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Con Malevic l'avanguardia fa quadrato

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Ada Masoero

Giornalista e critico d’arte Leggi i suoi articoli

Nel 2015 cade il centenario del «Quadrato nero su fondo bianco» di Casimir Malevic, l’opera più radicale fra i molti dipinti delle avanguardie del primo Novecento. E al tempo stesso l’opera fondativa del Suprematismo, il movimento (lanciato nel 1915 con la mostra «0.10» di San Pietroburgo) di cui Malevic fu l’ideatore, il leader e il massimo interprete.

La GAMeC celebra l’anniversario realizzando, dal 2 ottobre al 17 gennaio (catalogo GAmm-Giunti) una mostra ricca di ben 70 opere di Malevic (Kiev 1878–Leningrado/San Pietroburgo 1935) e di lavori di suoi compagni di strada (come Natalia Goncarova, Lyubov Popova, Olga Rozanova e Ivan Puni), tutti militanti nel composito battaglione delle avanguardie russo-sovietiche. Curata da Eugenia Petrova, direttore del Museo di Stato Russo di San Pietroburgo, e Giacinto Di Pietrantonio, direttore della GAMeC, e coprodotta da GAMeC e GAmm-Giunti Arte mostre musei con il museo pietroburghese, la rassegna (che si apre in contemporanea con quella che nella Fondazione Beyeler di Basilea ricostruisce la mostra «0.10») comprende documenti e filmati d’epoca.

Per la prima volta presenta poi in Italia, la riedizione di «La Vittoria sul Sole», 1913, l’«opera totale» di musica, arte, poesia e teatro cui concorsero lo stesso Malevic (che per la scenografia concepì la prima idea del «Quadrato nero»), Michail Matjusin e Aleksej Krucenych, qui ricostruita su disegni originali (in mostra), musica, testi ritrovati e su rare foto d’epoca (andò in scena una sola volta).

Centrale nella nascita dell’astrazione, Malevic fu tuttavia un artista dalle molte facce: come tutti i protagonisti delle avanguardie storiche, si formò in seno al Simbolismo e proprio con la sua stagione simbolista si apre la mostra, che ne accosta le opere a quelle del più anziano Ilya Repin e di altri, per affrontare poi la strepitosa stagione degli anni Dieci, dal Manifesto del Primo Congresso Futurista, 1913, steso e firmato da Malevic con altri artisti, a «La Vittoria sul Sole», alle opere, sue e altrui, della corrente dell’«alogismo», con i loro accostamenti incongrui, come il suo «Mucca e violino». 

Entrano poi in scena il Suprematismo, con quei dipinti sconcertanti, del tutto astratti (con il «Quadrato rosso» del 1915 sono esposti «Quadrato nero», «Cerchio nero» e «Croce nera», tutti del 1923, eseguiti dai suoi collaboratori perché, come poi nel concettualismo, ciò che valeva era l’idea, non l’esecutore) e le opere legate al design e all’architettura dai famosi «Architektony» alle porcellane e ai progetti per tessuti e abiti «suprematisti». Fino ai lavori dell’età stalinista, quando Malevic dovrà tornare a una figurazione dapprima stilizzatissima, poi addirittura neo-rinascimentale, qui a confronto con opere coeve di artisti più ossequenti ai diktat del regime, come Aleksandr Deineka e Petrov-Vodkin.

Ada Masoero, 21 agosto 2015 | © Riproduzione riservata

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