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Luca Scarlini
Leggi i suoi articoliCon la sobrietà non è possibile fare altrimenti: prendere o lasciare. C’è chi non si allontanerebbe mai dal più rigoroso tailleur Chanel 1922, dal taglio quasi giansenista e degno di sontuose sfilate pauperistico-chic a Port Royal, e altri che invece non rinuncerebbero per niente al mondo all’oro, all’argento, alle macchie del leopardo e alle strisce della zebra.
Manlio Brusatin parteggia decisamente per il primo gruppo e in questo libro, ben scritto e argomentato, ripercorre le vicende estetiche di questa attitudine (o virtù come preferisce segnalare nel titolo), a partire dalle argomentazioni del trattato Il discorso sulla vita sobria di Alvise Cornaro, che tanto irritava Nietzsche. Da qui, seguendo un percorso che tocca vari momenti importanti della cultura figurativa veneta, l’autore allarga la visione, trattando di flâneur e di Van Gogh. Il risultato è un moderno trattato sulla temperanza stilistica, che risuona con le discettazioni rinascimentali, risonando peraltro curiosamente per certi aspetti di catalogazione degli ambiti, con il diversissimo Sullo stile tardo di Edward Said, uscito qualche anno fa dal Saggiatore.
Lo stile sobrio. Breve storia di una utile virtù, di Manlio Brusatin, 236 pp., Marsilio, Venezia 2016, € 16,50

La copertina del volume
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