietti
Leggi i suoi articoliTorna a Bruxelles uno degli appuntamenti più attesi dai collezionisti e dagli appassionati d’arte di tutta Europa. Dal 25 gennaio al 1° febbraio 2026, BRAFA Art Fair riapre nel quartiere fieristico della capitale belga con la formula che da oltre settant’anni la distingue: una fiera creata dagli antiquari, non da enti fieristici, e rimasta fedele all’autorevolezza dei professionisti. Un modello che la separa nettamente sia dagli eventi prodotti dalle grandi strutture fieristiche, sia dalle case d’asta, oggi tra i principali contendenti nella conquista dell’attenzione dei collezionisti.
La forza di BRAFA, oltre alla solidità del suo impianto storico, sta nel suo equilibrio: un mix calibrato tra antico e contemporaneo che ha conquistato negli anni un pubblico internazionale sempre più esigente. Pur mantenendo il baricentro sull’arte antica, la fiera intreccia opere moderne e contemporanee di livello museale, offrendo una lettura del mercato che guarda avanti senza rinunciare alle radici. È una miscela che qui trova la sua forma più compiuta, grazie alla competenza dei galleristi e alla selezione di opere con provenienze e qualità verificate con estrema cura.
Quasi 150 gallerie delineano un panorama ampio e rigoroso: pittura, scultura, design, arte non europea, gioielli, manoscritti, arazzi e arti decorative. Ogni edizione è un osservatorio privilegiato sulle tendenze del mercato, ma anche un luogo in cui la filiera dell’arte si riconosce e si confronta, forte della sicurezza che solo il lavoro degli specialisti può garantire.
Anche nella prossima edizione sarà significativa la presenza italiana, che imprime un accento particolare all’offerta. Ars Antiqua porta a Bruxelles il suo approccio accademico ai Maestri Antichi e un capriccio architettonico firmato da Viviano Codazzi e Jan Miel, mentre robertaebasta arricchisce la sezione design con un tavolino «Petalas» di Jorge Zalszupin, figura chiave del modernismo brasiliano. Tra le novità, la Galleria Carlucci presenta un importante armadio romano del XVIII secolo, rivestito in ebano e pietre dure policrome, un vero esempio di raffinatezza italiana settecentesca.
Accanto alla componente italiana, tornano i protagonisti internazionali. De Jonckheere, Colnaghi e Hartford Fine Art – Lampronti Gallery confermano nuovamente la loro presenza, insieme ai pilastri belgi come Jan Muller Antiques e la Galerie Lowet de Wotrenge, specializzata in pittura fiamminga e olandese dal XVI al XVIII secolo. Nuova nel roster, Arte-Fact Fine Art porta più di vent’anni di selezione di maestri antichi entrati in importanti collezioni pubbliche.
MassModernGallery. Courtesy BRAFA Art Fair.
I Paesi Bassi mantengono una posizione di forza con realtà storiche come Douwes Fine Art, attiva dal 1770, che presenta un interno di chiesa di Emanuel de Witte e un raro autoritratto di Rembrandt van Rijin; e Floris van Wanroij Fine Art, che espone un paesaggio invernale di Jan van Goyen.
Il 2026 segna anche un’attenzione particolare al design e alle arti decorative: dal modernismo brasiliano, con creazioni rare come il divano letto del 1963 di Zalszupin, ai pezzi pionieristici di Gustave Serrurier-Bovy, fino ai lampadari e ai mobili tra Settecento e Novecento. Tra le proposte più ricercate figurano la panca da biblioteca presentata alla Libre Esthétique del 1895 e numerosi arredi provenienti da collezioni storiche europee.
Sul versante contemporaneo, il livello resta altissimo. Almine Rech debutta con una selezione che attraversa epoche e linguaggi, da Picasso a Tom Wesselmann, fino a Heinz Mack, Johan Creten e una nuova scultura cinetica di Hans Op de Beeck. In fiera tornano anche nomi chiave della scena belga e internazionale come Greta Meert, Mulier Mulier e la Martos Gallery di New York, che porta opere di Keith Haring, figura iconica della scena newyorkese degli anni ’80.
Accanto alle opere, BRAFA propone ogni anno oggetti dal forte impatto visivo, pensati per sorprendere e «innescare conversazioni». La «Terre Bleue» di Yves Klein – presentata dalla Guy Pieters Gallery – spicca tra i lavori più emblematici: il celebre blu IKB avvolge una sfera che diventa riflessione, simbolo e immagine del nostro pianeta. Accanto, spiccano una «Lampe aux chrysanthèmes» di Maurice Dufrène, l’orologio neoclassico raffigurante Fetonte proposto da de Potter d’Indoye, una figura di Ptah-Sokar-Osiride presentata da Axel Vervoordt e una serie di opere che testimoniano l’abilità artigianale attraverso i secoli.
La 71ª edizione riunisce 147 gallerie provenienti da 17 paesi, con 19 nuovi espositori, 6 rientri e un allestimento rinnovato nel padiglione 8. Ospite d’onore sarà la Fondazione Re Baldovino, che celebra il suo 50° anniversario, portando alla fiera un ulteriore tassello di continuità tra conservazione del patrimonio e ricerca di nuove prospettive.
Ed è proprio questa capacità di unire storia, mercato e visioni contemporanee a rendere BRAFA un appuntamento unico. Una fiera in cui collezionisti, studiosi e galleristi ritrovano un terreno comune, costruito sulla competenza e sull’autenticità, e dove la sicurezza della professionalità continua a essere il vero valore aggiunto. Un luogo in cui antico e contemporaneo non si sfidano, ma dialogano. E, proprio per questo, continuano a convincere.
Keith Haring, «Untitled», 1981. Courtesy Martos Gallery e BRAFA Art Fair.
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